Santilli: «Il ciclismo amatoriale, un mondo da rilanciare»

AMATORI | 06/09/2013 | 11:28
In seguito all’articolo di Angelo Costa riguardante la Granfondo di Roma pubblicata da tuttoBICI il mese scorso (www.tuttobiciweb.it/index.php?page=news&cod=61551 </index.php?page=news&amp;cod=61551> ) e all'interessante quanto allarmante articolo apparso tre giorni fa su Il Corriere della Sera a firma di Marco Bonarrigo sulla piaga del doping nel ciclismo amatoriale (http://archiviostorico.corriere.it/2013/settembre/03/ciclisti_amatoriali_sospetti_doping_sessant_co_0_20130903_704a26fc-145b-11e3-b332-7c320ac322a2.shtml), abbiamo contattato l'avvocato Gianluca Santilli, ideatore della prestigiosa Granfondo romana, ex procuratore della Federciclismo e membro della commissione antidoping del ministero, oggi responsabile del settore amatoriale.

Grande appassionato di due ruote ed assiduo praticante, ci spiega come si può rivalutare un settore dalla credibilità, per usare un eufemismo, agli sgoccioli.

Dal 1 gennaio 2014, per doping, gli amatori tesserati rischiano la squalifica a vita. A giudicare dalle statistiche sembra un provvedimento inevitabile.
«La Federazione Ciclistica Italiana, per prima al mondo, ha approvato questa norma etica rivoluzionaria, che mira a riportare il ciclismo amatoriale ad essere tale. La logica della passione e del divertimento negli ultimi vent'anni è stata persa di vista da un movimento che, in parte, scimmiottava quello professionistico con distorsioni letali. All'ordine del giorno over 40-50 con contratti e sponsor, atleti a tempo pieno, che si confrontano con veri cicloamatori che pedalano solo nel tempo libero. Per debellare l'esasperazione delle competizioni abbiamo adottato la normativa che vieta ai corridori professionisti di gareggiare come cicloamatori non appena finita la carriera tra i big (il passaggio dall’agonismo all’attività amatoriale graduale prevede un arco di tempo di 4 anni per i professionisti, 2 per le donne, 1 per gli Elite e U23, ndr). Pensate per esempio se Basso, ora impegnato alla Vuelta, a fine stagione chiudesse la sua carriera e dal giorno dopo si mettesse a correre con i semplici appassionati, è chiaro che non ci sarebbe storia. I corridori della massima categoria è bene che rimangano nell'ambiente per fini promozionali ma non che competano fin da subito con i semplici appassionati. Inoltre dal 2014 entrerà in vigore la normativa che fa sì che chi vuole avere la tessera di cicloamatore deve sottoscrivere un'autocertificazione in cui dichiara che non ha mai avuto a che fare con il doping, non si tratta di una norma retroattiva ma che stabilisce che dal 1° gennaio in poi saranno ammessi solo coloro che non hanno mai avuto problemi di giustizia penale. Il doping nello sport e nel mondo amatoriale ormai costituisce un vero e proprio spaccio parallelo al contrabbando di droga. Queste prese di posizione della FCI sradicheranno molte delle motivazioni che portano a questo uso e all'implosione di questo tipo di mercato perché allontanerà i soggetti "malati" dalle gare».

Della Granfondo Campagnolo cosa ci può dire?
«Che stiamo lavorando e sta diventando sempre meno una corsa tradizionale. Per il tipo di autorità e sponsor coinvolti e la logistica unica, si sta affermando sempre più come un evento internazionale. La prima edizione ha ricevuto grandi richieste di partecipazione, nel 2012 la città è stata davvero ospitale e ha potuto mettersi in bella mostra facendosi scoprire al ritmo lento della bici, attraverso una corsa tecnica e suggestiva. Abbiamo aperto le danze rispetto alle altre grandi città e man mano stanno nascendo i presupposti per una Champions League delle granfondo con eventi all'estero analoghi al nostro come le granfondo di Londra e New York con cui siamo in contatto. Come è giusto che sia, la Granfondo Campagnolo è una piattaforma che non si limita solo allo sport ma più in generale all'ecologia, alla promozione turistica… In questa direzione per volontà del sindaco Ignazio Marino, che ha già assicurato la sua partecipazione in sella, durante l'edizione 2013 dedicheremo un percorso breve (57 km) aperto a tutti, anche alle bici a pedalata assistita, con il solo scopo di promuovere l'uso della bicicletta e del territorio».

