Editoriale
LOBBY. Il mondo corre veloce, pure troppo, ma soprattutto si amplia, si aggrega, si associa, si apre alle liberalizzazioni: basta steccati. Basta caste. Basta con i confini e i confinati. Apriamoci al mondo. L’Uci, in verità, lo sta facendo già da un po’ e in questo numero di tuttoBICI, Mario Zorzoli illustra i risultati di dieci anni di lavoro. Il mondo si apre, la Federazione Ciclistica Italiana si chiude. Diciamo pure si arrocca, chiudendosi ad una modernità solo apparente, che sa solo di lobby.
A cosa mi riferisco?Alla nuova idea che potrebbe essere varata o forse nel momento in cui questo giornale sarà tra le vostre mani o sul vostro tablet, potrebbe essere già diventata operativa. È un’idea del Centro Studi della Federciclismo, che ormai tutto muove e tutto dispone: ma anche indispone. L’idea è quella di creare una nuova figura del ciclismo - che nella sostanza c’è già da tempo -, con tanto di diploma, attestato e master: e fin qui non ci sarebbe nulla di male. Anzi. Il problema sorge quando si comprende che allenatori possono diventarlo per legge (quella della Federciclismo) solo e soltanto i membri di una parte eletta della popolazione. Una nuova figura, quella dell’allenatore, che potrà operare dai giovanissimi ai professionisti, solo però se si è laureati in Scienze Motorie, solo se si sarà conseguito i tre livelli da direttore sportivo e se si sarà affrontato un corso di 50/150 ore organizzato con la Scuola dello Sport del CONI. «E’ una specializzazione...», fanno sapere, che prevede di “diplomare” non più di dieci allievi l’anno da collocare sul mercato del lavoro. Finiscono asserendo che tale decisione darà finalmente dignità al lavoro del “preparatore-allenatore”.
Sia ben chiaro: per andare a ricoprire certi ruoli, certi incarichi, è necessario avere determinati requisiti. Che però i soli eletti siano i laureati in Scienze Motorie non mi sembra cosa buona e giusta. Solo loro. Nessun altro titolo è sufficiente. Ci sembra una decisione “corporativa”. In Italia nessuna norma giuridica ordinaria o di tipo sportivo regola le caratteristiche e i titoli che deve possedere colui che voglia allenare. Peraltro la FCI stessa ha sfornato in questi ultimi anni un buon numero di Direttori Sportivi che hanno frequentato con profitto tutti i livelli dei corsi indetti dal Centro Studi e, sempre con tali corsi, sono state ratificate in questi ultimi anni anche diverse figure di Preparatori. Per loro in passato nessun filtro d’ingresso. Che fine faranno? Ci sarà spazio solo per i laureati in Scienze Motorie? Come Fabrizio Tacchino, tra i grandi promotori di questa bella trovata appunto e con il benestare dell’immancabile Daniela Isetti del Centro Studi che tutto muove e tutto crea, che ha il grande merito, ancora una volta, d’aver fatto breccia nei convincimenti del presidente Renato Di Rocco, che ultimamente non si fa mancare nulla.
Di questo passo, in futuro, per fare i direttori sportivi potremmo chiedere solo la laurea alla Bocconi o alla Normale di Pisa, mentre per fare il Team Manager sarà necessaria solo quella conseguita ad Oxford. A noi piace pensare che possano continuare a fare il loro onesto lavoro tutte le persone capaci e preparate, che abbiano seguito corsi e conseguito diplomi di specializzazione richiesti. Siamo per la selezione e la qualificazione, ma non per le “lobby”.
Vi porto qualche esempio. Un medico che vuole diventare preparatore-allenatore, non può farlo. Alle spalle generalmente ha un corso di specializzazione in medicina dello sport (quattro anni prima, ora cinque). A questo ci sia arriva solo dopo una laurea in Medicina di sei anni. Per ogni anno, di quei quattro o cinque anni, c’è un corso di teoria e programmazione dell’allenamento: da frequentare obbligatoriamente e da superare con un esame annuale. La specializzazione in medicina dello sport è riconosciuta dalla CEE. Perché un medico non può diventare allenatore-preparatore? E ancora: prendiamo Dario Cioni. Oggi è un ex professionista con alle spalle dodici anni di onesta carriera su due ruote nella massima serie. Nel cassetto ha anche una laurea breve in marketing sportivo e se volesse fare i corsi di tre livelli da direttore sportivo e poi seguire il corso della scuola dello sport, chi può impedirglielo? A quanto pare, stando così le cose, Daniela Isetti, Fabrizio Tacchino e Renato Di Rocco. Che ringraziamo sentitamente a nome di tutti: laureati in Scienze Motorie esclusi.

