NESSUNO TOCCHI LA SANREMO

PROFESSIONISTI | 23/04/2016 | 09:35
Tutte le primavere portano le rondini, le colombe (pa­squali) e i corvi che vogliono accanirsi sulla Sanremo. È una tassa che dobbiamo pagare, inutile chiamarsi fuori. Purtroppo, la noia vera è che tutti quanti stiamo diventando vecchi ripetendo le stesse cose, re­stando ciascuno sulle proprie posizioni. La Sanremo è un gioiello così com’è e nessuno deve azzardarsi a toccarla, la Sanremo non va più be­ne perché ormai la vincono solo i velocisti e dunque va urgentemente indurita con l’addensante di qualche salita in più. Il referendum è sempre aperto, tutti partecipano vo­tando in massa, ma alla fine non c’è mai un vincitore chiaro. Intanto, la Sanremo continua a restare una del­le cinque corse monumento, e so­prattutto a richiamare con il suo fa­scino stravagante una grande partecipazione di campioni e di pubblico.

Personalmente, non infliggerò a nessuno l’ennesima tirata a favore dell’intoccabilità di questa stranissima formula, che prevede sei ore e mezzo di sonnolenza e un quarto d’ora da sincope collettiva. Per me la Sanremo è diventata la Sanremo proprio perché è la Sanremo, fatta così, in questo modo eccentrico e bislacco, ma unico e inimitabile. La considero una gemma del made in Italy (con me, moltitudini in giro per il mon­do), talmente originale da non me­ritarsi una banale normalizzazione, così da trasformarla in una delle tan­te, troppe corse tutte uguali. E se ultimamente vincono i velocisti (pe­rò con sotto due marroni così), nessun problema: ci sta che nell’arco di una stagione zeppa ci sia spazio an­che per i fondisti acrobati e superveloci. Noi italiani, tra l’altro, abbiamo la fortuna (col Belgio) di conservare due delle cinque corse monumento: l’altra, il Lombardia, è il campionato mondiale della fatica, riservato a campioni completi. Dun­que, cosa vogliamo di più: apriamo la stagione in modo più light, com’è giusto, con il Mondiale degli uomini-jet, e poi la chiudiamo con il Mon­diale dei fachiri. Abbiamo tut­to, perché andarci a guastare la vi­ta? Perché buttare una gemma per prendere un’anonima chincaglieria?

Sono vergognoso e imperdonabile: avevo garantito nessuna arringa a difesa della Sanremo e invece ci sono ricaduto puntualmente. È che l’argomento proprio mi appassiona. Chiedo scu­sa. Lo considero un rapido ripasso della posizione mia e del Comitato Nessuno Tocchi La Sanremo, che non è registrato presso nessun no­taio, ma che è molto affollato e mol­to agguerrito. Con senso del pu­dore, abbandono però le argomentazioni e passo immediatamente al punto vero, che nella questione eterna rappresenta il vero elemento di novità. Un punto ingiusto e in­sopportabile. Lo dico sinceramente: le posizioni di chi vuole siringare salita nella Sanremo per togliersi dai piedi gli uomini veloci, a favore magari di uno scalatore, sono ri­spettabilissime. Ci mancherebbe. Tut­ti hanno ragione, nessuno ha torto. Però bisogna intendersi sulle regole del gioco: bisogna ragionare in linea di principio. Cioè in base a convinzioni, ideali, persino estetica personale. Qui invece mi pare che ormai le crociate anti-Sanremo (così com’è) siano come foglie al vento, cioè leggere e volatili, completamente in balìa di una sola variabile: il nome del vincitore.

Per spiegarmi meglio faccio una brutale domanda: se per caso vincesse un italiano, se per caso vincesse magari an­che uno straniero, però grosso e fa­mo­so come Cancellara o come Sa­gan, mi dicano la verità: davvero la nostra controparte sarebbe così al­lar­mata e compulsiva da lanciare simili anatemi contro la formula Sanremo? Davvero Pier Bergonzi, vicedirettore della “Gazzetta”, gran­de innamorato del ciclismo, per me ideale direttore generale del Giro (quando glielo dico, mi ride in faccia), davvero il Pier avrebbe scritto l’editoriale che ha scritto do­po Demare se al posto di Demare, lassù sul podio, ci fosse finito Sa­gan? O meglio ancora Colbrelli, per dirne uno nostro?

Voglio chiarire: metto in mez­zo Bergonzi perché è la voce più autorevole del partito rivale, tra l’altro voce del massimo organizzatore italiano. Forse so­no malevolo nel giudicarne le in­tenzioni, ma niente mi toglie dal­la testa che la Sanremo non sia al centro di un affascinante dibattito ideale, di pura filosofia spettacolare, ma soltanto in bilico sui mal di pancia del momento. Se così è, tuttavia, non si può più discutere. Quando vince Cancellara, o Pozzato, o Ci­pollini, viva la Sanremo, sempre vi­va la più eccitante e aristocratica cor­sa di primavera, se vince Demare subito indignazione e disgusto, ma che roba è la Sanremo, cosa è diventata, quanto aspettiamo ancora pri­ma di insufflare due o tre Pordoi?

