TUTTOBICI | 27/10/2013 | 09:22 Capisco che ancora dobbiamo metabolizzare le vicende di fine stagione, ma io sento l’impellenza di portarmi avanti. C’è una questione che mi sta troppo a cuore, perchè possa aspettare altro tempo: la Milano-Sanremo. Tempo fa, come se annunciassero un cambio d’abito, gli organizzatori hanno annunciato che sarà cambiato il percorso: dentro una salita prima del Poggio, la Pompeiana, più lunga e più dura delle Manie. L’obiettivo sin troppo ovvio ed evidente è proclamato con molta convinzione: rendere la corsa più avvincente e più selettiva, mettendo in croce qualche velocista prima del finale.
Quando ho letto questa cosa mi è presa una brutta depressione. Ho cominciato a rimasticare i pensieri più malinconici. Purtroppo, devo dirlo senza giri di parole, a me il cambiamento sembra una boiata pazzesca. Il cambiamento in sé e anche tutta la filosofia che ci sta dietro, questa fregola di rendere persino la Sanremo più difficile e meno imprevedibile.
Per inciso, non sono di quelli che chiedono corse facili per battere il doping: come dice sempre il direttore Stagi, corse alla portata di tutti inducono tutti a doparsi. In aggiunta, continuo a considerare un percorso duro e faticoso l’essenza stessa del ciclismo. Questo per dire che il mio no alla nuova Sanremo non è ideologico e pregiudiziale, come direbbero a Montecitorio: no, è proprio legato alla corsa in sé e allo stravolgimento in sé.
Voto no alla nuova Sanremo perché penso che la Sanremo sia un gioiello di famiglia. Uno dei pochi. Uno degli ultimi. È un gioiello perché resta diversa da tutte le altre gare, nella sua noia per lunghe ore lungo la Riviera, per la sua imprevedibilità sul Poggio, per quei dieci minuti inimitabili di vero thrilling che regala dalla cima del Poggio al traguardo. Secondo la logica tecnica e grigia dell’ortodossia è una corsa stupida, fatua, ingiusta. La chiamano terno al lotto. La considerano una follia. Ebbene, voglio dirlo fino in fondo: tutti questi difetti che le attribuiscono, per me sono i pregi che la rendono unica al mondo. Nessuna come lei. E allora che vogliamo fare, stravolgerla per uniformarla a tutte le altre corse? Ma per scegliere il corridore più completo e più forte abbiamo già tutta una sequela di prove dure, ciascuna a modo suo, dal Lombardia alla Liegi, dal Fiandre alla Roubaix: davvero non possiamo permetterci una giornata all’anno di straordinaria follia?
Semel in anno licet insanire, una volta all’anno è lecito impazzire, dicevano gli antichi andando al Carnevale. Allo stesso modo noi dovremmo goderci la stravaganza della Sanremo con il massimo gusto, senza menarla troppo con teoremi tecnici, ma assaporando gli attimi iripetibili di un menù pazzoide. Nessuno al mondo può proporre qualcosa di simile: mi chiedo perché noi dobbiamo smussare, mortificare, snaturare, frustrare un pezzo tanto pregiato del nostro made in Italy sportivo.
Temo di avere anche la risposta a questa domanda. Temo che alla base di questo accanimento contro la Sanremo - fenomeno che peraltro dura già da qualche anno - ci sia l’appiattimento e la globalizzazione di questa nostra epoca, impegnatissima ad omologare tutto e tutti, chiudendo qualsiasi cosa dentro grigi standard universali, senza più spazio e tolleranza per la diversità, l’originalità, l’eccentricità. Anche nel ciclismo vince il grigiore delle esigenze televisive, degli schemi tecnici, del precotto e del precostituito. Ma davvero è così scandaloso se alla fine vince Cavendish, o Zabel, o Cipollini? Davvero è così inaccettabile che la corsa più lunga del mondo proceda monotonamente per sette ore e poi si risolva in un fulmineo bagliore finale?
