Monsieur lapalisse e quelli dell'Uci che tirano lo sciacquone

DOPING | 24/07/2013 | 18:20
Jean François Humbert, è il nuovo “monsieur de lapalisse”. Il presidente della Commissione d’Inchiesta sulla Lotta al Doping, che ha aperto oggi la conferenza stampa al Senato Francese per presentare il rapporto della Commissione, ha rivelato al mondo intero che al Tour del 1998 moltissimi degli atleti erano dopati.

Noi, con quasi matematica certezza,  potremmo altresì dire che forse cinque corridori puliti c’erano, e lo stesso lo potremmo affermare per tutti gli Anni Novanta: sia in ordine decrescente che crescente.

Insomma, “monsieur lapalisse” Humbert ha davvero scoperto l’acqua calda, visto e considerato che dal’96 l’Uci (Unione Ciclistica Internazionale) ha introdotto il limite ematico del 50%, per calmierare e controllare l’uso sconsiderato (Riis era chiamato “monsieur 62”, e non per l’anno di nascita) di Epo.


In pratica, con l’introduzione di un limite oltre il quale i corridori non potevano più andare per il loro bene e la loro salute, l’Uci ha di fatto in quel preciso momento introdotto e legalizzato il doping e l’uso dell’Epo. Che ora però, a distanza di 15 anni, arrivi una commissione d’inchiesta a dirci quello che ormai era noto a tutti da tempo (ci ha anche detto che per i controlli ci dovrebbe essere un organo terzo: ben arrivati!), ci sembra quantomeno singolare e anche un tantino esilarante. Complimentoni a tutti!

Altra cosa non secondaria. Jean Jacques Lozach, colui che ha esposto il lavoro della Commissione, ha detto che gli sport coinvolti erano una decina, in particolare calcio e rugby e ha anche precisato che il ciclismo ricopre una piccolissima parte di questo lavoro. Perché allora escono solo i nomi di corridori ciclisti? Perché sono forse gli unici dopati, direte voi. No, non è per questo. La ragione è molto più banale e per certi versi anche inquietante: perché a precisa richiesta, quella di fornire la lista dei nomi di coloro i quali si erano sottoposti a controlli antidoping in determinate manifestazioni, le federazionei del calcio e del rugby non hanno fornito assolutamente nulla, mentre i nostri solerti dirigenti (ai quali chiediamo sommessamente perché continuare a dare in pasto il proprio sport a distanza di anni), hanno fornito tutto. Sì, proprio loro, quelli che avevano in pratica legalizzato il doping, hanno poi con noncuranza tirato lo sciacquone.

Questo gioco al massacro, deve finire. Non dovremmo essere noi a dirlo e ad urlarlo, ma i corridori stessi, anche quelli di oggi, che potrebbero anche pensare il prossimo anno di non presentarsi al via del Tour de France. La Grande Boucle che tutto può e tutto dispone, e che viene ricevuta in pompa magna dei politici e che ai politici offre una visibilità planetaria, è mai possibile che non sia stata in grado di arginare questa folle mania di protagonismo e abbia permesso questo ennesimo scempio? Sì, è stato possibile.

Sia ben chiaro, credo negli esami a sorpresa come unico deterrente, e ritengo che sia anche giusto aspettare quattro anni per ri-testare i vari campioni di sangue e urina a distanza di tempo con nuovi metodi di ricerca, dopodichè la partita però  la si deve chiudere. Ad un punto bisogna arrivare. Questo lo devono chiedere a gran voce i corridori, i loro rappresentati, ma anche i team-manager e gli sponsor.

Mi piacerebbe anche sapere da McQuaid per quale ragione, per l’ennesima volta, ha calato le brache, e anche dal nostro Renato Di Rocco, che fino a prova contraria è vice-presidente dell’Uci, mi piacerebbe conoscere il pensiero in merito a tutta questa vicenda, visto che fino a questo momento si è distinto per il suo silenzio.

Ma so anche e sono altresì certo che il loro silenzio sia il solo modo di agire che conoscono. Quando davanti a noi si ha una persona che tace, generalmente siamo portati a pensare che stia pensando. Io ritengo che ci stia semplicemente prendendo per i fondelli. Anche se a nostra volta sappiano perfettamente che per svolgere il lavoro come lo stanno svolgendo loro, basta un sordo muto con evidenti limiti cognitivi. Farebbe meno danni.

