SICILIA. Rosario Fina e la proposta di una svolta decisa

| 30/10/2012 | 16:13
Riceviamo e pubblichiamo questo documento di Rosario Fina:

Cari Amici,
avevamo chiuso l’ultima chiacchierata invitando il gatto e la volpe a rintanarsi definitivamente e, invece, loro, come sempre, hanno raddoppiato l’impegno.
Infatti, hanno intercettato qualche legittimo malumore e, per evitare di perdere pezzi, alla stregua del “Gatto e la volpe” di Bennato, hanno cominciato a promettere e, ad alcuni, hanno detto:

“Quanta fretta, ma dove corri, dove vai ? Se ci ascolti per un momento, capirai, lui è il gatto, ed io la volpe, stiamo in società, di noi ti puoi fidar. Puoi parlarci dei tuoi problemi, dei tuoi guai; i migliori in questo campo siamo noi; è una ditta specializzata fai un contratto e vedrai che non ti pentirai...
Noi scopriamo talenti e non sbagliamo mai; noi sapremo sfruttare le tue qualità; dacci solo quattro monete e ti iscriviamo al concorso per la celebrità...!
Non vedi che è un vero affare non perdere l’occasione, sennò poi te ne pentirai.
Non capita tutti i giorni di avere due consulenti, due impresari, che si fanno in quattro per te...!
Avanti non perder tempo firma qua: è un normale contratto, è una formalità; tu ci cedi tutti i diritti e noi faremo di te un divo da hit parade ! […]
Che fortuna che hai avuto ad incontrare noi; lui è il gatto ed io la volpe stiamo in società, di noi ti puoi fidare... di noi ti puoi fidar... di noi ti puoi fidar...” (Testo tratto da: Il gatto e la volpe di Edoardo Bennato).


Però, a differenza dei protagonisti della celebre canzone, nella nostra realtà a parlare non è la volpe, bensì il gatto. Infatti, come al solito, e soprattutto ora che è stanca delle fatiche che si è sobbarcata nell’ultimo quadriennio, la volpe se ne sta rintanata e ordisce le strategie, mentre il gatto, tronfio e consapevole propria forza, propone l’iscrizione al concorso nazionale per la celebrità.

Quindi, il nostro invito è stato declinato e rinviato al mittente, con buona pace di chi sperava in una liberazione pacifica del ciclismo siciliano e, tutto sommato, conveniente, soprattutto, per i gatti e le volpi.
Ma si sa come sono i gatti, fin quando non ci lasciano la zampa … loro continuano!
Le volpi, invece, dall’alto della loro proverbiale furbizia, sperano di poter continuare all’infinito … a dribblare le trappole, facendola sempre franca.

E noi, al contrario, che non siamo impresari specializzati nel proporre l’occupazione di scranni impegnativi, che richiedono abnegazione, impegno costante, spostamenti continui e sacrifici a scapito delle famiglie, che facciamo?

Beh, anche noi chiediamo aiuto a Bennato e, prendendo a prestito i versi di una bellissima sua canzone, diciamo ai veri appassionati di ciclismo:

“Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto, fino al mattino poi la strada la trovi da te, porta all’isola che non c’è.
Forse questo ti sembrerà strano ma la ragione ti ha un po’ preso la mano ed ora sei quasi convinto che non può esistere un’isola che non c’è.
E a pensarci, che pazzia è una favola, è solo fantasia e chi è saggio, chi è maturo lo sa: non può esistere nella realtà!....
Son d’accordo con voi non esiste una terra dove non ci son santi né eroi e se non ci son ladri, se non c’è mai la guerra forse è proprio l’isola che non c’è; che non c’è.
E non è un’invenzione e neanche un gioco di parole se ci credi ti basta perché, poi la strada la trovi da te.
Son d’accordo con voi: niente ladri e gendarmi ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza, né soldati né armi, forse è proprio l’isola che non c’è.... che non c’è.
Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto, fino al mattino poi la strada la trovi da te porta all’isola che non c’è.
E ti prendono in giro se continui a cercarla, ma non darti per vinto perché:
chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te” (Testo tratto da: L’isola che non c’è di Edoardo Bennato).

La Sicilia è l’isola in cui non c’è il ciclismo! E, quindi, ciclisticamente parlando, che razza di isola è?
Noi abbiamo intrapreso, in maniera irreversibile, il cammino per riportarvi il vero ciclismo a tutti i livelli.
Senza promesse vane o reali, che spesso risultano più deleterie di quelle vane, senza invocare chissà quali alchimie politico-elettoralistiche, noi vogliamo solo fare ciclismo per quattro anni consecutivi e vogliamo che lo facciano tutti gli appassionati, giovani e meno giovani, su strada e fuori strada.
Vogliamo che la nostra passione non venga soffocata da logiche che riescono a fuorviare anche appassionati che avrebbero ben altre possibilità di esprimersi, se liberi da vincoli contratti in occasione delle elezioni.

Pertanto, per dare un volto a coloro che intendono, veramente, riportare il ciclismo in Sicilia, è venuto il momento di uscire allo scoperto.
 
E’ venuto il momento di dichiarare da quale parte stiamo. Di dichiarare se vogliamo continuare ad essere burattini, alla stregua di pinocchio nel gatto e la volpe, senza identità e senza speranza di essere protagonisti in una dimensione di vero ciclismo, oppure, anche a costo di fare una seria, dura e costruttiva opposizione, mostrare la ferma e irreversibile volontà di cambiare per il bene del nostro ciclismo.

Allora, tracciamo idealmente due sponde: su una vi sono il gatto e la volpe che aspettano i talenti da lanciare in una ipotetica hit paraide nazionale e regionale, sull’altra sponda ci siamo noi: i pazzi che cercano di riportare il ciclismo nell’isola che non c’è!

A chi piace il ciclismo, piace la competizione. A chi piace la competizione, piace vincere. Per vincere bisogna osare. Anche a costo di stare al vento, e non nella pancia del gruppo degli anonimi, fin quando non si sarà tagliato, da vincitori, il traguardo.

Purtroppo per noi, questa non è una gara ciclistica. In quel caso si che sapremmo usare tecniche e strategie.
Questa è una battaglia senza esclusione di colpi che nulla ha a che vedere con la vera competizione sportiva.
Però, se non partecipiamo a questa battaglia epocale, non avremo mai, si mai, la speranza di uscire da questa condizione. Se una volta è già successo, anche se parzialmente, perché questa volta non dovrebbe succedere in pieno?

Il cambiamento dovrebbe essere un fatto naturale tutte le volte che i conduttori travisano la giusta dimensione e l’importanza della delega che altri hanno loro conferito.
Lasciare non è sempre e solo un atto di viltà! A volte può essere un atto d’amore nei confronti di qualcuno o verso un’idea. Ma per compiere un atto d’amore bisogna avere amato o amare ancora qualcuno o, nel nostro caso, il ciclismo.
Non mi sembra che sia questa la condizione attuale.

Allora, a noi la scelta: su quale sponda decidiamo di stare? Su quella cristallizzata della spersonalizzazione e del livellamento in basso, che tanto piace agli etero direttori? Oppure su quella irta di ostacoli, ma piena del fascino della scoperta e, per alcuni di noi, della riscoperta di un ciclismo che in un passano non tanto remoto tanto bene ha fatto parlare di sé?

Contiamoci fratelli del ciclismo siciliano! In tutti i sensi.

A presto.
Rosario Fina

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