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Filippo Pozzato è un innovatore col senso del campanile. Da quando fa l’organizzatore ha sempre cercato di portare nel ciclismo una visione ampia e idee nuove, con la provincia di Vicenza come scenario privilegiato. Veneto Classic, il redivivo Giro del Veneto, il mondiale gravel a Vicenza-Cittadella e l’Europeo ad Asiago ne sono un esempio. I primi due eventi e Serenissima Gravel sono confermati nell’ottobre 2025, con qualche gustosa novità. «Stiamo lavorando a una Veneto Classic anche al femminile – anticipa Pozzato, fondatore della PP Sport Events -. L’idea è quella di fare correre le ragazze lo stesso giorno ma con alcune ore di anticipo. Naturalmente dovremmo accorciare il percorso rispetto agli uomini, prevedendo un’altra partenza. Il finale sarà sempre nel Bassanese. In questo modo gli spettatori si godrebbero un doppio spettacolo. Sto pensando soprattutto al muro della Tisa. Il mio sogno sarebbe aggiungere un giorno anche gli juniores, categoria che secondo me oggi è cruciale. Rispetto agli anni scorsi, il percorso del finale toccherà anche le colline tra Fara e Breganze».
Nel 2024 si è cimentato come organizzatore di ciclocross, con un po’ di sfortuna...
«Purtroppo abbiamo dovuto annullare la prova di coppa del mondo in Sardegna per il vento. Ci riproveremo quest’anno, ma ci sposteremo sulle montagne».
Novità sul progetto di una World Tour italiana?
«Io non mollo, il sogno c’è sempre, ma si scontra con la mancanza di sponsor. La scalata al World Tour deve iniziare con una Professional, per la quale servono almeno 10 milioni. Speravo in uno sponsor, che però ha scelto un altro sport».
Parliamo di corse: come se la caverebbe Filippo Pozzato nel ciclismo di oggi?
«Faticherebbe di più. Ce ne sono cinque che volano, dietro a loro 30 fortissimi. Vincere è molto difficile, infatti la cerchia di chi ci riesce è ristretta. Oggi partono a 60 all’ora, fanno medie pazzesche. Molto divertente guardarli dal divano, ma a essere lì...».
I cinque sono Pogacar, Van der Poel, Van Aert, Evenepoel e Vingegaard: chi le piace di più?
«Pogacar si è messo uno scalino sopra a tutti, ma a me piace molto Van Aert. Ha un motore super, ci prova sempre, va forte su tutti i terreni».
Pogacar in versione pigliatutto esalta le corse o le rende più scontate?
«Secondo me con lui lo spettacolo ci guadagna perché corre con molto coraggio ed è imprevedibile, ha avvicinato molta gente al ciclismo. Non vedo l’ora di assistere alla sfida fra lui e Vingegaard al Tour. Nelle ultime due edizioni entrambi venivano da guai fisici, questo potrebbe essere l’anno della verità».
Dei pro’ vicentini chi la convince?
«De Pretto va forte e può crescere ancora. È un corridore moderno, tiene nei tratti duri ed è veloce. Anche Bruttomesso è un giovane interessante».
Si è da poco confermato Dagnoni al vertice della Fci, se dovesse dargli un consiglio?
«Le medaglie sono belle, eppure l’Italia non è mai stata così bassa nel ranking mondiale. Si parla tanto dell’assenza di una squadra World Tour, ma è il problema è al capo opposto, allargare la base, lavorare con i bambini. Bisogna creare politiche per avvicinare i ragazzi alla bici, rendere questo sport “sexy”, fare capire che il ciclismo è fatto di sacrifici ma è uno sport figo».
A proposito, c’è un Pozzato di cinque anni che potrebbe seguire le orme del padre…
«A mio figlio Giacomo io la bici l’ho comprata, non l’ha toccata e non l’ho forzato a farlo. Ora fa calcio. Spero che viva lo sport come un modo per divertirsi e stare bene, qualunque cosa scelga».
Intanto lei viene avvistato spesso in bici.
«Faccio due uscite a settimana. Pedalare mi piace ancora, anche se mi rompe trovare quelli che vanno di più».
Si è posto degli obiettivi?
«Vorrei fare meno fatica di quella che faccio adesso. Devo mettermi un po’ in forma per il Carnival Circuit che faremo il 4 marzo a Sandrigo, ma il mio vero obiettivo è un altro: perdere dieci chili».
da Il Giornale di Vicenza
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