Ci sono, ad ogni Lombardia, valori che ci lasciano.
Mai, forse, come in questa stagione 2007 che con il congedo drammatico di Taccone ha visto spegnersi per sempre - e non nel tempo relativo dello sport - una immagine così palpitante, così espressiva del ciclismo (mai) passato quale era il corridore di Avezzano.
Il Lombardia è un saluto, un rituale a fine stagione : e quando non c’è la possibilità di dettare l’arrivederci ad una nuova primavera, sia quantomeno quella ciclistica, il suo traguardo - al di là della vittoria di giornata - è particolarmente malinconico. Il Lombardia li porta via, i nomi familiari, vicini o meno, abbiano o no preso la partenza al mattino del sabato.
Pensiamo a Boogerd, innanzitutto, ad Aggiano, a Guerini, a Van Petegem, a Baguet, a Marechal, a Rubiera, a Vasseur, a McPartland.... E non chiedeteci perché, in questi momenti, non ce ne frega nulla - NULLA - dei ciclisti che dalle corse, si chiamino pure Di Luca o Vinokurov, resteranno lontani per motivi di doping e/o affini.
Chiedeteci semmai, ci vorrebbe una rubrica a parte, a quanti ciclisti veri del passato abbiano scelto proprio il Lombardia, per un commiato, convinti loro per primi che fosse l’atto più nobile, la migliore qualità di sipario: ci vengono in mente Contini e Bugno, forse Saronni, forse Panizza, e chissà perché un olandese, Lubberding. Ultimo, per esigenza di solitudine, nel suo ultimo Lombardia.
E ci sono, ad ogni Lombardia, ancora e specialmente, desideri di un ciclismo che continui. Quello su strada, intendiamo: provare a distillare il buongiorno dell’inverno, come una volta, fino agli inizi di novembre...
Se il Lombardia è il buon caffè nero bollente di una cena finita, ad autunno che avanza, resta ancor più benedetto quel Vin Santo, o quell’elisir, di una estrema corsa speciale, di taglio differente, posta a sua epigrafe. Resta indimenticato, negli almanacchi, quel Trofeo Angelo Baracchi, la cronometro di coppia che a suo tempo, nel ’49, aveva preso il posto lasciato dal remoto Giro della Provincia di Milano a coppie, e che dal 390, da Rolf Golz e Tom Cordes, non c’è più. E se il Lombardia è la corsa dei valori che lasciano, resta ancora più leggiadra l’idea di un recital ulteriore, in calce: un saggio particolare, a cielo aperto, quale appunto si configura una cronometro di coppia, delizia per l’appassionato. Non ha i connotati del Trofeo Baracchi, ma merita il benvenuto di tutti - UCI, Federazione, Organizzatori, media - quel Trofeo Lella Mentasti che a Borgomanero, città natale di un passista elegante come Pasquale Fornara, si sta avviando a ricostituire alacremente, da tre anni in qua, questa idea.
Da Gontchar-Popovych a Basso-Peron e Sacchi-Velo, un curriculum più che discreto, fino a Kreuziger-Nibali, vincitori domenica 21 ottobre.
Dopo il Lombardia, scrive la parola fine, la storia di un anno. E che finisca con l’emozione di una cronometro di coppia, ci sembra il modo emblematicamente più dolce. Con una proposta, in coda. Trovare una data fissa, cardinale. Che si ricordi, in calendario. La buttiamo lì, ripensando all’ultimo successo ottenuto da Fausto Coppi, in coppia con Ercole Baldini, proprio al “Baracchi” di cinquant’anni fa... Era il 4 novembre. E resti dunque il 4 novembre, giorno della Vittoria - e festa a scuola, come si diceva una volta -, per gli anni che verranno.
Gian Paolo Porreca, napoletano,
docente universitario di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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