La solita esibizione di Pogacar, che vince anche quando non vorrebbe (“non era questo il nostro piano”), Vingegaard che lotta indomito, Carapaz e Mas che se le danno in salita ma alla fine si vedono passare a fianco gli extraterrestri.
Cipo, confesso: l’azione che mi ha fatto divertire è stato il doppio scatto in salita di Remco. Speravo andasse a segno.
«Ha fatto vedere che si comporta alla pari degli altri due. Poi ha voluto provarsi e avrà ottenuto informazioni che gli saranno molto utili per il suo futuro. Bravo Remco. E ti dico di più. A vederlo pedalare da dietro ho notato che ha i glutei ancora belli evidenti. Credo che un altro chilo, chilo e mezzo lo possa perdere».
Ho ascoltato la telecronaca su Eurosport. I due commentatori (Gregorio, Magrini e Belli, ndr) credevano, o speravano, che Pogacar lasciasse la vittoria a Vingegaard. Tu che cosa ne pensi?
«Credo che ogni corridore debba fare quello che si sente. Non sai cosa passa nella testa dell’atleta in quel momento: i suoi sacrifici, i suoi sogni… Se fossi ancora un corridore non vorrei che emeriti sconosciuti giudichino le mie scelte. Con quale diritto lo possono fare?».
Guarda io se fossi un atleta e uno mi lasciasse vincere mi sentirei umiliato. Preferirei perdere con onore che vincere con un regalo.
«Ma infatti non è giusto lasciare vincere. Io non l’ho mai fatto ma forse io non sono così romantico o politicamente corretto. Ti ricordi il casino tra Armstrong e il Panta proprio al Tour. Lance sul Mobt Ventoux disse che lo lasciò vincere, Marco ribadì che lui lo aveva battuto. Si prese il merito della vittoria. Poi guarda il campione è un egoista. Ed è proprio questo sentimento, questa feroce attrazione per la vittoria, che ti porta a essere il migliore. Perché non ti dimenticare che dietro a un successo c’è una vita di sacrifici».
Alfredo Martini avrebbe detto rinunce, non sacrifici.
«Alfredo era un grande e aveva l’eleganza anche di trovare le parole più delicate. Rinunce. Ma spesso diventano sacrifici perché quando d’inverno piove e ci sono tre gradi e devi uscire ad allenarti è un sacrificio. Credimi».
Tra l’altro, al di là delle frasi di circostanza, non mi pare che tra i due ci sia una grande amicizia.
«Come ti ho detto nei giorni scorsi, Tadej negli ultimi due anni ha sofferto molto le sconfitte. In questo Tour ha voluto umiliare il danese. Gli ha voluto fargli provare quello che ha provato lui in passato. Riguarda la cattiveria che Pogacar mette nelle prime dieci pedalate».
I commentatori Rai (Rizzato e Cassani, ndr), riferendosi alle prestazioni della maglia gialla, hanno detto che non ci sono elementi di sospetto. Io, visti i numeri stratosferici (anche oggi frantumato un altro record in salita: -3’32” sulla Couillole) diciamo che coltivo il dubbio. E sui social mi pare che i dubbiosi siano tanti. Dobbiamo credere ciecamente a quello che vediamo? Fidarci senza riserve perché altri garantiscono?
«Se lo dicono loro… Io non te lo so dire, però cerco di capire. Osservo tutti i dettagli possibili e immaginabili. L’azione delle sue gambe è qualcosa di mai visto prima d’ora. Osserva bene il movimento del femore, sembra automatizzato. Qualcosa che non subisce tensione e resistenza. Questo gli permette di essere sempre più agile degli altri. Va a 7,5 watt/kg facile. Oggi nella bagarre in salita ai -10 era come io e te quando dalla strada principale giriamo in discesa verso Pasito Blanco. Belli rilassati. Boh, forse madre natura ci ha dato qualcosa di diverso. A me il suo movimento tra rotula e anca mi colpisce. Facci caso».