In seguito ad un articolo apparso questa mattina su «La Gazzeta dello Sport» a firma Marco Pastonesi e titolato «Bruseghin, la Lampre lo esclude», ecco la precisazione da parte del team blu-fucsia diretto da Beppe Saronni.
«Sono apparsi su un quotidiano sportivo di oggi, 30 agosto 2009, tentativi di spiegare i motivi che hanno portato alla mancata convocazione, da parte del nostro team, del corridore Marzio Bruseghin per il Giro del Veneto, corsa per la quale l'atleta era stato in un primo momento iscritto. Più che un tentativo di spiegazione, l'articolo si è rivelato piuttosto una prova di difesa non veritiera, con citazioni di attenuanti che non trovano riscontro nella realtà dei fatti. Questo è il racconto di Fabrizio Bontempi, direttore sportivo della Lampre-NGC designato per condurre la squadra al Giro del Veneto, il quale spiega come si è giunti alla mancata convocazione del corridore: «Già dal termine del Tour de France Bruseghin era a conoscenza del suo programma di corse per il finale di stagione e in questo programma era compreso il Giro del Veneto. A partire dalla mattina di lunedì 24 agosto ho provato a contattare con telefonate, messaggi in segreteria, un sms e una email il corridore per sapere se rispondeva in maniera positiva alla nostra convocazione per il Giro del Veneto e per comunicargli i dettagli logistici della trasferta. Nonostante avessi sin dal primo tentativo di contatto sottolineato l'urgenza con la quale necessitavo di comunicare con lui, Bruseghin mi ha richiamato solamente alle ore 20,40 circa di mercoledì 26 agosto: a quel punto gli ho comunicato che, dopo aver sentito il parere della società, per il Giro del Veneto avevo dovuto sostituirlo con una riserva, non avendo ricevuto risposta alla convocazione e non avendo potuto attendere oltre per organizzare con massaggiatori e meccanici la logistica della trasferta». Dalla ricostruzione dei fatti si desume che il comportamento tenuto dal corridore è in contrasto con alcune norme e comportamenti alla base della professione del ciclista. - Prima di tutto, non risultando reperibile per ben tre giorni, l'atleta ha potenzialmente rischiato la violazione delle norme antidoping del codice Uci-Wada: nel caso di Bruseghin, risultando irreperibile per tre giorni, per l'atleta sarebbe potuta scattare un'ammonizione ufficiale da parte dell'Uci (dopo la terza ammonizione il corridore viene sanzionato con una squalifica). - Il corridore ha potenzialmente rischiato la violazione delle norme antidoping Fci-Coni-Nado, secondo le quali la mancata reperibilità di un atleta porta all'apertura di un procedimento per mancato controllo antidoping. - Il corridore ha potenzialmente violato il codice sanitario interno della squadra: l'equipe medica del team effettua periodici controlli interni a sorpresa, soprattutto su atleti di primo piano e in vista di importanti appuntamenti, come nel caso di Bruseghin, possibile azzurro per i Mondiali di Mendrisio. Se il nostro staff medico avesse tentato di contattare il corridore per sapere dove condurre il controllo, non l'avrebbe trovato. - Il corridore non ha rispettato il regolamento comportamentale interno della squadra, discusso e approvato unanimamente dall'intero organico del team, e da tutti i corridori sempre rispettato. Il corridore si è reso responsabile di una mancata convocazione per una gara ed è reo di non aver rispettato le indicazioni del direttore sportivo del team. Quello che però riteniamo sia maggiormente grave, oltre a tutte queste potenziali ed effettive infrazioni regolamentari, è la mancanza di educazione e di rispetto che il corridore ha dimostrato nei confronti di coloro che lavorano da anni attorno a lui all'interno della squadra. Crediamo sia inoltre non corretto cercare attenuanti per tale comportamento, come accaduto sugli organi di stampa: episodi passati, per i quali riteniamo comunque che il corridore fosse in torto, sono stati utilizzati come scusanti per l'atleta, andando a comporre un tentativo di difesa che, come pensiamo di aver dimostrato con le informazioni che abbiamo appena fornito, si poggia su una base non reale».
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