Lo dico chiaro e tondo. Se per parlare di un avvenimento pregiato, fragile e prezioso come una corsa così storica dobbiamo prima aspettare il nome di chi vince, io mi chiamo fuori e mando tutti cordialmente al diavolo. Se in­vece vogliamo fare sul serio, mi but­to volentieri nella mischia. Però ra­gioniamo con la testa, non con la pancia. Qualunque soluzione ha i suoi pro e i suoi contro. A furia di pensarci, io una certezza l’ho raggiunta: la Sanremo così com’è, come è sempre stata, ha tanti pro e pochi contro. Da presidente del Comitato Nessuno Tocchi La Sanremo, carica assunta senza che nessuno mi votasse (poche storie: c’è anche chi governa una nazione senza avere preso un voto), prometto dura battaglia. Non c’è come il gusto della cause perse.

Cristiano Gatti, da tuttoBICI di aprile
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COMMENTI
23 aprile 2016 10:43 BARRUSCOTTO
STAVOLTA NON SONO D'ACCORDO CON CRISTIANO GATTI SEGUO MOLTO IL CICLISMO NOI ITALIANI ANDIAMO AVANTI COL PASSATO INTANTO LE NOSTRE CORSE SALVO IL GIRO SONO IN DECLINO O LETTO CHE LA SANREMO E LA CORSA MENO VISTA DLLE CLASSICHE MONUMENTO SECONDO DATI UCI E IL PUBBLICO LUNGO LA STRADA E POCO SULLA CIPRESSA C'ERA NESSUNO SUL POGGIO LA STESSA COSA AVETE VISTO SUL CAUBERG QUANTA GENTE C'ERA SE NON SI CAMBIA SECONDO ME LA SANREMO DIVENTA LA BRUTTA COPIA DELLA PARIGI TOUR

C\'est la vie
23 aprile 2016 11:36 bove
Ma la San Remo non è stata sempre così. Negli anni è stata leggermente indurito il percorso nel finale, proprio per gli stessi motivi per cui se ne discute anche adesso. La qualità generale dei corridori è aumentata nel corso degli anni. Se nessuno avesse toccato la San Remo dalla prima edizione, ora vedremmo volate con gruppi da 200 atleti. Le cose cambiano, si modificano, si adattano ai tempi. C\'est la vie

sanremo
23 aprile 2016 13:05 kas
Le corse le fanno i corridori,su qualsiasi percorso,e quest'anno la Sanremo è stata di una noia mortale,capita.
Riguardo alla poca gente su Cipressa e Poggio è perché i CARI ORGANIZZATORI non facevano passare nessuno neanche in bicicletta,sul Poggio neanche a piedi , per andarci ho visto gente con bici in spalla salire per delle strette scalinate tra le case perché il percorso era chiuso,questo 3 ore prima della corsa. COMPLIMENTI ALL'ORGANIZZAZIONE

La Grammatica......................brutta bestia !!
23 aprile 2016 13:34 alfioboss
Vendesi H anche Gratis...................

La coerenza di Gatti
23 aprile 2016 14:08 pickett
Ricordo perfettamente,quasi parola per parola,l'articolo in cui esprimeva il suo disgusto per i Mondiali di Copenhagen.Scriveva che era perfettamente inutile seguirli fin dall'inizio,bastava sedersi davanti alla tv negli ultimi 5 minuti.E ovviamente,di ciò,si mostrava indignato e scandalizzato.E scagliava invettive contro l'UCI.La Sanremo invece è bella così?Mah...

caro Gatti,
23 aprile 2016 16:04 canepari
Diciamoci la verità. Quando la Milano Sanremo prende il via ci sono almeno 30-40 corridori che possono vincere e qualcuno in più che in cuor suo spera di fare il colpaccio. Poi, con il percorso rimasto agli anni “80, chi può dire che non sia una lotteria. Inoltre ci si mettono anche le cadute, le frane e le banalità.
La Milano Sanremo si conferma, INVOLVENDOSI e perseverando nel facile percorso di 30 anni fa, una “ gran fondo con finale agonistico”. La corsa è diventata troppo facile: prova ne sia che quest'anno sui 199 partenti ne sono arrivati al traguardo 180 data anche la media non elevata. I DICIANNOVE non arrivati sono stati decimati dalla "sfiga". La Milano Sanremo ha una storia epica che va salvata. Non si può farne una corsa da velocisti “parvenus” e potrei farti una mezza dozzina di nomi. Torriani 60 anni fà l'aveva già capito....

23 aprile 2016 23:22 froome
Per non far vincere un velocista, lasciando stare il percorso così com'è, basta far mettere l'arrivo 800 metri circa dopo la discesa del Poggio, così come avvenne nel '92 quando Kelly raggiunse e battè Argentin.

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