E la diatriba con il Gruppo Sportivo Termoli portata alla luce da tuttoBICI?
«Premettendo che Bicitaly non ha intrapreso una causa, ma richiesto un provvedimento d'urgenza: cerchiamo di fare chiarezza. Il gruppo di Irace voleva organizzare una granfondo a Roma, benvenga, ma ha fatto di tutto per creare confusione tra il nostro e il loro evento, per dirne una se si cercava su google granfondo Roma non si capiva tra i due qual era l'evento già andato in scena con successo, se noi ne organizzassimo due o meno… Da parte nostra abbiamo semplicemente chiesto di evitare confusione perché per Bicitaly si tratta di un grosso investimento, senza ricevere alcun riscontro. Lo stesso comune di Roma, con cui collaboriamo attivamente, ci ha chiesto di differenziare le manifestazioni. Detto questo, il progetto mi è parso approssimativo: come si fa a mettere in piedi una corsa lungo la via Pontina ad agosto? È una strada trafficatissima e pericolosa, soprattutto durante il periodo delle vacanze. Senza offesa, un'approssimazione di questo tipo può andar bene in contesti come Termoli dove opera abitualmente ma non in una grande città come Roma. Sarebbe bello avere più eventi legati alla bici durante l'anno a Roma, tutto si può fare ma con chiarezza e collaborando, non sfruttando il lavoro di altri. Non è che se la storica maratona di New York ha un grandissimo successo, un organizzatore può semplicemente andare nella City e metterne in piedi un'altra, senza offrire sicurezza e garanzie ai partecipanti. Quando si tratta di gare di livello è il mercato a giudicare, loro non hanno racimolato più di 20-30 iscritti. Insomma, meno della metà dei loro stessi iscritti. Detto ciò non ho intenti polemici, anzi mi piacerebbe conoscere Irace e parlare con lui della questione. Colgo l'occasione per invitarlo alla nostra corsa, per mostragli la complessità del sipario in cui organizziamo il nostro evento».

Ci permetta ancora una domanda, quella che anche il direttore Stagi le ha fatto in un suo editoriale: era proprio necessario per mettere in piedi un evento di questo tipo trasformare un'associazione sportiva dilettantistica in società di capitali com'è attualmente Bicitaly e il tutto riconducibile ad una fiduciaria (la Finnat, ndr)?
«Attenzione, non è corretto parlare di "trasformazione" perché l'a.s.d non è mai scomparsa, anzi resta il cuore organizzativo della manifestazione. Sarebbe più giusto dire che le è stata affiancata una semplice s.r.l. per adeguarci al rapporto che instauriamo con le società che ci sponsorizzano per l'ordine contabile e fiscale e per motivi giuridici ed economici. Si tratta di un evento complesso con un grande investimento a lungo termine, non per guadagnare ma per promuovere lo sport e il territorio. Il budget è assicurato dalle iscrizioni e da sponsor privati. Non utilizziamo soldi pubblici, anche se da Roma Capitale riceviamo tutto il supporto possibile in termine di servizi».

