Se i mesi di novembre e dicembre sono di semi-relax per molti corridori, per chi non ha un contratto sono i mesi più stressanti e angosciosi. Quest’anno nel calderone degli svincolati è finito anche Davide Gabburo, che dopo 4 anni in maglia VF Group-Bardiani CSF-Faizanè si ritrova a correre contro il tempo per cercare una squadra in vista del 2025.
«Purtroppo in questo momento sono al vento, senza nessuna sicurezza - ha detto il corridore veronese a tuttobiciweb -. Mi è stato comunicato che non avrei avuto il contratto rinnovato a settembre, proprio dopo la vittoria che avevo ottenuto al Tour of Istanbul. Non è stato ovviamente piacevole, sono rimasto un po’ spiazzato per le tempistiche, ma la situazione è questa e devo farmene una ragione».
Il finale di stagione di Gabburo è stato solido, ma la prima parte di 2024 è stato tutt’altro che roseo a causa di un problema, un falso allarme, che non era mai stato specificato pubblicamente. «Non è stata una stagione facile, soprattutto la prima parte - continua l’ormai ex corridore della VF Group, passato professionista nel 2019 con la Neri Sottoli dopo tanti anni di gavetta -. Una sera di marzo, mentre ero a casa con amici, sono svenuto di colpo e ho perso conoscenza per qualche secondo. In pronto soccorso l’hanno classificata come crisi epilettica. Ho preso una paura assurda. Ho perso l’idoneità sportiva e in poche settimane ho fatto i salti mortali per prenotare visite neurologiche e quant’altro. Dopo due mesi di accertamenti, è stato appurato che si trattava “solo” di un episodio sincopale (svenimento dovuto probabilmente da stress). Ho riottenuto l’idoneità sportiva ma ormai la preparazione per le grandi corse, in primis il Giro d’Italia, era compromessa. La seconda parte di stagione è andata meglio, mi sono messo a disposizione della squadra e i numeri erano buoni, fino alla vittoria in Turchia che mi ha fatto molto piacere. Paradossalmente mi ritrovo in questa situazione subito dopo la mia prima, vera, vittoria da professionista (aveva vinto il GP Alanya nel 2021, corsa però di categoria .2, ndr)».
Tornato dalle vacanze a Tenerife, Gabburo sta alternando l’attività fisica al lavoro in prima persona di ricerca di un team: «Sono senza procuratore, e questo non aiuta. Sto scrivendo mail a destra e sinistra, ma per il momento ho ricevuto solo risposte vaghe o non risposte. Mi sto tenendo attivo con palestra, corsa a piedi e qualche pedalata, e continuerò a fare vita da atleta sicuramente fino a Natale, con la speranza di ricevere una risposta da qualcuno. Credo di essere nel pieno della mia maturità fisica, sto bene e ho ancora qualcosa da dare. A 31 anni so che il ciclismo sta andando in un’altra direzione, verso i giovani, anzi i giovanissimi, ma ho il dovere di provarci fino alla fine. Se poi dovrò per forza di cose voltare pagina, lo farò».
La pista estera è quella al momento più battuta dal veronese: «Non sono sicuro di avere gli stimoli e l’età giusta per andare in una Continental. Ma se il progetto è buono, il calendario di gare è ricco, allora perché no? Ascolto tutto, ho ancora voglia di correre».
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