DOPING | 24/06/2013 | 19:17 Laurent Jalabert positivo all’EPO al Tour de France 1998. È quello che dicono dei test retroattivi svolto nel 2004 dall’AFLD su un campione d’urina del corridore francese. Questi test erano stati realizzati in forma anonima, ma la commissione d’inchiesta senatoriale sull’efficacia della lotta contro il doping in Francia ha chiesto che ai campioni fosse abbinato un nome ed ecco la notizia della positività di Jalabert.
L’ex ct francese correva in quell’anno nella Once di Manolo Saiz, che è appena stato assolto nel processo sull’Operacion Puerto. Sostanza che non poteva essere scoperta nel 1998, l’Epo era presente in quasi tutti i campioni riesaminati nel 2004. Aspettiamoci quindi prossimi nomi e aggiornamenti.
Dorando Pietri nel 1898 si metteva le dita nel naso.
che noia...
24 giugno 2013 21:19superpiter
per sapere i nomi basta avere l'elenco partenti... 95% di possibilità di azzeccarci..
Scoperta dell'acqua calda...........
24 giugno 2013 22:06gass53
.............oh del uovo di Colombo!!!!! Fate voi
Che rapidità!!!!
24 giugno 2013 22:47kalpana
Niente da dire, ragazzi, onore al merito all'AFLD che con grande tempestività
hanno reso noti i risultati sui campioni di urina di Jajà del '98.
Siamo in attesa del risultato delle analisi sangue/urina di Maurice Garin...
A presto!
Marco Mazzucchelli
Busto A. (Va)
1998 non il suo anno migliore
24 giugno 2013 22:49mailman
Chissà cosa succedeva nel 1995 il suo anno migliore
24 giugno 2013 22:50lele
Foto che parla da sola! Se A e' uguale a B e B e' uguale a C......secondo la proprieta'.......
BELLA QUESTA
25 giugno 2013 01:03girapedali
Nel 1983 ho rubato ciliegie dalla pianta del vicino, tutti i ragazzi del vicinato le mangiavano....... adesso il contadino mi sta accusando di furto di ciliegie........ e la pianta non c'è più. Ma pensa te !!!!
25 giugno 2013 01:07girapedali
Dimenticavo...... il contadino mi vedeva rubare le ciliegie.... ma allora non diceva nulla !!!!
attention s'il vous plaît
25 giugno 2013 04:56lupin3
è di questi giorni la positività di Petit Breton...
avati così
25 giugno 2013 08:42marcog
che di questo passo chiudiamo tutto!!! Ormai è un dato di fatto che qualunque atleta che abbia gareggiato a partire dal record dell'ora di Moser abbia ingurgitato di tutto e di più. Ora basta. Serve una pietra tombale su tutto, si riparta da zero con regole certe e severe per tutti (per tutti intendo tutti gli sport): radiazione a vita alla prima positività e l'impossibilità di accedere a nessuna affiliazione Coni a vita (neppure nel gioco delle biglie se sotto il Coni)
Marco
Ancora?
25 giugno 2013 10:28Bastiano
Smettiamola di fare i processi a chi non corre più da tempo e cerchiamo di fermare i furbetti attuali con norme un po più credibili.
Partiamo da almeno 4 anni per una positività, poi faremo gli sconti, anche sensibili, per chi confessa ed aiuta a smascherare organizzazioni dedite al doping. A questo aggiungerei l'obbligo di rianalizzare i camioni dopo 6/7 anni dal prelievo ed in caso di positività, il sequestro di tutti i premi vinti in carriera.
Mi pare che sarebbe già una buona partenza, non le chiacchiere di chi si vuole fare solo pubblicità, sulle spalle di un sistema che si vuole mantenere malato a tutti i costi.
Basta con questi processi alle cariatidi!
25 giugno 2013 15:40teos
Oramai sono date per assodate le pratiche cui o consenzienti o all'oscuro venivano sottoposti gli atleti, e di fatto tutte le gare più che falsate dall'imbecillità di qualcuno erano macchiate dagli scheletri nell'armadio di tutti. Come detto da chi mi ha preceduto, mettiamoci una pietra tombale sopra e piuttosto destiniamo tutti gli sforzi e le risorse (sia etici che economici) a che il ciclismo, e sopratutto la mentalità di chi lo pratica, cambi definitivamente. Partendo dai DILETTANTI!
