E’ passato ormai un anno dalla Sua candidatura a
Presidente Nazionale della FCI. Pentito?
No,
assolutamente. Credevo e credo a maggior ragione oggi, che
Si parla di costi troppo elevati che limiterebbero
l’attività.
Certo. Se
riprendiamo in mano il mio programma elettorale, avevo prospettato
l’abbattimento dei costi per fare attività ciclistica. Ferma restando la
sicurezza, proponevo per esempio, per le
corse giovanili, tracciati in circuiti facilmente controllabili con poche
persone senza l’intervento di motostaffette e mezzi al seguito. Un’altra strada, percorsa dal CR Piemonte,
attraverso corsi di formazione, è quella di aumentare il numero dei Direttori
di Corsa e dei motociclisti abilitati con conseguente calo delle pretese
economiche. Come CR Piemonte siamo direttamente intervenuti con aiuti economici
in realtà dove esisteva una chiara capacità
di costruire un valido progetto. Una maggior sinergia fra le varie
Società è un altro aspetto da incentivare. E’ insostenibile, in molti casi,
svolgere seriamente un’attività stradale e
una fuoristrada magari con pochissimi mezzi e ragazzi; a pochi
chilometri molte volte esistono due, tre se non più squadre in queste
condizioni. Basterebbe, mantenendo comunque identità ed autonomia, razionalizzare il campo di azione. Aumenterebbero di colpo capacità e numeri
rendendo anche più semplice un intervento economico in sostegno laddove ne
esistesse la necessità.
Troppi paletti
che limitano l’attività. Lo stop domenicale, senza valide alternative non ha
senso. Molte volte si caricano le famiglie di costi aggiuntivi
costringendole a trasferte
economicamente pesanti per correre…
Il Piemonte quindi non soffre
Ci mancherebbe. La crisi c’è e si fa sentire. Ma abbiamo tagliato
i fronzoli e mantenuta la sostanza. Il numero di squadre è praticamente
invariato, mentre i tesserati sono aumentati, ma c’è tanto da fare…
Per esempio
Abbiamo
limitato i contributi per le premiazioni di fine anno, abbiamo organizzato le
trasferte agonistiche con il sussidio di un nostro veicolo attrezzato di tutto
punto per abbattere i costi logistici, si è aumentata l’autonomia dei Comitati Provinciali,
responsabilizzandoli ad una maggior attività; in molti casi hanno alleggerito i costi del Comitato Regionale.
Mi
innervosisco quando assisto quotidianamente a festeggiamenti promozionali con inviti ad ospiti altisonanti al solo
scopo di farsi pubblicità che addirittura molte volte non coinvolgono
assolutamente
Senza investimenti non arrivano i risultati
Investimento non equivale
a spreco. Per anni abbiamo sperperato fondi senza mai raccogliere nulla.
I discreti risultati ottenuti oggi, sono frutto esclusivo di iniziative locali
e non certo dei pessimi investimenti del passato. In Piemonte, grazie ad una
programmazione attenta, proprio in
questi ultimi anni abbiamo ottenuto un buon risultato dalla pista e dal
Ciclocross.
La pista
Addirittura
due atleti e due atlete delle squadre azzurre sono piemontesi e le medaglie ottenute ai Campionati Italiani
sono sicuramente un successo, soprattutto in rapporto ai numeri del CR Piemonte.
Ciclocross
Settore
abbandonato ma vivo. Una ricostruzione mirata ed investimenti ad hoc ne hanno
decretato l’esplosione.
Da due anni
abbiamo una media partecipanti superiore ai duecento atleti per gara. Una
enorme soddisfazione aver accolto il CR Lombardia ed organizzato il Challenge
Piemonte Lombardia che sta riscuotendo
l’ennesimo plauso.
Torniamo ai grandi, all’UCI ed al suo nuovo Presidente.
