BRAVO QUINTANA, MA, SE, PERO'...
ATTACCHI & CONTRATTACCHI | 30/05/2014 | 19:35
di Cristiano Gatti -
E va bene, è il momento di
consegnare ufficialmente il Giro a Quintana. Purtroppo non ci sono più
occasioni buone per portarglielo via: la giuria del Giro ha esaurito
tutta la sua creatività sullo Stelvio, difficile che si inventi altre
soluzioni a sorpresa.
Bravo Quintana, niente da dire. Lui si
tiene il Giro e noi ci teniamo Aru. Ci va comunque di lusso. Però esigo e
pretendo che la vittoria finale non serva pure da grande smacchiatore
della storia. Questo proprio no. Lasciamo il Giro a Quintana, grande
scalatore, ma nel contempo ci teniamo stretto – difendendolo ferocemente
– il diritto al ma, al se, al però.
Non mi piace, proprio non lo
condivido, questo spirito da sportivoni che si è già diffuso nell’aria.
Il messaggio è chiaro: ma sì, basta menarla con lo Stelvio, Quintana è
il più forte e meritatamente vince il Giro.
Tendenzialmente è la
vera verità. Ma non è tutta la verità. Mai e poi mai rinuncerò – magari
per retorica, per ruffianeria, per malinteso senso di cavalleria – al
diritto e al dovere di ricordare l’ombra lunga dello scandaloso
pomeriggio ad alta quota. I fatti restano fatti: quel pomeriggio, una
giuria inconsistente ha permesso di falsare la gara, segnandola fino
alla fine. Punto. Non è un’opinione. Non è una libera interpretazione.
E’ la pura e semplice verità.
Da questo punto di vista, sposo al
centodieci per cento le parole di Beppe Martinelli: «Magari Quintana
avrebbe vinto lo stesso il Giro, ma certo quel giorno non sarebbe
arrivato al traguardo con quasi quattro minuti. A quel punto avremmo
visto tutta un’altra corsa».
Nessuno può dire quale. Non ci sono
controprove. Ma c’è la certezza che quello scempio ha brutalmente
stravolto la storia di questo Giro, menomandolo per sempre. Di
Martinelli condivido le parole, ma soprattutto l’atteggiamento: in mezzo
a tanta gente che tende a superare qualsiasi ingiustizia con una pacca
sulle spalle e un caffè al bar, ma sì, mettiamoci una pietra sopra e
facciamola finita, lui serenamente tiene le sue posizioni. Quando si
subisce un torto, non basta un caffè per passarci sopra.
La vita
continua, inutile fermarsi a piagnucolare, ma comunque non si dimentica
nulla. Chi siamo noi per cancellare con un caffè lo schiaffo dello
Stelvio, dei simpatici cialtroni?
Bravo Quintana, quant’è forte
Quintana. Si volta pagina e ci si rivede per la rivincita, da qualche
parte. A lui la maglia rosa e il trionfo di Trieste, a noi almeno il
diritto di dire ma, se, però. Non per piccineria, non per meschinità.
Solo per il piacere della verità. E comunque. Quanto a piccinerie,
quanto a meschinità, non accettiamo lezioni da nessuno. Certo non da
Quintana, certo non dalla sua amabile ammiraglia.
Copyright © TBW