«Durissima e caldissima. Gli australiani hanno detto che in salita sono fortissimi. Sull'ultima ascesa siamo rimasti in 6, ci siamo dati cambi regolari e siamo filati a tutta. In pianura andavamo a 50-60 all'ora, nessuno si è risparmiato. Devo ringraziare la squadra, i miei compagni sono stati presenti nelle fughe precedenti e mi hanno permesso di stare al coperto».
«Non mi aspettavo che Powless perdesse oltre un minuto e mezzo, ma non siamo neanche a metà Giro perciò può succedere ancora di tutto. Tra gli uomini arrivati davanti sono tutti temibili. In volata non pensavo ce l'avrei mai fatta a vincere, non ci ero mai riuscito prima, forse ero quello con più forze dopo una giornata davvero faticosa».
«Per avere la bici gratis. In una brutta caduta avevo distrutto l'unica bici che avevo, una da passeggio, così quando il mio primo allenatore si è presentato a scuola dicendo che chi voleva provare avrebbe avuto in prestito una bici da corsa non ci ho pensato mezzo secondo. Avevo 11 anni».
Da tre stagioni ti sei trasferito in Italia.
«Sì, ho corso un anno alla Palazzago e da due sono alla Colpack. Del vostro paese mi piace tutto, in particolare il cibo e le montagne. A Bergamo ci sono salite come Selvino e Roncola, in Ucraina ci sogniamo scalate di oltre 10 km».
«No, non ancora. Mi piacerebbe emulare Jaroslav Popovych, corridore ucraino fortissimo. Di stranieri ammiro molto Dumoulin, che al Giro ha regalato grande spettacolo, e Chris Froome sia come atleta che come persona. Voglio arrivare al professionismo. Il mio desiderio è costruirmi una buona carriera e vincere un grande giro di tre settimane».
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