In una giornata di esaltazione nazionale, bisogna partire dallo sconfitto. Spesso, gli sconfitti rendono ancora più belle certe celebrazioni. Quel ragazzino colombiano che non perde il sorriso nemmeno nella giornata più nera è una lezione spettacolare, almeno quanto l’attacco di Nibali. Il suo volto e le sue parole sono l’essenza della saggezza antica: «Io sono felice, sì, perché se tre anni fa, dopo l’incidente, mi avessero detto che sarei finito sul podio del Giro, nemmeno ci avrei creduto. Invece sono qui. Ho perso? Oggi Nibali era più forte. Questa è la vita. Ma è solo una corsa, non è la cosa più importante…».
Il maestro Chaves, un metro e mezzo di esempio per tutti, insegna a perdere e rende onore al vincitore. Questo modello dovrebbe subito finire incorniciato e appeso nelle scuole di ciclismo, nelle scuole di calcio, nelle scuole. Così come dovrebbe andare mille volte in onda l’abbraccio di Nibali, subito dopo il trionfo, proprio al papà e la mamma del grande battuto. Dimostra che anche il vincitore ha un’anima giusta: è appena uscito dal tunnel nero, sa cosa significano certe bancate, non fatica ad immedesimarsi, e allora eccolo concedere subito la solidarietà e l’affetto a una famiglia, a una famiglia costretta in lacrime dal suo giorno più grande.
E adesso il pensiero corre doverosamente ai signori schizzinosi, che dopo ogni vittoria di Nibali sono sempre riusciti a trovare qualche buon motivo per sminuire, raffreddare, smontare. Serve altro, signori miei? Caso mai qualcuno avesse perso il conto, siamo a un Tour, una Vuelta, due Giri. Più vari podi che non è nemmeno il caso di aggiungere. Per troppo tempo avete rotto l’anima con questa storia delle vittorie troppo facili. Ecco servita anche quella difficile, difficilissima. Così i conti tornano. C’è proprio tutto, nella biografia del campione.
Se proprio non ce la fate, mi lascio andare io: Nibali è ufficialmente il campione del terzo millennio. Il primo, sperando che in futuro ne arrivino altri del suo livello. A noi contemporanei è toccato questo. Grossa fortuna. Godiamocelo. E già che ci sono, vorrei ricordare: Nibali arriva a questi livelli, a 31 anni, senza mai un solo problema di doping. Senza una sola ombra. Per il ciclismo, condannato sempre a dare spiegazioni che altri sport nemmeno si sognano di dare, è una giornata serena, di un celeste sublime. Un sabato italiano bello come un’eterna domenica.
"Resta sacrosanto che KruissssssssssK stia vincendo un Giro in discesa. Senza grattacapi, senza avversari. Vogliamo dirla tutta? Vince il meno peggio."
Sig. Gatti lo pensa ancora che vince il meno peggio? A me sembra che alla fine abbia vinto il migliore.
28 maggio 2016 19:30foxmulder
Bel pezzo
Confuso e felice
28 maggio 2016 20:17maurop
A una penna felice come quella di Cristiano Gatti si perdona anche una lieve ma costante confusione di idee che lo ha afflitto per tutto questo Giro. Senza rileggere gli interventi dei giorni scorsi, che dire soltanto del Nibali separato in casa all\'Astana, dopo quello che la squadra ha fatto negli ultimi due giorni, e di questo Giro definito uno dei più brutti di tutti i tempi, quando invece agonisticamente è riuscito come uno dei più incerti e combattuti? Il ciclismo è prima di tutto un fatto tecnico, e corridori come Kruis e Cháves non hanno ancora dato sufficiente prova di sé per essere definiti padroni di un grande Giro quando si devono affrontare ancora più di diecimila metri di dislivello, con annesse le relative discese. Ora cavarsela definendo Nibali campione del terzo millennio mi pare eccessivo e troppo facile, che è come dire non vero. Contador, nei grandi Giri, ha avuto qualcosa in piu di Vincenzo, che ad ogni modo si è già conquistato un posto tra i grandi di sempre del ciclismo. Nei gGiri ha fatto già abbastanza, fossi in lui punterei a qualche grande classica adatta ai suoi mezzi come la Liegi o un Mondialei, magari Rio quest\'anno, saltando il Tour se la squadra e gli sponsor glielo consentono.
concordo in pieno
28 maggio 2016 21:40runner
Articolo perfetto. Nibali è un vero orgoglio italiano. Cerchiamo sempre di meritarcelo! È un esempio per tutti.
maurop
29 maggio 2016 09:32foxmulder
Il problema di Nibali è farlo il Tour, in vista di Rio, non di saltarlo. Da quanto si capisce avrebbe bisogno di farne due settimane e poi salutare, per arrivare a Rio con una gamba "olimpica". Il problema è che Aru resterebbe così senza un uomo importante... Altro che saltare il Tour se gli sponsor glielo consentono... E poi... Lo vediamo un immenso vincitore del Giro a tirare per il sardo? È complicato... Ma sono curioso di vedere il finale.
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