L'anno scorso la manifestazione è stata un vero e proprio successo, cosa state preparando per la seconda edizione?
«In primis mi auguro che il 13 ottobre il tempo ci assista, regalandoci un'altra bella giornata di sole. Come accennato ci sarà "ciclismo per tutti", un percorso corto e non competitivo che mira a far innamorare chiunque della bici, mezzo di trasporto ecologico e salutare. Al via ci sarà anche mia figlia, che solo da quest'anno ha iniziato a pedalare e spero con lei molti altri giovani. In programma c'è anche una randonnee notturna con tanto di fiaccole, con partenza e arrivo all'Appia Antica. Faremo molta attenzione ai più piccoli, a cui sarà dedicato un villaggio al Circo Massimo e gare ai Fori Imperiali. Le aziende non investono nel settore giovanile, che merita il nostro supporto. I bambini che a bordo strada assisteranno all'evento mi piacerebbe chiedessero a mamma e papà di comprar loro una bici per la prossima edizione. Fiore all'occhiello sarà anche il "cerchio massimo", la base della prevenzione. Numerosi medici specialistici saranno disponibili per sottoporre gli appassionati delle due ruote a check up e a fornire consigli per una vita sana. L'obiettivo è di sensibilizzazione all'uso della bicicletta, che permette di mantenersi in forma e spesso di guarire senza usare troppe medicine. Infine è importante la promozione del territorio, per questo i comuni interessati disporranno gratuitamente di un loro spazio espositivo e in cambio accoglieranno i partecipanti alla granfondo con strade chiuse e tanto calore. Alcuni sindaci, come quello di Velletri, so che si stanno allenando per far ben figurare il proprio comune e portare a casa una buona prova personale».

Un grande evento per  una grande città.
«Nella capitale e in un grande Paese. Ritengo molto importante che l'Italia dimostri di saper organizzare manifestazioni importanti nel cuore delle nostre più belle città. Dobbiamo spenderci per promuovere le buone pratiche dello sport, la nostra sarà in quest'ottica una granfondo super etica. Il nostro regolamento è molto rigoroso, se un partecipante risulta positivo a un test antidoping dovrà pagare un'ammenda di 50.000 euro che saranno destinati al ciclismo giovanile, e per i partecipanti che volontariamente si sottoporranno a test del capello stiamo pensando a dei bonus, come la partenza nelle prime file. A proposito di griglie di partenza, i "re di Roma", vale a dire i campioni del passato che non mancheranno al via, non partiranno tra i primi ma saranno sparsi tra la gente. Chi sarà dei nostri potrà ritrovarsi a pedalare al fianco di Indurain, Bugno, Bettini o Zanardi… Alla Granfondo Campagnolo il ciclismo amatoriale mostrerà il suo lato migliore: passione, divertimento e attività fisica intelligente».

Giulia De Maio
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COMMENTI
Una precisa domanda per l'Avvocato Santilli
6 settembre 2013 13:41 Bartoli64
L’Avv. Santilli, nel rimarcare l’assoluta necessità di intraprendere provvedimenti per rilanciare la credibilità di un movimento (quello amatoriale) ormai sput*****o fino in capo al mondo, afferma che la tessera da cicloamatore la può ottenere solo chi NON ha avuto problemi con la Giustizia Penale.

E con chi, invece, questi stessi problemi li ha avuti (solo) con la Giustizia Sportiva, ovviamente ci si riferisce a casi di doping, come la mettiamo?

Lei certamente sa, egregio Avvocato, che la maggioranza degli atleti squalificati per doping è incappata soltanto nei rigori della Magistratura Sportiva e non anche in quelli della Magistratura Ordinaria? Di casi di specie ce ne sono moltissimi!

Attenzione allora! Perché mai come in questo caso mi sembra di scorgere la proverbiale montagna che però partorisce il classico topo, con buona pace dei fessi che sudano 7 camicie pedalando come forsennati nella (ancora vana) speranza che la categoria amatori – dopo essere stata per troppi anni un’autentica “fogna” del ciclismo dove ci finiva dentro di tutto - sia finalmente bonificata.

Sarebbe gradita una risposta da parte Sua, perché le attese degli appassionati (quelli sani intendo) su questo provvedimento che reca la Sua firma è tanta, ma la confusione interpretativa sulla norma stessa lo è altrettanto.