TWEET UNO. È la modernità, è la chiave di volta per riportare i giovani al ciclismo. E’ da quest’inverno che gli organizzatori del Giro stanno cinguettando sul noto social per attirare, come le Sirene Ulisse, i giovani al ciclismo. Tanti cinguettii, poi alla Tirreno e alla Sanremo abbiamo udito il profumo di primavera, e il silenzio assordante di strade poco frequentate: giovani al momento ancora niente. Anziani con nipotini al seguito, in mezzo a tutta questa modernità, tra cinguittii e slang in inglese, corriamo il serio rischio di perderli. Pronti a rimangiarci tutto al Giro. Pronti ad applaudire gli organizzatori in rosa, ma visti i primi risultati vi mando un personalissimo tweet: è dura! It’s tough!

TWEET DUE. È la modernità, è la chiave per risolvere tutti i problemi: basta un tweet e il gioco è fatto. E’ proprio un bel giochino, anche noi cinguettiamo da qualche mese, anche noi siamo nel giro, anche noi siamo molto wow, cool e new. Il più grande però è Bauke Mollema, olandese di Groeningen, classe ’86, pro da cinque anni, con quattro vittorie all’attivo. Anche lui è su twitter: non segue nessuno e fino al 21 marzo non ha fatto un solo tweet. In compenso è seguito da 5.731 follower (seguaci) che seguono un corridore che non dice assolutamente niente. Eppure il “caso Mollema” qualcosa dovrebbe insegnare… Vi rimando un altro personalissimo tweet: siamo alla perversione. Close to perversion.

Pier Augusto Stagi
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Contro un ostico Laurens Sweeck, il campione del mondo non ha avuto vita facile, ma ha comunque prevalso con un'azione in solitaria iniziata al primo dei sette giri. Così Mathieu Van Der Poel firma la quarta vittoria su quattro gare...


Per raccontarvi un po' chi è stato Gian Paolo Ormezzano vi proponiamo questa lunga intervista che aveva concesso a Nino Materi de Il Giornale, pubblicata il 14 giugno 2022. Non c'è tutto, ma c'è tanto del nostro GPO.La sfida a...


Gian Paolo Ormezzano non c'è più. Ha posato la penna ed volato via. Aveva 89 anni e per una vita intera ha raccontato il mondo dello sport e il mondo attraverso lo sport, conservando sempre un posto speciale nel suo...


Doppietta belga all'Azencross di Loenhout per donne elite che si è corsa in Belgio. Ha vinto Marion Norbert Riberolle, della Crelan Corendon, davanti alla connazionale e compagna di squadra Sanne Cant campionessa nazionale in carica. Terzo posto per a emregente...


Singolare: dall’aria che tira, sembra più infuocata la campagna elettorale per diventare ct della nazionale che quella per di­ventare presidente federale. E dire che prima di qualunque discorso sul Ct sarà fondamentale e decisivo avere il nuovo presidente, è elementare....


Mathieu van der Poel ha conquistato ieri la sua terza vittoria consecutiva: dopo la sabbia di Mol, ha fatto sua anche la corsa nel fango di Gavere. Sul podio insieme al campione del mondo sono saliti Michael Vanthourenhout, che ha...


In occasione della presentazione ufficiale della Fenix Deceuninck formato 2025, con annesso disvelamento della "quadruplice" maglia by Alé, l'amministratrice delegata della decennale azienda veronese ci ha parlato di passato, presente e futuro della propria avventura nel ciclismo sia maschile che...


Ottimo secondo posto di Patrik Pezzo Rosola in Belgio. Il figlio d'arte chiude l'Azencross di Loenhout, valido per la Challenge Exact Cross, alle spalle del ceko Krystof Bazant che precede il giovane italiano di soli 5". Vompleta il podio la...


Gli amici di Velò, storica trasmissione di TvSei dedicata al ciclismo, ci hanno fatto un regalo e nella serata di Santo Stefano hanno confezionato una speciale puntata natalizia.Insieme all'ideatore della trasmissione Luciano Rabottini e al padrone di casa Jacopo Forcella, in studio...


Si è spento ieri, giorno di Santo Stefano, Sergio Coppi, fratello del più noto Piero, deceduto già qualche anno fa... Entrambi cugini primi del Campionissimo e di Serse. Salutiamo un amico che, pur vedendo quasi nulla con gli occhi, percepiva...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024