L'ORA DEL PASTO. La sfida verticale - 3

INIZIATIVE | 30/10/2015 | 12:18
Ce l’ha fatta: 17° della classifica elite su 74 partenti, 31° assoluto su 545 partenti. Taiwan KOM Challenge, da zero a 3275 metri: la corsa più massacrante che Paolo Caputo abbia mai fatto.

Pronti, via. “Parto con due borracce piene e, in tasca, solo gel, con banane e pane nelle sacchette in due dei cinque rifornimenti. Arrivo al primo – Xibao, km 46,1, altitudine 915 metri - con le borracce quasi vuote, ma succede l’imprevisto: il team kenyano attacca prima del rifornimento, è guerra, e non c’è tempo per rifornirsi. Un po’ seccato, tengo duro fino al successivo rifornimento, il gel diventa la mia acqua. Secondo rifornimento – BaiYang, 64,8 km, 1644 metri -, due macchine in sosta bloccano la vista del tavolo con le bottiglie d’acqua. E perdo anche quello. Con me c’è Oscar Fraile, leader della montagna alla Vuelta di quest’anno, e anche lui non ha più acqua nelle borracce. Avanti fino al terzo rifornimento – Sacred Tree, km 79,4, 2150 metri -, lì riesco ad agguantare una borraccia e, subito dopo, alla fine dell’unica discesa di 2 km, dove sono in seconda posizione e scendo veloce, la strada s’impenna di nuovo e ricomincia la fiera degli scatti. Scoppio. I crampi mi azzannano i polpacci, pago tutto in un botto, senza sconti, la disidratazione e la mancata alimentazione. Mi stacco. All’arrivo mancano 25 km. Un calvario. Mi passano davanti i 30 corridori del mio gruppo, e procedo da solo, fino alla fine. I dolori non mi permettono di alzarmi sui pedali, devo giusto pedalare senza spingere troppo. Gli ultimi 10 km sono un vero calvario: pendenze del 15 per cento mi sembravano del 30, zigzagando e sentendo solo il mio fiato. Mi riprendono e mi passano due corridori, uno ai 3 km, l’altro a 200 metri dal traguardo. Passo il traguardo, c’è il sole ma fa freddo, mi mettono una medaglia al collo, mi restituiscono lo zaino, mi danno the caldo ai fiori. Mi siedo per capire quello che è successo. Nella mia tenda arriva Omar Fraile, stremato, e mi dice: “Ho fatto boom!”. Scoppiato prima di me, ha chiuso con un tempo di 4.00’48”, contro il mio di 3.53’01”. E si lamenta degli organizzatori: senza bere e mangiare gestiti bene, non è possibile. Anche lui dice questa la gara più dura, non ha mai scalato così tanto e tutto d’un colpo. Avevamo corso fianco a fianco e anche parlato, ogni tanto gli dicevo, riferendomi alla vista del Taroko Gorge, ‘oh, mira, espectaculo’. Invece il suo asturiano è indecifrabile. Mentre ci cambiava, lui con la sua ragazza che parla più italiano e inglese di lui, dividiamo e divoriamo delle barrette che avevo nella borsa, contentissimi”.

Caputo scende a Taipei. Domani, con Fraile, farà un allenamento di 2-3 ore, poi volerà a Hong Kong. “Torno a casa. Soddisfatto. Se avessi corso la classifica per fasce di età, sarei stato il primo dei quarantenni”. Ha vinto il francese Damien Monier davanti al danese John Ebsen, ancora con la casacca dell’Androni, forse la sua ultima gara prima di cominciare con la One Pro Cycling, una nuova squadra Continental inglese, e l’irlandese Mark Dowling. Le tre aquile di Taiwan.

Marco Pastonesi

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