So benissimo che anche questa della Sanremo va ad arricchire il faldone delle mie battaglie perse. È già molto pesante. Ma non m’importa. Finché è possibile, io mi ribello. A quelli che compatiscono, a quelli che non capiscono, voglio destinare un’ultimissima domanda, un congedo per qualche serena riflessione. Chiedo: se la Sanremo non ha più motivo di sopravvivere, se anche la Sanremo deve diventare una corsa seria e vera, perché Monte Carlo si ostina a ospitare la Formula uno tra vetrine e sottoscala, perché Londra si ostina a ospitare il tennis sull’erba di Wimbledon? Monte Carlo avrebbe le risorse per farsi un circuito ipermoderno: se non oggi, certo in passato. E certo Londra potrebbe tranquillamente piazzare sui suoi campi i materiali di ultimissima generazione, per un gioco più veloce e più preciso. Ma perché mai monegaschi e inglesi si ostinano invece a difendere i loro controsensi come patrimonio nazionale, come valori supremi e intangibili della propria storia? Sono pazzi loro o siamo pazzi noi? Io dico solo questo: quando si vendono i gioielli di famiglia è un momento molto triste. È come non riconoscere più la famiglia. Noi non lo facciamo neppure per bisogno: lo facciamo solamente perché non siamo più in grado di comprenderne il valore.
Una Sanremo che finisce sempre in volata diventa veramente scontata noiosa e prevedibile. La Sanremo proprio perché Corsa al pari di Fiandre, Roubaix e Lombardia deve sempre destare interesse ed appassionare. Gentile Gatti chieda in giro se la gente ricorda di più lo sparo sul Poggio di Fondriest nel 93 o le 4 vittorie fotocopia di Zabel, potrei anche continuare con gli attacchi di Fignon con alla ruota un giovanissimo Fondriest che si rivela campione. Il Ciclismo ha costruito la sua leggenda sugli scatti portati a buon fine e non sul controllo esasperato ed esasperante degli squadroni che rincorrono la vittima di turno.
Quanto al semel in anno, se proprio ci tiene, c' è la Parigi Breuxelles che è il festival dei velocisti ed è pure una bella corsa, ma la Sanremo è un' altra cosa. Lo stesso Torriani che inserì il Poggio per renderla meno scontata, e gli arrivi in volata ci sono stati lo stesso, ci ha lasciato una grande lezione di ciclismo ovvero le corse per sopravvivere vanno reinventate. Grazie
27 ottobre 2013 12:05foxmulder
Complimenti a Gatti per un pezzo veramente ben scritto! Sono ammirato, specialmente per le considerazioni finali. Oltre che molto gradevole da leggere, condivisibilissimo nei contenuti.
"SI"
27 ottobre 2013 13:31geom54
alla nuova SANREMO
lomardia
27 ottobre 2013 13:52ciclomanix
e' il triste declino della borghesia. Guardi il lombardia snaturato per soddisfare le esigenze del governatore lecchese. E non e' finita vedra' quest'anno che percorso propineranno. Continuare ad arrivare a como era troppo banale.......
27 ottobre 2013 13:58lluca
Una volta non c'era nemmeno la Cipressa e non c'era nemmeno Le Manie, perchè scandalizzarsi adesso ?. Ci si dovrebbe invece scandalizzare del fatto che questi cambiamenti sono ritenuti necessari, dagli organizzatori, per "sopravvivere", per avere quel appeal che va sempre più diminuendo. Probabilmente a Montecarlo ed a Wimbledon sono più capaci.
lasciamola cosi'
27 ottobre 2013 17:02rufus
Lasciamola cosi' come e' stata fino adesso, sono d'accordo con Gatti che una corsa del genere perpetua il suo fascino proprio per le sue caratteristiche di imprevedibilita' che la rendono (rendevano?) unica al mondo. Onestamente non credo che la Parigi-Bruxelles, corsa peraltro nobilissima, possa reggere il paragone con la Sanremo.
Per rufus
27 ottobre 2013 18:18Alfonso
La Sanremo è tutt' altro che imprevedibile, il copione è sempre lo stesso. Se vale il tuo ragionamento allora Torriani ha commesso un clamoroso errore ad inserire il Poggio, laddove tutti i più grandi esperti di ciclismo concordano nel dire che se non lo avesse fatto la Sanremo si sarebbe avviata ad un rapido declino. Una cosa non ho capito, per quale motivo è stato spostato l' arrivo di Corso Cavallotti aggiungendo altri 2 km di pianura che non servono a nulla se non a favorire i velocisti ? Chi riesce a scollinare sul Poggio con un certo vantaggio deve potersela giocare fino in fondo e non subire il rientro inesorabile del gruppo che frustra le velleità di molti corridori. La leggenda della Sanremo per chi non lo avesse capito è legata alle fughe di Coppi, adesso però i tempi sono cambiati e certe cose non sono più ripetibili.
disaccordo
27 ottobre 2013 18:57gimar
In disaccordo con Gatti, come sempre. Gli organizzatori l'hanno cambiata per evitare di continuare a vedere un albo d'oro macchiato da nomi di 3° piano come Goss, Ciolek, e Gerrans. p.s. i velocisti hanno anche la Parigi Tours...
