| 26/05/2004 | 00:00 L' indagine sul doping che ha scosso oggi il mondo dello sport - con l’operazione denominata “Oil for drug” - è nata dopo la morte di un ciclista in Toscana e in seguito alla registrazione di numerosi malori soprattutto tra ciclisti dilettanti. Lo hanno spiegato gli investigatori, coordinati dal colonnello dei Nas Stefano Ortolani nel corso della conferenza stampa che si e' tenuta nella sede di piazza Albania a Roma. L'inchiesta, partita nel mese di giugno dello scorso anno, si è' sviluppata nell'ambiente del ciclismo amatoriale, da cui sono emersi subito preoccupanti collegamenti tra i corridori di alcune società e i tecnici preparatori, ma anche medici, e l'uso indiscriminato di farmaci ad azione dopante ''ai fini dell'esaltazione delle prestazioni agonistiche, per altro sospettate di aver provocato il decesso di alcuni ciclisti amatoriali. Le indagini sono continuate attraverso intercettazioni, controllo e pedinamento. Dalle indagini è emerso uno spaccato preoccupante perché vi sono molti atleti che sono vittime. Abbiamo scoperto aspetti di assuefazione nei tempi brevi e danni gravi per l' uso protratto del doping soprattutto nel settore dei non professionisti - ha detto il pm Paolo Ferraro -. Vi è un uso disperato di sostanze dopanti e sicuramente un fenomeno di sfruttamento degli atleti che richiede la necessità di interventi».
Tra i 138 indagati vi sono 15 ciclisti professionisti (otto presenti al Giro: Galletti, Scirea, Mazzoleni, Speziletti, sacchi, Muraglia, Marzoli e Simone Masciarelli) e 77 dilettanti e amatori. Con loro altri sette atleti di varie specialità (tra cui l'atletica leggera: il campione del mondo dell’asta Giusepep Gibilisco, il discobolo Vizzoni e la maratoneta Fiacconi). Sul registro degli indagati della procura di Roma sono stati iscritti anche i nomi di nove infermieri che lavorano presso ospedali e strutture pubbliche di cui fanno parte fisioterapisti e massaggiatori di societa' sportive; due medici, cinque medici farmacisti, nove direttori sportivi di squadre diverse di ciclismo amatoriale, e altre nove persone che hanno avuto ruoli differenti a seconda della singola posizione. Tra le strutture pubbliche perquisite vi sono l'ospedale militare del Celio e il Policlinico a Roma, l' Ospedale Santa Chiara a Pisa (in particolare i reparti di oncologia e ortopedia dove vengono utilizzate le sostanze utili per il doping) e l' Ospedale Civile di Viareggio.
Il dottor Carlo Santuccione, indicato tra i principali indagati nell'operazione dei Nas contro il doping fra gli atleti, figurava già tra gli inquisiti, nel 1998, nell'ambito dell'inchiesta sul doping nel ciclismo che coinvolse l'allora rettore dell'Università di Ferrara, Francesco Conconi, condotta dalla Procura di Ferrara. L'indagine - il Pm era Pierguido Soprani - era nata dal dossier presentato nel 1996 dal direttore del settore ricerca e sperimentazione del Coni, Sandro Donati. A Santuccione - allora preparatore atletico, fra gli altri, del ciclista Rodolfo Massi - erano contestati i reati di illecito sportivo e di somministrazione di farmaci pericolosi alla salute. Le ipotesi dell'accusa seguivano una traccia precisa, ovvero se il Coni finanziasse il Centro di Conconi, impegnato nella ricerca. Il nome del medico pescarese tornò, nel 2001, in uno degli stralci prodotti dall'inchiesta, conclusasi poi con l'assoluzione di Conconi nel novembre 2003 per prescrizione dei reati. I dodici stralci erano stati inviati per competenza territoriale ad altrettante Procure di tutta Italia e riguardavano complessivamente una ventina di persone, tra Ct, direttori sportivi, medici e ciclisti, questi ultimi accusati di ricettazione. Nella maggior parte degli stralci era ipotizzata la frode sportiva come reato principale.
