«Enzo Cainero era un amico fraterno, una delle persone alle quali ho voluto più bene, parte della mia vita e, francamente, lo porto sempre con me, senza dover dedicargli alcuna tappa, Enzo è Enzo: è sempre con me».
Mauro Vegni lo intercettiamo telefonicamente per sapere del Crostis, di questo progetto suggestivo ma anche molto complesso, che fece discutere tredici anni fa e ancora oggi è così. Il direttore del Giro d’Italia è come sua abitudine sintetico e preciso, senza tanti fronzoli: pane al pane, vino al vino. «Ho letto l’articolo di Antonio Simeoli, ma le cose stanno in un altro modo. È vero che la Regione mi ha chiesto di ricordare nel 2026 i cinquant’anni dalla tragedia del terremoto (6 maggio 1976) e le quasi mille vittime (990). Io il Crostis non l’ho mai preso in considerazione e le posso assicurare che non ce l’ho in mente. Così come è non si fa».