I CAMPIONI FORMATO FAMIGLIA

GATTI&MISFATTI | 23/04/2018 | 07:11
Ormai quel singolare week-end è già lontano. Sembra già di un’altra epoca. Ma loro restano. Loro continuano. Quella volta, di sabato N­i­bali apre la stagione vera delle bici dominando a mo­do suo la Sanremo, il giorno dopo Dovizioso apre la stagione delle moto strapazzando tutti quanti in Qatar, persino Marquez in volata. Due arrivi mozzafiato, ad alta intensità cardiovascolare, ma per bellissima combinazione due epiloghi che portano a galla due persone parecchio simili, dal mio punto di vista. E l’occasione di sottoli­nearlo non me la voglio perdere per niente al mondo, anche a distanza di tempo. Perché vale sempre, per sempre.

È il momento dei bravi figli d’Italia, mi sono detto io quella volta. Per una strana congiunzione astrale, o magari no, prima Ni­bali e poi Dovizioso, in ca­sa mia Dovirtuoso. Ca­sual­mente, due campioni quasi in fotocopia, gemellati, della serie divisi alla nascita. Sono i ragazzi formato famiglia, della particolare pasta umana che si racconta co­me ideale per tutte le madri che devono sposare le figlie. Cam­pioni sottotraccia, campioni soft, oggi meglio detti campioni dell’understatement. Del genere che puoi arrivare in fondo a una festa senza accorgerti che c’erano pure loro.

Con il tono vagamente sprezzante dei nostri tempi, sono considerati campioni di normalità. Come se mancasse qualcosa. Come se la misura e la compostezza, con le loro tinte acquarello, fossero comunque un grave deficit di fascino mondano. È una storia che non finisce mai, antica co­me il mondo: alla continua ri­cerca dell’icona perfetta, de­nun­ciamo sempre una punta di chiara preferenza per il campione fuorinorma, vagamente ma­le­detto, a suon di creste in te­sta, ore piccole, dichiarazioni spinte e tanta simpatia, se è simpatia. Già nella preistoria: portiere freddo come Zoff o matto come Albertosi? Ten­ni­sta fantasia alla McEnroe o mar­tello indefesso alla Fe­de­rer? In politica, pure: Gentiloni o Renzi? Maroni o Salvini? Di Maio o Grillo?

Dopo tutto, è l’eterno confronto tra estroverso e introverso. Mor­ti­fi­cando con il non detto la persona qualunque dai toni smussati. Che poi, se i Nibali e i Do­vi­zioso fossero davvero così gri­gi e così piatti, quando mai s’inventerebbero quel Poggio da vertigine e quei sorpassi da sincope. E comunque: se proprio vogliamo dirla tutta, in questa epopea di uffici marketing strapagati per costruire il personaggio, dosando in laboratorio cosa, quanto e quando di­re, alla fine i veri eccentrici so­no i Dovirtuoso e i Nibali, ge­nuini quanto basta, piaccia o no comunque veri.

Dovremmo ficcarcelo in testa, prima o poi: non esistono so­lo i format Valentino Ros­si e SuperMario Cipol­lini. Esiste anche un altro modo di essere campioni. Che do­po tutto è un altro modo di essere uomini. Som­messo, tranquillo, quieto. Nella vacuità della so­cietà fluida, dove tutto è superficie, apparenza, immagine, qualche volta torna a gal­la la semplice sostanza. Nibali e Dovir­tuoso, i nostri imprendi­bili e misurati figli d’Italia, sventolano insieme dal loro podio una verità ma­gari un po’ vintage, or­mai puro mo­der­nariato, ma mai veramen­te superata: nel­la vita, oltre a essere qualcuno, non è male essere soprattutto qualcosa.

Cristiano Gatti, da tuttoBICI di aprile
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COMMENTI
Per avvicinare qualche giovane in più
23 aprile 2018 14:22 Introzzi
Molto d' accordo con Cristiano, ma per far avvicinare qualche giovane in più a questo bellissimo sport ci vuole il personaggio e purtroppo gli ultimi due sono stati Mario Cipollini e Marco Pantani.

Non sono d\'accordo
23 aprile 2018 16:12 Achillebro
Nibali è sicuramente un campione educato e rispettoso ma quando deve parlare la lingua tagliente ce l\'ha, in gara è sempre generoso e attacca spesso donando grande spettacolo... Se per campione dell\'understatement si intende che non è campione di spocchia sono d\'accordo, ma Nibali è molto più emozionante che un martellante ed altero Federer e fa battere forte il cuore dei tifosi.

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