Da tempo Teofilo Sanson non appariva più in pubblico, si stava spegnendo lentamente, ma la sua morte, avvenuta a 86 anni nel tardo pomeriggio di ieri a Verona, ha segnato a lutto la città che il fondatore dell'omonima industria di gelati aveva scelto dopo la nascita a Conegliano (Treviso) ed i primi passi da emigrante a Torino con un piccolo chiosco di gelati.
Il Veneto, lo sport italiano piangono anche e soprattutto il mecenate dello sport, il vulcanico imprenditore folgorato dal ciclismo che riuscì nell'impresa di portare a Verona due edizioni dei campionati del mondo di ciclismo nel giro di cinque anni: nel 1999 (in tandem con Treviso) e nel 2004. Con la squadra targata Sanson Francesco Moser trionfò per tre anni consecutivi alla Parigi-Roubaix, ma il futuro Cavaliere del lavoro ebbe il rammarico di non vincere mai il Giro d'Italia, invece per il colmo della beffa il suo pupillo Moser conquistò la corsa rosa proprio all'Arena di Verona correndo per i concorrenti della Gis. Ai Mondiali di ciclismo del '99 si commosse fino alle lacrime per la vittoria iridata nella categoria juniores del veronese Damiano Cunego, 'enfant du pays'. Con il Rovigo Rugby vinse due scudetti negli anni '70, quando la città polesana era la capitale della palla ovale. Fino all'approdo in grande stile nel calcio. Prima Clodia Sottomarina e Conegliano, poi nel 1976 l'Udinese, che sotto la sua guida Teofilo Sanson portò dalla serie C alla serie A. Nel 1981 si dimise passando la società friulana a Lamberto Mazza.
All'Udinese ci fu la 'genialè intuizione di mettere il marchio della sua azienda di gelati sui pantaloncini dei calciatori. Allora era proibito, ma tra una multa e l'altra, si aprì la strada agli sponsor nel calcio, mentre il fatturato della Sanson Gelati si impennò. L'azienda con sede a Colognola ai Colli (Verona) fu poi ceduta alla Barilla nel 2000, per poi passare otto anni dopo alla Sammontana. Nel 2012 il marchio è scomparso definitivamente. Era arrivata a sfiorare i 100 miliardi di lire di fatturato, producendo oltre un milione di gelati al giorno.
MOSER
Gelati, rugby e... Udinese, ma soprattutto ciclismo. Teofilo Sanson e Francesco Moser, un connubio che ha fatto la storia dei pedali e che ha regalato successi in serie all'Italia. Adesso che il patron non c'è più, l'ex testimonial che portò quel marchio in cima al ciclismo lo ricorda come «un uomo che ha dato tanto e con il quale ho condiviso momenti davvero magici».
I ricordi di Moser si mescolano con la nostalgia e lo costringono a un viaggio a ritroso denso di suggestioni. Struggente e non senza aneddoti. «Incontrai Sanson nel 1975, a quei tempi correvo per la Filotex il Giro del Veneto e c'era Bertolotti che voleva mettere su una squadra. Poi, c'è stato il Mondiale in cui mi piazzai secondo a Ostuni, ma vinsi l'anno dopo - racconta Francesco Moser -. Fu in quel periodo che cominciò il nostro rapporto di collaborazione. Di lui ricordo la grande umanità. Gli dedicai la terza Roubaix, visto che fu l'unica delle tre che mi aggiudicai con la maglia della Sanson: le altre due le avevo conquistate con la maglia iridata e quella tricolore. Voleva che vincessi il Giro d'Italia, ci teneva tantissimo alla corsa rosa».
Il trentino trionfò nella gara a tappe "solo" nell'84, bruciando Fignon nella crono finale di Verona, ma con un'altra squadra. «Sanson fu il primo volto che mi ritrovai davanti, dopo avere messo il piede a terra, al termine di quella indimenticabile corsa contro il tempo. Fu il primo a congratularsi con me, ad abbracciarmi. Poi ricordo che si prodigò tantissimo per l'organizzazione del Mondiale a Verona».
Secondo Moser, trovare oggi un mecenate come Sanson, disposto a investire nel mondo dello sport, è operazione praticamente impossibile. «È cambiato il mondo e il modo di investire - spiega -. I grandi sponsor sono le società, all'epoca era diverso. Sanson vinse nel ciclismo e tantissimo anche nel rugby. Gli piaceva anche il calcio. Ai tempi dell'Udinese, mi invitò a vedere una partita, perchè voleva gli portassi fortuna. Prima della partita c'erano dei frati credo che buttavano il sale nelle porte, perchè i friulani non vincevano da tempo e quella volta invece vinsero, non so se per la mia presenza o per il sale».
I FUNERALI LUNEDI
Saranno celebrati lunedì 3 febbraio,
alle 11 nella basilica di San Zeno a Verona, i funerali di
Teofilo Sanson, l'industriale e mecenate dello sport scomparso
ieri all'età di 86 anni.
Si sono intanto moltiplicati i messaggi di cordoglio per la
scomparsa del 're dei gelatì, il Cavaliere del lavoro che i più
affezionati chiamavano semplicemente 'Teò. Oggi l'Udinese, di
cui Sanson fu presidente dal 1976 al 1981 e che portò dalla
serie C alla A, scende in campo a Bologna con il lutto al
braccio.
La Federazione Ciclistica Italiana, attraverso il presidente Renato Di Rocco, ha espresso il cordoglio del movimento ciclistico italiano per l'addio ad un grande imprenditore, innamorato del ciclismo. Teofilo Sanson, che avrebbe compiuto 87 anni il 20 marzo, lascia la moglie e tre figlie.