Quelle pseudo-imprese di campioni a metà
25 giugno 2013 16:19Bartoli64
Lasciando stare alcuni post - a mio avviso inopportunamente ironici - ci sta pure che questa della positività di Jalabert non sia poi stà gran notizia. Jajà, infatti, rappresenta una delle “metamorfosi” più riuscite dei mitici anni ’90.
Passato da buon velocista (comunque inferiore rispetto agli sprinter puri), il francese, nel giro di pochissimi anni, si trasformò in cacciatore di Classiche (all’attivo una Sanremo e un Lombardia) fino a vincere una durissima edizione della Vuelta dove spadroneggiò sin dalle primissime tappe.
Per quanto riguarda le Classiche, particolarmente indicativa fu la prestazione offerta al Lombardia del 1997, allorquando mise in riga Bartoli e Casagrande che in salita volevano metterlo in difficoltà, ma poi, accortisi che il francese girava con 2 denti in meno sul rapporto e che, accelerando solo un po’, era lui a mettere in difficoltà loro, si convinsero che era meglio tirare sin sul traguardo per mettere in cassaforte il piazzamento (e i punti della CDM) piuttosto che sperare in una sua improbabile defaillance.
Che dire poi di quanto raccontò l’ex corridore Erwann Mentheour che nel suo famoso libro “Il mio doping”, pur non facendo nessuna rivelazione sull’asso di Manzament, illustrò la sua sorprendente facilità nell’andare in salita tirando rapporti impossibili per i più ma con la bocca appena socchiusa?
Credo sia inutile, inoltre, fare dell’ilarità sulla AFLD, primo perché è stato uno dei primissimi Organismi a combattere veramente (ed efficacemente) il doping in Europa, secondo perché ha condotto gli accertamenti su Jalabert non appena le tecniche di ricerca hanno consentito controlli postumi, e non è certo colpa della AFLD se su questi stessi controlli (su chi prima vigeva l’anonimato dei controllati) oggi è stata invece imposta la diffusione dei nomi.
La realtà di quegli anni è ormai nota, con una diffusione di sostanze dopanti che nel ciclismo sfiorava il 100% degli atleti.
Personalmente credo che una sorta di amnistia, a questo punto, sia perlomeno opportuna, anche perché non sembra avere molto senso l’accusare un atleta di aver barato a distanza di molti anni, oltretutto quando a barare era anche la quasi totalità dei suoi colleghi. Lavorare in quegli anni, senza mandarsi nelle vene belle dosi di “necessario veleno”, infatti, era cosa praticamente impossibile.
Azzeriamo quegli anni nefasti, nella consapevolezza che, più che a gare e relative vittorie, abbiamo assistito e dei bei “film”.
L’ingiustizia è ormai fatta e nessuno risarcirà mai quei pochissimi corridori come Gilles Delion e Rubens Bertogliati che – con grande dignità e onestà intellettuale - rifiutarono la collusione con la farmacia proibita precludendosi vittorie, fama e denaro.
E’ di fronte a questi corridori che il ciclismo dovrebbe rendere doveroso omaggio, piuttosto che continuare ad osannare le pseudo-imprese di questi campioni a metà.
Bartoli64
@Bartoli64
25 giugno 2013 17:19teos
Amen.
Per gass53
25 giugno 2013 22:34Monti1970
Ho visto che ha pubblicato alcuni miei post di febbraio dopo la positività di di Luca . Ebbene se vuole lo ripeto: un ciclista( o qualunque sportivo)che ha scontato la squalifica,di qualunque entità essa sia,ha il diritto di partecipare alle competizioni , che si chiami DiLuca ,Garzelli o chiunque altro. Queste sono leggi che non ho fatto ne io è ne lei grass53. Poi se successivamente uno questi vieni ritrovato positivo ho colpa io????????????????????????? Gli ho dato io l'epo a Di Luca?????????????????????????????????????????????????????????????????????
bartoli 64
25 giugno 2013 23:06carlino
Come fa ad essere convinto di BERTOGLIATI e DELION?? Lo ha detto la mamma??
