«Sarà una bella Vuelta. Ci sono corridori che daranno spettacolo». Parola di Giuseppe Martinelli, uno che di grandi giri se ne intende e sa come si vincono.
Martino, la Uae dopo Giro e Tour con Pogacar vorrà fare tripletta. Per molti è la squadra più forte del lotto. Concordi?
«Non lo so se è la squadra più forte. Anzi, a ben pensarci direi di no. La Uae è la squadra con più corridori che possono puntare alla vittoria. È diverso. Mi vengono subito in mente Almeida e Adam Yates. Ma sai, quando c’è il capo i sottoposti vanno tutti d’accordo. Le cose filano nel verso giusto. Ma senza il capo le seconde linee potrebbero entrare in lotta tra di loro, pestarsi i piedi per la loro voglia di affermarsi. Possibile che qualcuno si dia fastidio».
Nella Uae non ci sarà Ayuso. Persino l’organizzatore della Vuelta si era speso con la squadra chiedendone la partecipazione. In realtà lo spagnolo paga l’insubordinazione e il ritiro dal Tour. Tu che ne pensi?
«Qualcosa bolle in pentola. Non credo che con il suo carattere, con il suo io, accetti di restare fuori senza aver avuto rassicurazioni o qualcosa in cambio. A me lui come corridore piace un sacco e per gli appassionati e lo spettacolo è un peccato che non ci sia. Al Tour ha sbagliato, ma il team poteva voltare pagina…».
Torniamo ai presenti. Se non è la Uae, chi è la squadra più forte?
«La Red Bull, senza dubbio».
Il capitano è Roglic, reduce dall’infortunio al Tour con - secondo la versione ufficiale - frattura vertebrale lombare. Non corre da allora, dall’11 luglio. Può essere in forma per la vittoria?
«Non credo sia super. Bisognerà studiarlo nelle prime tappe».
Che cosa ti aspetti da Kuss, vincitore uscente?
«A Burgos ha vinto, ma non ha fatto grande impressione in salita. Il campo dei partenti era davvero modesto. Per capirne di più sulla sua condizione vedremo cosa farà la Visma con il giovane Uijtdebroeks. E con Van Aert».
Landa ha fatto un gran Tour. In Soudal-Quick Step sono strafelici di lui.
«È un’incognita. Di certo ha la possibilità di fare bene. Dipende cosa ha fatto dopo la Francia. Avrà tirato i remi in barca? La terza settimana volerà, ne sono sicuro quindi la sua Vuelta dipenderà da come l’avrà iniziata».
E Tiberi?
«Al Giro è andato forte e senza il problema meccanico di Oropa credo sarebbe salito sul podio. Riprendere dopo il Giro gli sarà costato fatica. Nella prima settimana deve essere bravo a non farsi prendere dalla voglia di strafare, al volere stare lì a ogni costo. Se perde 30-40 secondi non è la morte di nessuno. Importante non fare fuorigiri perché tanto la corsa si decide nelle ultime tappe».
E di Ciccone cosa pensi?
«Bisogna vedere con che piede si alza al mattino. Al Tour non è andato per niente male, anzi. Però deve sapere lui cosa vuole perché se resti a metà strada non ottieni niente. Puntare alla classifica e vincere una tappa è un’impresa. Se invece vai subito fuori classifica magari poi puoi puntare a una vittoria di giornata. E magari rientri anche in classifica».
Tu cosa gli consiglieresti: tappa o classifica?
«Tappa».
In tanti sostengono che il fattore decisivo alla Vuelta sarà il caldo.
«Si, caldo ce ne sarà. Ma il fattore decisivo sarà la durezza delle tappe. È una Vuelta molto ma molto esigente. E nelle ultime giornate le forze rimaste saranno poche».