Senato Francese. 60 proposte contro il doping. LIVE

DOPING | 24/07/2013 | 10:41
È Jean François Humbert, presidente della Commissione d'Inchiesta sulla Lotta al Doping, ad aprire la conferenza stampa stamane al Senato Francese per presentare il rapprto della Commissione. E la prima bacchettata è ai suoi colleghi senatori: «Il nostro dovere era quello di mantenere il silenzio, invece abbiamo letto indiscrezioni e significa che qualcuno non ha mantenuto fede al suo impegno di senatore. Quanto all'inchiesta, abbiamo ascoltato 86 persone per un totale di oltre 69 ore di audizione senza contare i viaggi in America e a Chateny Malabry, abbiamo seguito 15 sport tra i quali rugby e football e non solo il ciclismo. Abbiamo seguito il massimo impegno nell'equità, abbiamo lavorato con impegno mantenendo i tempi fissati, abbiamo accolto di rinviare di una settimana la nostra presentazione: ora il Tour è finito, abbiamo un bel vincitore e non abbiamo notizie di fatti di doping. Il nostro lavoro è mirato ad avanzare nuove proposte per la lotta al doping».

La parola passa ora al relatore Jean Jacques Lozach: «La lotta contro il doping ha dei risvolti sanitari ed effetti nefasti sulla salute degli sportivi che si manifestano in particolare nel settore degli amatori, dove il pericolo diventa maggiore. Il doping è un fenomeno sociale in tutto il mondo, alimentato dallo sport spettacolo e soprattutto dall'arrivo di capitali enormi nel mondo dello sport» Il nostro compito era quello di verificare lo stato della lotta al doping nel nostro paese e avanzare nuove proposte. Secondo noi, parlare di doping non nuoce allo sport, ma contribuisce a far conoscere il lavoro di chi lotta contro il doping, a far conoscere gli effetti delle pratiche illecite.
Le audizioni ci hanno permesso di stabilire che: la Francia è tra le prime nazioni al mondo nel campo della lotta al doping, ma bisogna continuare a correre nelle posizioni di testa. Purtroppo non abbiamo conoscenze sufficienti a livello statistico dell'utilizzo di sostanze e del loro traffico. Le organizzazioni nazionali devono avere maggiore libertà di azione, in particolare nelle grandi manifestazioni internazionali. Controlli a sorpresa e ciblage sono fondamentali, ma dobbiamo constatare come il solo laboratorio di Chatenay Malabry sia insufficiente di fronte alla mole di lavoro da svolgere. Occorre anche uniformità nelle sanzioni: tra paese e paese e tra sport e sport. E soprattutto dobbiamo contstatate come ogni singolo ente non sia in grado di lavorare in cooperazione con gli altri: tutti hanno elementi a loro disposizione, ma non riescono a metterli al servizio degli altri».

«La proposta è che il Ministero dello Sport e la AFLD promuovano studi sulla diffusione del doping e sugli effetti dannosi dell'assunzione di sostanze dopanti. Abbiamo 17 proposte da avanzare nel campo della prevenzione: servono azioni efficaci al livello regionale, nazionale e internazionale».

«Abbiamo notato come calendari sovraccarichi di appuntamenti favoriscano il ricorso al doping e quindi inviteremo le Federazioni a riflettere su questo argomento. Importante è una riforma delle sanzioni: proponiamo che a comminarle non siano più le Federazioni, ma la AFLD. Per tutto e per tutti. E bisogna favorire la cooperazione degli sportivi per ricostruire le filiere del doping».

Lozach risponde poi a diverse domande, tra le quali quella sulla lista del Tour 1998: «Abbiamo lavorato su tutti gli sport in generale, non abbiamo puntato solo sul ciclismo. Abbiamo deciso di pubblicare, nel volume degli allegati al rapporto, il borderò dei prelievi del Tour 1998 e 1999, non la lista che voi aspettate, non è una lista di sportivi. Lo stesso presidente della Federazione Ciclistica ha chiesto che sia fatta finalmente pulizia ed il suo è un atto di coraggio. Ma mi piace sottolineare che queste sono solo poche pagine in un volume di 800 che contiene ben altri documenti. E a proposito di ciclismo aggiungo: non c'è nulla che giustifichi i sospetti nei confronti di Chris Froome oggi, può darsi che ci sia tra due o tre anni. Noi crediamo nell'importanza dei controlli retroattivi e invitiamo a continuare su questa strada. Comunque, per chiudere con la famosa lista: non conosciamo i nomi e non ci sarà alcun tipo di punizione nei confronti dei corridori oggetto dei controlli retroattivi. La Spagna? Ha colmato il gap ed è andata anche oltre la Francia: oggi i controlli a sorpresa sono molti più efficaci in Spagna che in Francia, visto che possono essere effettuati in orari notturni».

E ancora: «Consentitemi di dire che ho apprezzato le parole di Jacky Durand che non ha negato nulla, ma ha tenuto a precisare - da campione e da uomo vero - che gli errori commessi dalla sua generazione non devono pesare sul ciclismo di oggi, che è tutt'altra cosa».
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COMMENTI
Stanno sempre un passo avanti.
24 luglio 2013 16:01 Bastiano
E' inutile, dobbiamo ammettere che i cugini transalpini, stanno sempre un passo avanti rispetto a noi. Loro hanno avuto il coraggio di fare quello che noi non facciamo, loro hanno avuto il coraggio di dire che i controlli retroattivi sui campioni prelevati sono la strada giusta, hanno chiesto l'uniformità delle pene (capito Di Rocco!, hanno ammesso che i pentiti sono fondamentali nella lotta al doping. Noi invece, ci nascondiamo ancora dietro un dito.

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