Pier Augusto Stagi, direttore di tuttoBICI e tuttobiciweb.it

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COMMENTI
Caro Dott. Stagi,
24 luglio 2013 18:43 Fra74
posso anche condividere i Suoi pensieri, ma la Sua frase:"...dopodichè la partita però la si deve chiudere. Ad un punto bisogna arrivare. Questo lo devono chiedere a gran voce i corridori, i loro rappresentati, ma anche i team-manager e gli sponsor." Cortesemente, mi spiega il significato di questo Suo pensiero?!? Quando andrebbe chiusa la partita? Mi scusi, ma l'attuale Mondo del Ciclismo non annovera tra ciclisti, manager, d.s. (che sta per Direttori Sportivi), quasi tutta gente squalificata, in passato, più o meno recente, per fatti legati al doping?!?
E' inutile girarci attorno, caro Dott. Stagi, finchè il CICLISMO sarà in mano di chi ben Lei sa e conosce, NULLA CAMBIERA': non debbono essere i CICLISTI a ribellarsi, dovremmo essere NOI, a non partecipare più alle varie manifestazioni, a non sintonizzarci più su certe trasmissioni sportive di ciclismo, a non seguire più il Giro ma nemmeno il Tour, questo è quello che andrebbe fatto come deterrente per la LOTTA AL DOPING oltre alla SQUALIFICA A VITA al primo controllo positivo ed alla NON possibilità di ricorprire alcun ruolo all'interno delle varie FEDERAZIONI CICLISTICHE, finchè ciò non avverrà, mi spiace deluderla, ma TUTTO questo non finirà, anche se in parte il disinnamoramento per questo SPORT sta portando i suoi buoni frutti.
Cordialità.
P.S.: Ah, non c'è bisogno che mi risponda, parla del SILENZIO di DI ROCCO, ma molto spesso, anzi, quasi sempre, anche LEI rifiuta un CONFRONTO nel Suo BLOG, sul Suo campo. Senza offesa, solo per la precisione.
Francesco Conti-Jesi (AN).

Cosa NON SECONDARIA
24 luglio 2013 20:00 emmemme53
A mio avviso il dott. Stagi ha colto nel segno: perché il Signor Jean Jacques Lozach, che ha parlato di altri numerosi sport coinvolti. non ha fatto l'elenco delle specialità e dei diretti interessati? Oggi il mondo gira a 360° per pubblicità , scoop, sensazionalità. Tutto quello che è negativo viene scartato a priori, con un indicibile danno del soggetto colpito. Dunque il ciclismo viene affossato per mancanza di tesserati, gare , sponsors a vantaggio di altri sports che sembrano immacolati ma hanno tanti dei quei problemi da far impallidire. Quindi se la legge deve essere uguale per tutti che gli altri sports vengano trattati come viene meschinamente trattato il ciclismo. Non voglio dire che problema comune è mezzo gaudio ma l'onesta intellettuale deve essere soprattutto di chi pensa di applicare le leggi.

24 luglio 2013 23:31 lele
Me la rido in attesa della replica delle verginelle italiane!

Nulla da aggiungere.
24 luglio 2013 23:42 valentissimo
Concordo con la sua analisi punto per punto, l'unico appunto lo farei sul periodo dei 4 anni per rianalizzare i campioni, sono troppo pochi e ne aggiungerei almeno un paio, per essere più in linea con la maggior velocità del doping, rispetto all'antidoping.

4 o 6 anni?
25 luglio 2013 09:02 marcog
oppure ancora di più? e nel frattempo? Tour dei 100 anni vinto da Froome con numeri da circo (veri o falsi che possano essere), cosa ne facciamo? lo teniamo fermo in attesa di omologazione per 4-6-8 anni? Ed i festeggiamenti, il podio, o li rimandiamo ad momento della scadenza del periodo di controllo oppure, in caso di controlli positivi, li rifacciamo per il secondo oppure per il terzo ecc.... ecc....
Scusi Dott. Stagi, capisco il suo punto di vista ma secondo me il risultato va acquisito come definitivo nei termini attuali (per questo i 7 tour de Texano per me restano suoi), si deve cambiare la regola della punizione: alla prima infrazione, su pubblica piazza, il taglio della tessera di affiliazione e da li in poi non ci si potrà più affiliare a nessun sport riconosciuto dal Cio (neppure il biliardino).
saluti
Marco

