Dopo anni di dominio inglese oggi il Piccolo trofeo Binda – Valli del Verbano, gara di Coppa delle Nazioni junior, ha visto il successo dell'olandese Megan Arens (Grouwels – Watersley) che sul traguardo di Cittiglio ha battuto la compagna di squadra,...
Premesso che personalmente non capisco il senso delle “miste”, ma come si direbbe a scuola, non voglio andare fuori tema, dal momento che questa possibilità esiste, se così fosse, è giusto ammettere che esiste una lacuna normativa, e che può anche essere giusto colmarla, ma al momento della gara (25 aprile), questo non è un compito demandato alla giuria! Il giudice deve applicare le norme, non inventarle dove queste non ci sono, ne tanto meno interpretarle a suo insindacabile parere! Così facendo, ha arrecato danno alle atlete e agli organizzatori.
Va inoltre aggiunto che spesso, alle gare femminili, vengono create “forzatamente”squadre miste, composte anche da 3 formazioni differenti, che nemmeno si conoscono tra loro, al fine di garantire l’assistenza meccanica delle atlete e quanto necessario alle stesse. Un’iniziativa lodevole, fatta col buon senso di chi cerca di far sopravvivere un movimento che annaspa un po’! Quindi, al di là che esista o meno un regolamento più chiaro e preciso in merito, perché non usare buon senso e intelligenza!?
Faccio due riflessioni:
La prima: Possibile accorpare 3 squadre italiane che nemmeno si conoscono tra loro per dare loro assistenza, e non accorpare tra loro 2 parti della medesima società solo perché affiliate in nazioni diverse?
La seconda: Se un atleta disattende un regolamento (mi riferisco a regolamenti tecnici) viene giustamente sanzionato, secondo il principio per cui deve conoscere i regolamenti in quanto tesserato (La legge non ammette ignoranza). Voglio ricordare che non esistono corsi di formazione sui regolamenti per gli atleti. In maniera differente, un Giudice, formato a spese della Federazione e quindi delle società (nel 2010 i costi di Affiliazione e Tesseramento sono praticamente più che raddoppiati!) può permettersi di prendere una decisione così importante, dimostrando di non conoscere il regolamento senza incorrere in nessun provvedimento.
Francamente mi pare gli atleti siano diventati sempre più (anche se con le loro grandi colpe) l’oggetto su cui ognuno possa speculare, dimenticando che gli atleti sono i protagonisti, i soggetti principali di questo sport e meritano più rispetto!
Concludo esprimendo solidarietà prima di tutto alle ragazze, alle quali, apparentemente, nessuna norma vietava di poter prendere il via alla gara, in secondo luogo alle loro società e la Sig. Chirio che ha posto l’attenzione su questo episodio e mi auguro che si voglia mettere davvero più attenzione a un movimento che continua ad essere abbandonato a se stesso col risultato che, anche qui, come in pista, le nazioni straniere ci stanno dando serie lezioni di “ciclismo”!