I meriti di pochissimi ed il "cialtronismo" generalizzato
26 giugno 2013 09:14Bartoli64
Che Delion e Bertogliati NON fossero mai collusi con il doping non sono io a sancirlo, però esistono numerose voci nel gruppo che - proprio in quegli anni - “additavano” i due come vere e proprie “mosche bianche”.
Nel libro che (per primo) alzò il velo sulle pratiche che imperavano nel ciclismo durante gli anni ‘80e ’90, il corridore francese Erwann Mentheour definì Delion come un “bizzarro” che rifiutava di assumere qualsiasi sostanza, convinto com’era che bisognasse correre SOLO con le proprie forze.
Quanto a Bertogliati posso dirle che, già da dilettante, era un bel problema fargli prendere anche dei semplici sali minerali, mentre le vitamine (che la squadra gli consegnava) finivano regolarmente nel fondo dei suoi cassetti, tanto che i suoi compagni erano usi andare da lui quando finivano anzitempo la dotazione che gli era stata fornita, e questi fatti mi furono raccontati in maniera dettagliata da un suo ex compagno di squadra.
Vede caro Carlino, fare del “cialtronismo” generalizzato su un ambiente fortemente corrotto è facile per chiunque (anche per lei), cosa diversa è però riconoscere i meriti morali e sportivi di quei pochissimi atleti che dissero fortemente NO al doping quanto tutto il resto del plotone, dai campioni agli ultimi dei gregari, dirigenti, tecnici e massaggiatori compresi, c’erano dentro mani e piedi.
Per parlare di queste cose - oltre a non essere dei cialtroni - bisogna però aver letto qualcosa sulla storia di quegli anni, o avere una minima conoscenza dei fatti.
Ma a lei, evidentemente, la mamma questo non deve averlo detto.
Stia bene così…
Bartoli64
A questo punto mi chiedo
26 giugno 2013 23:15Monti1970
Cosa aspettano a restituire ad Armstrong tutto quello che gli hanno tolto nella sua carriera? Visto che in quell'epoca si dopavano tutti( al 99%) dovevano lasciare tutto come era . Sarebbe opportuno restituir gli tutto quello che gli hanno tolto ingiustamente
C'è crimine e crimine
27 giugno 2013 14:56Bartoli64
Prima di parlare (a vanvera) di improbabili “restituzioni” ad Armstrong (che col ciclismo ci si è stra-arricchito comunque) bisognerebbe capire quanto lui, e quelli come lui, hanno tolto ai loro pochissimi colleghi onesti oltreché al ciclismo, alla sua storia e alla sua credibilità.
Dire che in quegli anni si dopavano quasi tutti è una scriminante che non regge, anche perché il texano ha spadroneggiato al Tour per quasi un decennio - spesso irridendo gli avversari - con prestazioni che di umano non avevano praticamente nulla.
I francesi gliela avevano giurata e, grazie alle nuove tecniche di ricerca, hanno sbandierato quello che l’americano aveva mandato dentro. L’appoggio fornito poi dalla USADA ha fatto il resto, inchiodandolo finalmente alle sue pesantissime responsabilità.
Finché vinci corse (anche importanti) è un conto, ma quando poi ti impadronisci letteralmente di una “leggenda sportiva” com’è il Tour le cose cambiano, e bene hanno fatto gli investigatori dell’antidoping a fargliela pagare tutta, affinché nessun uomo possa più in futuro commettere un vero e proprio “crimine sportivo” in maniera così sfacciata e così continuata.
Che poi si decida di mettere un freno alle inquisizioni sul ciclismo dei mitici anni ’90 è tutto un altro paio di maniche, primo perché non tutti i campioni biologici di quegli anni sono ancora esistenti, secondo perché non ha più molto senso tirare la rete per incastrare dei colpevoli quando da quella stessa rete ne sono ormai sfuggiti moltissimi.
Gli atleti, comunque, devono sapere che (perlomeno nelle corse HC) i loro campioni biologici oggi possono essere conservati per anni e ri-analizzati in futuro per scoprire, con nuove tecniche di ricerca, la presenza di eventuali sostanze e metodi dopanti che però, allo stato attuale, non possono ancora essere rintracciati.
Bartoli64
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