IDEA GENIALE. Ho avuto un’idea geniale, assolutamente rivoluzionaria, da suggerire al presidente Renato Di Rocco: per combattere il doping nelle categorie giovanili è necessario effettuare dei controlli antidoping sangue-urina ai primi tre classificati. Almeno nelle corse più importanti del calendario. Non male, no? Ci ho pensato a lungo, ma alla fine sono arrivato alla conclusione che questa è l’unica strada percorribile. Come dite? Ho scoperto l’acqua calda. E allora come mai un corridore under 23 disputa mediamente settanta corse in un anno e viene sottoposto a controlli solo tre/quattro volte? Credetemi, se si facessero davvero i controlli antidoping sarebbe già di per sé una rivoluzione.
NO AGO. Sembra di essere tornati bambini, quando le nostre mamme ci rincorrevano con la siringa in mano e noi squassati dall’influenza correvamo per casa al grido di «no ago» che al solo pensiero ci provocava effetti emetici. Questa volta il grido è stato lanciato forte e chiaro da Pat McQuaid, il numero uno del ciclismo mondiale, il signore che tutto pensa e decide, senza riflettere sulle reali conseguenze delle sue azioni. Operazione «no ago», si chiama. L’Uci ha illustrato il progetto alla vigilia della Parigi-Nizza, rendendo edotti i medici sociali di tutte le squadre che, a breve, quasi tutte le iniezioni saranno vietate, comprese quelle di prodotti leciti. La volontà dell’UCI è quella di combattere la «cultura della siringa» che punta sulle iniezioni anche per fornire all’atleta semplici vitamine e disintossicanti. «Ci ricordiamo tutti il clamore che suscita il ritrovamento di siringhe nelle camere d’albergo dei ciclisti e questo nuoce enormemente all’immagine del nostro sport» ha precisato Pat McQuaid. Ma non era sufficiente invitare tutte le squadre ad essere più accorte ed educate? E come sempre, quello che ci preoccupa è l’applicazione. Siccome si tratta di regolamento sanitario e non di norme antidoping, quali saranno le sanzioni per i trasgressori? E soprattutto come saranno scovati: con le intercettazioni? Con le videocamere? Scannerizzando ogni mattina a campione l’epidermide dei corridori alla ricerca di puntini sospetti? Sulla carta, dovremo attendere poco, visto che l’UCI ha intenzione di applicare questa regola già a cominciare dal prossimo Giro d’Italia. Il pericolo però è sempre lo stesso: finire sulle prime pagine dei giornali per delle sciocchezze. La confusione già regna sovrana e questa nuova campagna temiamo che ne crei dell’altra. Trovare del buon senso nel nostro ambiente ormai è sempre più difficile: come scovare un ago in un pagliaio.
GRAZIE. Una sentenza storica, per il ciclismo tutto. Ai primi di marzo la Commissione Disciplinare Federale Nazionale della Federciclismo è stata chiamata ad esprimersi sul deferimento della società A.S.D. Montemurlo Empolese Vangi. E per la prima volta in Italia è stata sanzionata la semplice “medicalizzazione” degli atleti, anche se mediante farmaci assolutamente leciti. Il procedimento è stato attivato dal Procuratore Federale Gianluca Santilli, sulla base delle dichiarazioni emerse a margine del noto “caso Bani”, l’atleta trovato positivo, che successivamente ebbe la forza di denunciare le improprie pratiche mediche eseguite indistintamente a tutti gli atleti dalla Montemurlo Empolese Vangi. Una perizia tecnica, chiesta dalla Commissione, ha appurato che le pratiche mediche attuate da questo team in via preventiva ad atleti minorenni erano configurabili come violazione dei principi di lealtà sportiva previsti dall’art. 1 del Regolamento di Giustizia e Disciplina federale e così, dopo oltre quattro ore di dibattimento e due ore di camera di consiglio si è arrivati alla sentenza esemplare: 60 giorni di sospensione per la Società; 24, 18 e 15 mesi di squalifica rispettivamente al dott. Antonio Stinchetti (medico sociale), al sig. Cristiano Viciani (direttore sportivo) e al sig. Giancarlo Benvenuti (dirigente).
Tutti contenti fuorché i sanzionati. Tutti contenti ad incominciare dal presidente della Federciclismo Renato Di Rocco che ha parlato giustamente di sentenza storica, ma noi ci ricordiamo perfettamente - quando il caso Bani scoppiò - cosa ebbe modo di dire a più riprese, in modo particolare sull’uso “strumentale” di Ivano Fanini, che il «caso Bani» ebbe il coraggio di far deflagrare e supportare fino alla fine. Oggi siamo arrivati alla storica sentenza, da cui escono da giganti la Commissione Disciplinare della Federciclismo ma, che vi piaccia o no, anche Ivano Fanini. Lo so, scusarsi con Fanini costa quanto a Fonzie farlo con il suo miglior amico Rickie, ma anche Di Rocco potrebbe fare qualcosa di storico. Se non proprio scusarsi, dirgli perlomeno grazie.
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