In poche parole (per i tardi di “comprendonio” come il sottoscritto) la domanda che le rivolgo è alquanto semplice:

UN SOGGETTO GIÀ GRAVATO DA PRECEDENTI PER DOPING PUÒ VEDERSI NEGATA LA TESSERA DA CICLOAMATORE SOLTANTO SE È STATO GIÀ CONDANNATO DALLA GIUSTIZIA PENALE E NON SOLO DA QUELLA SPORTIVA?

Pendo dalle Sue labbra Avvocato…

Bartoli64

6 settembre 2013 14:08 angelofrancini
Nel mondo amatoriale una tessera da Master non deve essere negata a nessuno!
In particolar modo se il soggetto è tesserato di Bicitaly: come il Presidente del Coni Giovanni Malagò, come il presidente della FCI Di Rocco, agli ex Capi di Stato Maggiore Consiglieri Militari di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, o come Lei!
Sicuramente costoro non saranno mai estratti per un controllo antidoping alla fine di una gara o su designazione del Ministero della salute e, in ultima analisi, neanche quello stabilito dallo strana regolamentazione della "Maglia Etica".

gli amatori non sono tutti dopati
6 settembre 2013 18:43 fletcher2013
Probabilmente chi regolamenta il ciclismo amatoriale non conosce perfettamente questo mondo.

Va bene la radiazione per chi fa uso di doping, che nel ciclismo amatoriale per quanto si possa pensare è realmente una situazione circoscritta a pochi falliti che ci tengono a vincere la corsa della domenica mattina. Sarebbe sufficiente controllare quei 10 corridori ogni tanto e tutti possono immaginare che non vanno a pane ed acqua. Il doping è limitato a pochi soggetti e non è vero che gli amatori che vincono sono tutti dopati. Poi perché vietare il ciclismo a chi ha avuto problemi di giustizia penale, allora chi ha commesso reati di abuso edilizio (vedi Santilli) non potrà più gareggiare? E chi sarà stato squalificato per doping per pochi mesi continuerà a correre?

E perché Basso non potrebbe più gareggiare se lo volesse? Perché è un campione? Allora vietiamo il ciclismo anche a coloro che arrivano con 6 ore di ritardo dopo il primo perché vanno troppo piano. L’agonismo è regolato dalle qualità atletiche di ciascuno di noi e non dai regolamenti o dalle categorie. Non sarebbe più semplice per chi non ama perdere partecipare alle cicloturistiche?



6 settembre 2013 19:18 angelofrancini
@ flechter2013
La prima riga del tuo commento sarebbe un epitaffio perfetto!
Magari la lacuna si limitasse a solo questa non conoscenza (amatoriale).
Probabilmente se conoscesse il mondo ciclistico in generale saprebbe quante cose sono scritte in quel regolamento che sono fuori luogo: ma ciò non gli importa.
Magari gli sarà data ragione poiché un conto è ciò che è scritto nello Statuto (che nessun Santilli può cambiare), ed un altro conto è quanto vogliono leggervi coloro che comandano.
Comunque questa norma non può essere applicata poiché è contrastante con lo Statuto.

L'avvocato e il presidente
7 settembre 2013 12:28 JoseManuelFuente
L’avvocato Santilli afferma: “ Fiore all’occhiello sarà anche il “cerchio massimo”, la base della prevenzione. Numerosi medici specialisti saranno disponibili per sottoporre gli appassionati delle due ruote a check up e a fornire consigli per una vita sana”.

Noi ci rallegriamo di questa interessante iniziativa ma siamo preoccupati per le sorti future dell’avvocato. Infatti, affidando il progetto a medici specialisti, farà certamente arrabbiare e non poco il suo “amico” Di Rocco che, al contrario, ha deciso di affidare la tutela della salute e la prevenzione del doping nelle categorie giovanili (juniores, under 23 ed elite) ai medici appena laureati in medicina e chirurgia (http://www.federciclismo.it/csn/com17.pdf).

Propongo che l’avvocato ed il presidente organizzino presto una colazione di lavoro (magari al circolo Aniene) per stabilire una direzione futura univoca ma, soprattutto, credibile!

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