Caro direttore,
mi sembra doveroso tornare su una questione che già nel numero scorso tuttoBICI ha giustamente rilevato nel «Borsino». Mi riferisco alla - come definirla? - simpatica decisione dell’Associazione corridori, cioè del gruppo, cioè dei Pantani, dei Cipollini, dei Nardello, dei Di Luca, dei Savoldelli e dei Coppolillo, di istituire la prestigiosa «Tessera Gold», una specie di alta onorificenza ai meriti ciclistici, e di attribuire solennemente la numero uno a Paolo Brosio. Memorabile e struggente la motivazione: «In occasione del Giro d’Italia si è sottoposto alla fatica di tanti chilometri percorsi in bicicletta». Mi sembra bellissimo. Sarebbe perfetto se pensassero una volta anche al popolo italiano, che si sottopone alla fatica di pagare e di sopportare Paolo Brosio. Ma forse questo è un altro discorso.
L’idea di istituire uno strumento simbolico per dire grazie ai personaggi extraciclistici non è di per sè malvagia. Tutt’altro. È intelligente, nobile e romantico istituire una grande famiglia, o un club scelto, dove tanta bella gente si ritrovi e si riconosca, intorno alla poesia e alla passione per la bicicletta. Detto questo, mi pare però che l’Associazione corridori precipiti subito nel ridicolo già alla prima mossa, la più importante. Ma certo, diamo la tessera numero uno a Paolo Brosio. E chi, meglio di lui, personifica lo svaccamento e la banalità di questi tempi, segnati dal totale ed entusiastico asservimento di nobili ideali sotto le volgari leggi dello spettacolo e del mercato. E come no, Paolo Brosio è il nostro simbolo, la nostra bandiera, il nostro carisma. Ma certo, Paolo Brosio lavora in televisione, l’unica cosa che davvero interessi a questo ambiente povero di fantasia, di cultura e di slanci ideali, a questo ambiente sempre più compiaciuto di farsi rappresentare da acrobati, nani e ballerine. E pensare che qualcuno di noi era convinto di un’altra cosa: e cioè che il ciclismo fosse un mondo ammirato e rispettato da tutti, persino dagli altri sport sempre così invidiosi, proprio per la sua sobrietà, la sua serietà, la sua semplicità. Dev’essere un tragico errore di calcolo: il ciclismo s’è modernizzato, adesso paga fior di ricercatori per creare nuovi legami e nuovi accessi nel bel mondo della comunicazione. La stessa Associazione corridori sta studiando da tempo i modi per avere più spazio e più considerazione sui media. Devono aver deciso che Brosio rappresenti il biglietto da visita più autorevole.
Spreco tutto questo spazio di una prestigiosa rivista non tanto per Brosio, che andrebbe liquidato con una virgola, ma perché il gesto dell’Associazione è molto allarmante: è il chiaro segno di come il costume e la mentalità di questo ambiente, il più bello dello sport mondiale, rischino seriamente di precipitare nella volgarità. Vogliamo aprire le finestre sulla «società civile», diciamo pure para-ciclistica? Io non sono nè uno specialista in pubbliche relazioni (anche se non mi vergogno di dire che ho una laurea in marketing: solo per precisare che proprio profano del ramo non sono, e mi scuso per la citazione), nè tanto meno sono un genio. Però, dovendo sparare sui due piedi qualche nome valido per la «Tessera Gold numero uno», mai e poi mai avrei pensato al giullare di Stato. Il primo nome che per carisma, prestigio e anche militanza in sella (vera, autentica, sincera: non a pagamento) mi viene in mente è quello di Romano Prodi: non perde mai occasione di promuovere questo sport nelle sedi più alte e riverite. Non appena riesce, si presenta pure ai vertici politici in divisa e bicicletta: questo per dire. Ma vogliamo pure scartare Prodi perché la politica «è meglio lasciarla fuori?». Va bene, cambiamo. Andiamo pure nel mondo dello spettacolo, che può catturare anche i giovani. Perché non Jovanotti, uno che si «sottopone al sacrificio di sopportare la fatica di tanti chilometri», come direbbe l’Assocorridori, correndo le gran fondo, su e giù per montagne, in mezzo a cicloamatori fanatici e simpatiche famigliole in gita? Non va bene neppure lui? Che dire: restiamo nel mondo dello sport. Perché non Guidolin, che in bici ci sta tutti i giorni per ore, e che soprattutto promuove davvero la cultura ciclistica usandola sempre come termine di paragone positivo nelle sue interviste sul pallone?
Non voglio sfiancare il mondo con un lungo elenco. Mi limito a rilevare che la Tessera Gold sarebbe un ottimo strumento per creare lustro e autorevolezza, mentre è già morta e sepolta sotto una frana di grottesco. Un peccato. E dire che il presidente dell’Associazione corridori, l’avvocato Ingrillì, mi sembrava una persona saggia, intelligente e di alto profilo. Pazienza, succede di sbagliarsi sulle persone. Evidentemente è anch’egli vittima della sindrome televisiva, convinto che buttare tutto in farsetta sia una grande promozione di valori. Se questa è la linea, mi permetto soltanto una nomination per la Tessera Gold numero due. Dico Mago Zurlì: l’hanno visto portare sul canotto i cantanti dello Zecchino d’oro.
Cristiano Gatti, bergamasco inviato de “Il Giornale”
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