«Tra i 25 e i 35 milioni di euro come costi, prevedendo negozi ed attività commerciali per garantirne la sostenibilità economica. Il velodromo coperto che potrebbe essere realizzato su terreni privati a Segromigno, circa 20 mila metri quadrati, messi a disposizione da Ivano Fanini, patron più longevo e più vincente delle due ruote a pedali, avrebbe questi oneri». Lo dichiara Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Italiana Ciclismo che abbiamo raggiunto telefonicamente .
Come giudica la proposta di Ivano Fanini su un nuovo impianto in Lucchesia?
«Sarebbe perfetto, fondamentale non solo per Lucca e per la Toscana ma anche per il Centro Italia perché simili strutture purtroppo sono rare. Tenete presente che le piste scoperte in Italia sono 28, ma solo una, quella di Montichiari, indoor e una seconda, a Spresiano, Treviso, potrebbe essere pronta a medio termine. Quindi se venisse costruito anche a Lucca avrebbe un ruolo strategico per il Centro Italia».
Questo tipo di impianti dovrebbero coniugare l’attività sportiva con il business, nel senso di contenere anche attività commerciali e negozi?
«Assolutamente sì, non si può più prescindere da questo. Sapete come la pensano negli Stati Uniti, dove questa cultura è nata? “Head account”, le teste dei presenti che si contano. Devono poter venire anche le mamme che, mentre i figli si allenano in pista in bici, vanno dal parrucchiere oppure dall’estetista; o il padre che aspetta i suoi pargoli sorseggiando un aperitivo al bar. Il futuro dell’impiantistica è questo».
Il velodromo può diventare anche un luogo sicuro per fare ciclismo e quindi rimediare ad una specie di “crisi delle vocazioni”, con i genitori preoccupati di spedire i figli sulle strade ad allenarsi e che preferiscono altre discipline?
«E’ proprio così, i velodromi a quel punto diventerebbero come una palestra o la piscina, si fa sport in assoluta sicurezza. Ad oggi la metà dei tesserati che abbiamo è nel settore fuori strada, mountain bike ed altro, perché si ritiene più sicuro gareggiare nei prati o nei boschi che sulle strade. Ovviamente il pericolo c’è anche nel bosco, ma la percezione è questa».
Se fossero trovate le risorse, magari con il PNRR, quali sarebbero i tempi di realizzazione a Segromigno?
«Reperire i finanziamenti non sarà facile. Poi servono gli adeguamenti urbanistici. Ma nel momento in cui c’è lo start al cantiere e le ruspe entrano in campo, serviranno almeno due anni».
da QN La Nazione