Su richiesta del sindacato dei corridori, gli organizzatori della Parigi-Roubaix aggiungeranno delle chicanes prima della leggendaria foresta di Arenberg di domenica. Per ridurre la velocità di ingresso in questo terribile e leggendario settore di pavé è stata valutata una modifica del tracciato che siamo sicuri farà discutere non poco.
Prima del rettilineo di 2,3 km coperto di ciottoli irregolari che ha spesso deciso le sorti dell'Inferno del Nord verranno aggiunte delle curve per far si che il gruppo arrivi meno forte e più allungato come spiega oggi a L'Equipe il direttore della Paris-Roubaix Thierry Gouvenou: «Ho corso qui dodici volte e dodici volte sono arrivato davanti alla trouée d'Arenberg chiedendomi come avrei fatto a uscirne indenne. Su richiesta del CPA (Cyclistes Professionnels Associés), abbiamo valutato le varie possibilità optando per un sistema di chicanes come quelle dei circuiti automobilistici. I corridori attaccano la foresta a circa 60 km/h, l'idea è di farli rallentare a 30-35 km/h così che per loro sarebbe meno rischioso e, allo stesso tempo, verrebbero messe ulteriormente in risalto le difficoltà di questo tratto visto che gli atleti ci arriverebbero senza slancio».
Ancora in fase di negoziazione con le autorità locali, l'aggiunta di un rallentamento obbligato solleva delle domande. Vedere un intero gruppo frenare bruscamente prima di un settore in cui il posizionamento sarà cruciale potrebbe anche causare danni. «Ho scritto ai corridori, avvertendoli che avrebbero dovuto frenare più forte – ha spiegato oggi Gouvenou, durante la ricognizione ufficiale del percorso, su cui come da tradizione sono state liberate le caprette addette alla “pulizia” dei tratti in pavè. - Mi hanno risposto che preferiscono frenare forte con il rischio di scivolare sull'asfalto piuttosto che lanciarsi nel vuoto a 60 km/h».
I dettagli e l'ufficialità di questo sistema saranno resi noti nei prossimi giorni, intanto Gouvenou invita comunque a una riflessione più generale sull'aumento del numero di cadute, conseguenza dell'incremento delle velocità degli ultimi anni: «I corridori sono nervosi e ci chiedono più sicurezza, il che non ci sembra illogico. Dobbiamo però pensare anche più a lungo termine, in particolare ai materiali che a mio avviso spiegano alcune delle cadute a cui assistiamo».