Ipocrisia
25 luglio 2013 09:03 Leone
La storia è sempre quella: Beppone e Don Camillo, guardie e ladri, Guelfi e Ghibellini...non se ne esce. O atrofizziamo il cervello di coloro che "applicano la scienza e la medicina allo sport" oppure non c'è via di uscita. Ritengo stupido, ipocrita e quasi infantile, ma sicuramente offensivo per la nostra intelligenza, che anche una sola persona al mondo (men che mai un francese) ci voglia convincere del contrario!

CARTELLINO DELL'ATLETA E SCIOPERO IMMEDIATO
25 luglio 2013 12:27 tanev
Caro Direttore, concordo totalmente con il suo articolo.
a mio modo di vedere il ciclismo deve riformarsi. Come?
1) Le squadre devono acquistare il cartellino dell'atleta come nel calcio e quindi scriverlo nel proprio stato patrimoniale come bene strumentale. Proprio come accade nel calcio.
In questo modo la squadra come entità economica avrà tutto l'interesse a curare e far crescere nel miglior modo possibile il proprio atleta per valorizzare il suo cartellino. Inoltre in caso di eventi spiacevoli, il corridore non sarà lasciato da solo di fronte a spese legali spesso insormontabili, ma avrà a suo fianco la società che avrà tutto l'interesse a difenderne il valore economico.
2) I corridori dovrebbero a mio modo di vedere, interrompere l'attività agonistica con uno SCIOPERO GENERALE DI CATEGORIA per pretendere un riequilibrio del sistema e del rispetto dei loro diritti più che pensare a difendere piccoli interessi, “momentanei” fra l'altro, prendendosi cura solo del proprio piccolo orticello. Da essere umano penso si siano superati tutti i limiti in merito al rispetto della dignità umana per una serie di ragioni che ogni persona di buon senso e ben informata in materia può comprendere da sé. Credo quindi che se una categoria non si coalizza nella difesa della propria attività, ma si frammenta e si nasconde, mi chiedo chi debba pensare a difenderli. Non si sono resi conto i signori corridori, che ormai tutte le loro prestazioni sono accerchiate dal dubbio e dal sospetto generale e che da un po', se gli ordini di arrivo fossero scritti a matita, si eviterebbe un inutile spreco di inchiostro e carta? Basta prendere esempio dalla categoria dei calciatori, oppure dall'esempio dato dai giocatori di basket NBA qualche mese fa...non mi sembra un'impresa! State certi che anche se veniste licenziati tutti in tronco, un Giro d'Italia o un Tour de France non potrebbero farlo correre a dei ragazzini appena pescati dalle categorie minori in vostra sostituzione, non avrebbe né credito sportivo né valore commerciale. Credo sia ora di interrompere questo circolo omertoso autolesionista.
Si può dare colpe a destra e manca finché si vuole, contestare l'incapacità politica dei nostri rappresentanti (anche se giustificate), contestare l'operato e il potere dei team manager, ma da che mondo è mondo sono i diretti interessati a doversi difendere e proteggere da soli e l'unico modo conosciuto al mondo d'oggi è la coalizione delle forze.
Cordiali saluti . Tanevini Fabio

Gazzetta dello Sport
25 luglio 2013 15:29 emmemme53
Oggi Gianluca Gialanella, riprendendo le parole di Lozach, ricorda che la Commissione ha appurato che gli sports coinvolti sono una decina, in particolare calcio e rugby, e il ciclismo occupa soltanto poche pagine del nostro rapporto. Il nostro compito era quello di verificare lo stato della lotta al doping e far prendere coscienza al ciclismo della strada da fare. MORALE: OGGI DI QUEL RAPPORTO E DELLA COMMISSIONE SI PARLA IN TUTTO IL MONDO SOPRATTUTTO DEL CICLISMO, MA GLI ALTRI SPORT COINVOLTI COSA FANNO???? Hai voglia a dire che il ciclismo è sempre nella bufera se gli altri sono sempre in volontario letargo e con la testa sotto la sabbia oppure fanno il gioco delle tre scimmiette.

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