FACCIAMOLA COSI PER UN ANNO
27 ottobre 2013 20:16clodepistoia
Salve io avrei una idea,per il prossimo anno farei la sanremo con il nuovo percorso ,poi pero tornerei al percorso originale con cipressa e poggio ,anno fatto cosi pure il fiandre e la liegi .che ne pensate ?
Si alla nuova Sanremo
28 ottobre 2013 08:25geo
Col nuovo percorso magari potrà vincere un MOdolo, Nibali, Ulissi.... Caro Gatti, smettiamo di fare gare per gli altri!
Voto SI
28 ottobre 2013 09:28The rider
I cambiamenti sono sempre positivi, una volta non c’era nemmeno il poggio, poi da quando Torriani lo ha introdotto è diventato il simbolo della corsa, stesso discorso per la Cipressa.
Io voto SI.
Pontimau.
Voto anch'io sì
28 ottobre 2013 11:00Cristallo
Si gli organizzatori ogni tanto cambiano i percorsi nelle belle corse classiche (succede anche nelle gare dei dilettanti, vedi "Cuoio e Pelli" che è diventata più facile nel percorso), ma forse è anche giusto così si dà l'opportunità ad altri di dimostrare le loro doti, invece di scommettere sempre sui soliti nomi.
Non mi sembra che nessuno abbia snaturato nulla e qualche cambiamento porta aria nuova.
D'accordissimo con la modifica del percorso
28 ottobre 2013 11:56runner
Sono assolutamente d'accordo con l'aggiunta della nuova salita alla Sanremo: se vogliamo un ciclismo appassionante, con il livellamento delle forze dei corridori che c'è oggi (a differenza di un tempo dove bastava il Turchino per fare la differenza...), è necessario una maggiore scrematura per evitare di avere, ogni anno, un carneade vittorioso.
11 dicembre 2013 02:41Simpaticone
Io tutte queste volate negli ultimi anni non lo ho viste: Goss ha vinto avendo la meglio su un gruppetto folto, ma non troppo, resistendo ai repetuti attacchi che nel finale i vari Cancellara, Gilbert e compagnia gli lanciavano per provare a staccarlo; l'anno successivo ha vinto Gerrans battendo Cancellara e Nibali, con gli altri più indietro parecchio sparpagliati; pure quest'anno Ciolek ha battuto in volata appena 5 compagni d'avventura, mica un gruppo di 40 corridori!
Secondo il mio modestissimo parere, con l'inserimento delle Manie (e anche a causa del maltempo, che negli ultimi anni non manca mai) si era raggiunto un equilibrio che rendeva il finale di corsa davvero avvincente ed equilibrato; ecco, al massimo avrei riportato l'arrivo un paio di km scarsi più indietro, ma nulla più. Con l'introduzione della Pompeiana si stravolge la corsa e si rendono completamente inutili i 250 km che precedono la Cipressa; non che prima ci fosse 'sto gran spettacolo, ma almeno qualcosa si poteva vedere.
Per chi vede Ulissi favorito dal nuovo percorso: insegnategli a tenere la bici in discesa, prima
io dico si
13 dicembre 2013 12:45filos71
Sig. Gatti, buongiorno... mi permetto di dissentire. Ho letto attentamente il suo articolo, ben scritto, con giuste argomentazioni. Ma non mi trovo d'accordo in quasi niente. E' vero che la Sanremo è bella perché si risolve in quei 10 minuti di follia e fantasia, ma negli ultimi 15 anni, troppo spesso si è risolta in volate a ranghi compatti e il vincitore non sempre è stato degno della classica... siamo quasi nel 2014, non ai tempi di Coppi, dove le uniche difficoltà altimetriche erano il turchino e i capi... a Sanremo, corsa storica, di rango superiore deve vincere un campione...un campione vero, capace di inventarsi, di andare oltre, di non avere paura, di osare... non me ne vogliano Cioleck, Gerrans, Goss... Sul lungomare deve arrivare un fuoriclasse di rango. Come lo furono i Moser, Saronni, Fignon, Hinault, Mercks, Gimondi...Coppi! tutti arrivati soli o con gruppetti ristretti...e se per vedere questo bisogna "snaturare" la classica allora bene venga...cordiali saluti
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