| 30/12/2006 | 00:00 ALFREDO Martini legge la classifica che fa discutere e s’appresta a portar subito correzioni importanti. E’ il personaggio giusto per esprimere certi giudizi e sollecitare altri commenti, magari anche soltanto per gioco e per parlare dell’appassionante sport della bicicletta in attesa d’una stagione come il 2007, ricca di spunti e di attese. Compirà 86 anni nel prossimo febbraio, l’Alfredone. Correva con Coppi e Bartali negli anni 40 e 50. Come direttore sportivo ha portato al successo al Giro d’Italia addirittura uno svedese, Gosta Pettersson. Come ct ha vinto il mondiale con Moser, Saronni, Argentin, Fondriest e due volte Bugno. In un ventennio splendido. Martini possiede arguzia e lucidità eccellenti. Ed attacca: « Nel ciclismo conta la grandezza del campione, conta l’impresa che sa compiere. Una classifica dei corridori di tutti i tempi la si può fare più che altro per gioco. Certo chi l’ha stilata merita un grande plauso per il lavoro certosino compiuto. Ma non può non far sorridere il veder Coppi alle spalle di Kelly e Zoetemelk. Il grande Fausto è stato un personaggio straordinario, inimitabile. Quante storie ho vissuto al suo fianco, un’epoca bellissima, momenti indimenticabili » . Martini consiglia: « Bisognerebbe prendere in esame i differenti periodi, tener conto dello stato delle strade, delle biciclete, delle squadre. Magari un campione come Bottecchia, che vinse due Tour de France consecutivi dominando la scena, a metà degli anni venti, oggi sarebbe meno bravo in un ciclismo che non è più soltanto una prova di forza. E’ un esempio. E poi sul piano della resistenza fisica Bartali sarebbe il primo in assoluto. Era straordinario. Come l’amico Fiorenzo Magni, in testa a tutti sul piano del coraggio e del carattere » . Proviamo un po’ per gioco a citare i primi dieci di una ipotetica classifica dei campioni di tutti i tempi: « Merckx è stato il più forte, è indubbio, al di là della grandezza di Coppi. Eddy per un decennio non ha concesso che le briciole ai rivali. Non perdeva mai, una serie impressionante di vittorie su ogni terreno. Tutti i giorni in trincea, a combattere, a primeggiare. A Coppi bastavano due tappe per aggiudicarsi un Giro d’Italia. Dietro ai due metterei Binda, classe e potenza, grande signorilità, pur tenendo conto che si trattava di un altro mondo, di un altro ciclismo » . E Bartali? « Sì, poi viene Ginettaccio, il quale chissà quanto avrebbe vinto senza la guerra. E già prima della guerra, nel ’ 38 avrebbe potuto vincere Giro e Tour, ma non vollero iscriverlo al Giro. Al quinto posto starebbe bene Hinault, straordinario su tutti i terreni, dalle crono al pavè, alle montagne, l’ultimo a trionfare alla Roubaix ed al Tour, nelle classiche e nelle corse a tappe. Poi direi Gimondi, che ha vinto tutto. E quasi alla pari con Felice, piazzerei il grande amico mio, Fiorenzo Magni, che nell’epoca di Coppi e Bartali ha trionfato per ben tre volte al Giro d’Italia. Contro quei campioni. E poi magari Moser, anche se non ha vinto il Tour, ma ha cambiato il ciclismo col record dell’ora messicano. Poi Indurain e Armstrong, ma Indurain davanti ad Armstrong. Senza dimenticare un personaggio come Saronni. Però, ripeto, prendiamolo come un gioco, niente più, perchè è impossibile paragonare personaggi che hanno vissuto in epoche completamente differenti fra loro » .
(da Tuttosport del 30 dicembre 2006 a firma Beppe Conti)
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