Giulio Pellizzari dopo questa tappa può essere considerato uno dei talenti del ciclismo italiano. Il giovane marchigiano è stato il primo a passare sulla cima del Monte Grappa, e nel secondo passaggio è transitato per secondo, alle spalle di un irraggiungibile Tadej Pogacar.
«C’era tanta gente sulla salita e mi dicevano di credere in quello che stavo facendo. Io facevo le corna a dire il vero. Ho tenuto duro fino alla fine e ho fatto anche i punti per la maglia azzurra ed è quello che volevo. Il mio desiderio era quello di arrivare a Roma con la maglia azzurra e sono contento così».
Il pubblico lungo le strade della ventesima tappa, con arrivo a Bassano del Grappa, era veramente tanto e per Pellizzari correre su queste strade ha un sapore speciale, perché suo padre è cresciuto in queste zone. «Sul Grappa c’era gente ovunque ed è stata tutta un'emozione. C'erano tanti amici, perché comunque mio padre è di queste zone, è stata una grande gioia e l'ho fatto anche per tutte queste persone. L'unica cosa che sentivo dentro di me era quella di andare a tutta e di arrivare più vicino possibile a Pogacar».
Pellizzari è arrivato sesto, ma questo è il suo primo grande giro e adesso cercherà di migliorare.
«Scalare due volte il Grappa è stato difficile, ma sono le salite che mi piacciono e quindi mi sono trovata a mio agio. A vent'anni è la mia prima partecipazione al Giro, ed è andato tutto in crescendo e sono soddisfatto».
Non tutto è andato bene per il ragazzo nato a San Severino Marche, perché al termine della decima tappa voleva ritirarsi. Poi nella sua testa qualcosa è scattato e nell’ultima settimana è diventato uno dei protagonisti della corsa rosa. «In questo Giro man mano che passavano i giorni sono migliorato. Non era iniziato nel modo in cui volevo, anzi c'è stato un momento in cui ho pensato anche ritirarmi, poi la mia famiglia e Massimiliano Gentili mio hanno convinto a cambiare idea. Qualcuno ha detto che non ero pronto per il salto nel World Tour e invece ho dimostrato il contrario e sono contento di esserci riuscito. Rispetto a tre settimane fa non mi sento diverso, penso di essere lo stesso di due anni fa, tre anni fa. Non voglio neanche cambiare qualcosa di queste tre settimane».
Giulio Pellizzari ha avuto una forte ispirazione nelle tre settimane di corsa, si tratta di Tadej Pogacar, che per il marchigiano è un autentico mito. «Se non ci fosse stato Pogacar forse non avrei fatto tutto questo e sono contento di aver ottenuto questo risultato. Quando lui mi ha raggiunto sul Monte Grappa mi ha detto: vienimi dietro. E’ stato incredibile io ho provato a seguirlo ma lui è fortissimo e poi mancavano ancora tre chilometri alla fine della salita. Ero veramente morto, ma felice».
Il corridore della Bardiani CSF Faizanè, ancora non ha compiuto 21 anni ma sa dove vuole arrivare e sa anche quali sono i suoi punti di forza e cosa invece deve ancora migliorare.
«Nel secondo passaggio sul monte Grappa ho tenuto il mio passo e questo è stato il mio punto di forza. Sono riuscito ad essere regolare e questo mi ha aiutato veramente». Oltre a Pogacar è stato il pubblico il vero stimolo per questo giovane, che mai prima d’ora aveva sentito tante persone chiamarlo per nome. «Mentre salivo sentire tutta quella gente che urlava il mio nome mi ha dato veramente una spinta in più, era come se avessi avuto tre gambe. Ricordo quando sono venuto a vedere da ragazzino Quintana sul Monte Grappa e il fatto di essere qui, proprio su questo monte, mi riempie di orgoglio. Non ho vinto una tappa come avevo sperato, non ci sono riuscito. Ma alla fine penso di avere ancora del tempo per riuscirci».
Pellizzari e Pogacar si sono già abbracciati al termine della sedicesima tappa e quel giorno il corridore sloveno, ha regalato al giovane marchigiano i suoi occhiali e la maglia rosa. «Gli occhiali e la maglia rosa di Pogacar, sono in valigia e domani li darò alla mia famiglia. Non vedo l’ora di tornare a casa e godermi la festa del mio Paese. Ci saranno le osterie aperte perché è la festa di San Venanzio, il nostro patrono».
L’azzurro è soddisfatto, ma sa anche di dover crescere ancora e la voglia di migliorare è veramente tanta. «In pianura devo migliorare perché faccio ancora tanta fatica soprattutto a inizio gara quando si va a 60 chilometri all'ora. Le mie gambe sono ancora piccole ma ci sarà tempo per lavorarci».