Collegamenti tra i corridori di alcune societa', di tecnici preparatori e medici nell'uso indiscriminato di farmaci ad azione dopante per il miglioramento delle prestazioni agonistiche, prestazioni sospettate di aver provocato la morte di alcuni ciclisti amatoriali. Lo sviluppo delle indagini, alle quali prendono parte anche i Nas di Viterbo e di Latina, hanno avuto un'impennata grazie anche ad intercettazioni telefoniche, pedinamenti e riprese video e fotografiche che portavano all'individuazione di un sodalizio che gestiva da anni una rilevante fetta dell'illecito mercato nella zona dell'Italia centrale, in particolare Lazio, Abruzzo e Toscana. Sodalizio che andava a coprire tutte le attivita' connesse al doping, dal procacciamento al commercio, dalla prescrizione alla somministrazione, con la possibilita' di condizionare, se non eludere completamente, i controlli antidoping conoscendo in anticipo le date e i nominativi degli atleti da sottoporvi. Nell'ambito dell'inchiesta sono inoltre emersi canali di approvvigionamento delle sostanze in alcune strutture sanitarie pubbliche dove, grazie ad infermieri compiacenti, venivano sottratte specialita' medicinali e materiali per emo-trasfusione, nonche' tre farmacie nel Lazio e in Toscana che fungevano da luogo di rifornimento degli atleti. Nel quadro degli accertamenti e' stata sequestrata una partita di ormone della crescita (Gh) di provenienza lituana, intercettata lo scorso marzo nei pressi del confine italo-sloveno, di sospetta provenienza umana. L'inquietante ipotesi degli investigatori e' che la partita sia stata ottenuta non con tecniche di ingegneria genetica, ma estratta da ipofisi di cadaveri. Le perquisizioni sono state eseguite in 28 citta' delle regioni: Toscana, Lazio, Abruzzo, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Lombardia, Puglia, Basilicata e Sicilia. Negli accertamenti e' coinvolto anche un funzionario della Federciclismo
Nessun sequestro di materiali o sostanze dopanti e' stato fatto per le otto perquisizioni effettuate al Giro d'Italia. Nel corso della operazione, che prevedeva la perquisizione di otto ciclisti, i carabinieri hanno individuato anche un cicloamatore di Rieti, Maurizio Spadoni, che era al Giro in qualita' di meccanico e autista per la Formaggi Pinzolo. Si e' appreso che i due corridori della Domina Vacanze, Galletti e Scirea, hanno fatto la verbalizzazione della perquisizione nella caserma dei carabinieri e non in albergo come e' avvenuto per tutti gli altri ciclisti, solo per l'impossibilita' materiale di stilare il verbale nell'albergo della squadra.
Come spesso e' accaduto nelle inchiesta sul doping, anche questa volta gli investigatori del Nas che ascoltavano le telefonate dei commercianti di sostanze proibite si sono imbattuti in un linguaggio di copertura per indicare la consegna dei farmaci che potenziano le prestazioni sportive. Nell' inchiesta della Procura di Roma che ha portato all' operazione di oggi, ad un certo punto i carabinieri hanno sentito una telefonata in cui si parlava di una consegna di 30 ruote. La consegna, avvenuta sotto gli occhi dei militari, fu in realta' di un sacchettino. Le ruote - hanno cosi' scoperto gli investigatori - indicavano la quantita' di prodotti proibiti. Oltre di ruote nelle telefonate si parlava di raggi: ad esempio di ''30 ruote da 40 raggi''. La traduzione e': 30 confezioni da 40mila unita'. I vasi di miele poi indicavano l' Epo, Lulu' voleva dire Lutrelef, un medicinale a base di ormoni. Nelle chiamate c' era spazio anche per ''il grande fratello'', un modo per indicare l' Igf, fattore di crescita insulino-simile. Comunque la ricerca di sostanze proibite nella operazione di oggi ha avuto esiti concretri: sono state sequestrate circa 1000 confezioni, a partire dall' Epo, apssando per Gh e Nesp, arrivando agli ormoni.
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