Conosco
personalmente Brian Cookson. E’ una persona capace e di larghe vedute. Bisogna
attendre per capire se avrà tutto lo spazio e la possibilità di realizzare
quello che ha in testa. Certo è che l’Italia a livello di rappresentanza
politica ne esce con qualche ossicino rotto… Cosa diversa è l’aspetto tecnico.
Bisognerà
capire a quanti interessa cambiare qualcosa o invece continuare a vivacchiare
di vecchi privilegi.
E lei cosa vede?
Guarderei
sicuramente più in FCI intesa come
organizzazione dell’attività di base ed
in questo contesto confido nella nuova Presidenza del Coni, già attiva nel
cambiamento di rotta nella gestione delle attività sportive.
Esempio?
Mi piacerebbe
si studiassero i numeri per capirne il
significato.
Oggi quanti
ragazzi già dalla categoria allievi smettono con il ciclismo per mancanza di
mezzi e/o società?
E’ giusto che
solo i più forti a 16, 17 anni possano continuare a correre o lo sport dovrebbe
insegnare altro?
Oggi non
esiste nessuna alternativa per chi smette. Nessun ripiego o possibilità per
chi, per esempio, vorrebbe porre maggiore attenzione nello studio e
l’organizzazione dei Campionati Italiani in pista giovanili e open coincidenti
con gli esami di maturità e con l’inizio dell’anno scolastico ne sono
l’esempio.
Ciclismo femminile questo sconosciuto…
Sono felice di
parlarne! In Piemonte abbiamo tre formazioni Elite e altrettanti team giovanili
con richieste di tesseramento in continuo aumento. I risultati ci sono, basti
pensare ai titoli nazionali strada, pista, Ciclocross e Mountain Bike.
Proprio
E’ un settore
con sviluppo esponenziale, ma senza regole, proprio “fuori strada”. Occorre disciplinare
l’attività senza necessariamente imporre troppi limiti, ma occorre comunque un
regolamento dell’attività più efficace.
La multidisciplinarietà.
Balle. E’ un
tentativo, l’ennesimo di colmare una gap. Molti
campioni stranieri facevano MTB? Allora anche noi. Non è con
l’imposizione che si ottengono i risultati. I percorsi formativi vanno studiati
e occorrono investimenti, non tentativi. Inghilterra e Australia hanno deciso
di investire sulla pista e lo hanno fatto costruendo velodromi e portando i
ragazzi in pista, non pianificando sulla carta. L’anno scorso
Quindi ben
venga la multidisciplinarietà ma senza inutili
imposizioni dall’alto; con una pianificazione che la renda allettante e
facilmente attuabile.
Occorre
innanzitutto formare tecnici e dirigenti multidisciplina. Non è sufficiente,
anzi sarebbe dannosa , affiancare nella preparazione dell’atleta due tecnici
con preparazioni limitate al proprio settore. Si tratterebbe di semplicemente
di una doppia attività senza nessun tipo e giovamento propri della multidisciplinarietà. di Un esempio il doppio costo da sostenere per
l’acquisto di due tipologie di biciclette…
Che idea ha oggi della Federazione Ciclistica Italiana?
Un gran
pentolone dove bolle di tutto, ma senza sapere cosa.
Come si
possono razionalizzare costi, ma soprattutto rendere credibile un’attività se
esistono Commissioni replicate con a capo ben
110 persone? Siamo certi che
siano tutte indispensabili, ma soprattutto capaci di non sovrapporsi, creando
confusione normativa e continui fraintendimenti con ricaduta sul movimento di
base? Io stesso, come CR Piemonte sono stato penalizzato nella partecipazione,
poi mancata, al Giro della Lunigiana. Occorrono poche persone capaci e regole
efficaci.
Fortunatamente
tecnici quali Villa nella pista e Pallhuber nel fuoristrada compensano con la propria
competenza molte delle lacune presenti in altri settori.
Marco Pasquetti
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