Ti è piaciuto finora il Tour de France?
«Per forza! Rispetto agli altri anni questo è proprio un bel Tour. Il percorso fin dai primi giorni è stato decisamente più variegato e ha prodotto più pathos rispetto al passato. La partenza dallo Yorkshire con una marea di pubblico, il pavé, i Vosgi anticipati rispetto al solito hanno reso la corsa più vivace e divertente, escludendo le cadute che purtroppo a conti fatti riducono lo spettacolo. E poi Vincent (Vincenzo ribattezzato alla francese, ndr) Nibalì in maglia gialla è una goduria».
Senza Froome e Contador l’eventuale vittoria di Nibali quanto vale?
«Tanto quanto se Chris e Albertino fossero ancora in gara. Dispiace che due grandi personaggi siano ormai fuori dai giochi, sarebbe stato fantastico vederli battagliare in salita tutti e tre insieme, ma a Vincenzo non va tolto nulla. Il margine che ha se l’è conquistato in strada e, a scanso di equivoci, quando ha vinto a Sheffield c’erano tutti e due. Sia Froome che Contador avevano provato ad attaccare, ma l’unico che è riuscito a fare la differenza è stato lui».
Molti danno per scontato che per Nibali sia fatta, sei d’accordo?
«No, per niente. Ci aspettano due tappe alpine difficili e al Tour non si sa mai, basta una giornata storta e sei fregato. In più l’Astana ora ha l’obbligo della corsa tutto sulle sue spalle, se non fossero caduti Froome e Contador in questo senso potevano essere degli alleati perché avrebbero voluto un disegno di corsa simile a quello che metterà in campo Vincenzo. Sinceramente ho un po’ paura di gente fuori classifica, di una fuga assassina che fa saltare il banco. Penso a Horner che è a oltre 7’ dalla maglia gialla, magari non combina nulla ma metti che va via con un Thibaut Pinot e un Peraud Peraud… Non è assolutamente finita».
Magro sei noto per le espressioni colorite che arricchiscono le tue telecronache, quest’anno però più che quelle sta riscuotendo successo l’iniziativa #bandieragialla.
«Sì, è un’idea che viene da lontano. Al Giro di Turchia a me e a Salvo ha colpito vedere bandiere ovunque, uno spirito patriottico che da noi non si avverte mai, se non quando ci sono i Campionati del Mondo di calcio. Visto che quando il Tour è iniziato la delusione per le prestazioni dell’Italia in Brasile era fresca in diretta abbiamo lanciato una provocazione agli spettatori: tirate fuori il tricolore che avete già rimesso nell'armadio e addobbatelo con qualcosa di giallo per tifare Vincenzo. È un modo per dire W Nibali e per far parlare anche giornali e tg, inizialmente troppo freddi nei confronti delle imprese che sta compiendo un atleta italiano di spicco in un evento di portata mondiale. Sulle ali dell’entusiasmo, ci arrivano immagini da tutta Italia, volevamo dare nel nostro piccolo una scossa all’intero movimento».
Giulia De Maio
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