Si aggira attorno al villaggio di partenza dell'ultima tappa dell'AlUla Tour, pedala in sella alla sua bici Liv e indossa con fierezza la maglia della Liv AlUla Jayco Women's Continental Team. Appena scorge Brent Copeland lo saluta con un cenno e il manager del team australiano le si avvicina con un grande sorriso. I due iniziano a parlare fitto, si scambiano notizie e opinioni.
Lei è Muruj Adil Felembam, classe 1998, compleanno in arrivo tra cinque giorni. È una ciclista saudita, da quest'anno milita nel vivaio della formazione australiana e la sua avventura ciclistica è solo agli inizi. Nata e cresciuta nella piccola città di Makkah, ha iniziato a pedalare soltanto nel 2021 e per inseguire i suoi sogni ciclistici si è trasferita ad AlUla, l'antica città in cui la Royal Commission for AlUla (RCU) sostiene da tempo il ciclismo femminile.
Ad amare il ciclismo ha iniziato guardando le corse trasmesse in televisione insieme a suo papà, per inseguire i suoi sogni in bicicletta ha cambiato la sua vita e ora osserva i campioni del gruppo professionistico con occhi incantati.
Muruj, lei è passata dagli studi in medicina al ciclismo: due mondi molto lontani…
«È vero, inizialmente volevo fare il medico, poi ho capito che quella vita non mi si addiceva affatto o comunque non la sentivo mia a tutti gli effetti. Così, da quando mi sono appassionata al ciclismo, ho deciso che volevo diventare una ciclista professionista. Avere successo ha un significato diverso da persona a persona: per me, essere una buona atleta e farlo a livello professionistico è già un successo».
Qual è il sogno, l’obiettivo finale della sua carriera? Essere una delle top cicliste professioniste al mondo?
«Il mio primo e più grande obiettivo è ancora piuttosto lontano e si chiama Parigi-Roubaix. La classica è il mio sogno perché è una corsa molto tecnica e per vincerla, oltre alle gambe, serve una grande testa. In tante sognano di vincere un Grande Giro, ma per me la Roubaix è la corsa più adatta alle mie caratteristiche. È sempre aperta a più soluzioni e questa sua imprevedibilità la rende ancora più magica. Mi sono posta come obiettivo di parteciparvi nel 2026 perché preferisco pensare sempre a lungo termine, voglio avere il tempo necessario per poter raggiungere i miei obiettivi nel migliore dei modi».
Un obiettivo davvero grande…
«Sì è grande e per raggiungerlo serve un lavoro molto intenso ma tutto questo non mi spaventa».
Però sappiamo che già quest'anno ti attende un grande appuntamento.
«Sì, sarò alle Olimpiadi di Parigi e rappresenterò con orgoglio il mio Paese».
Quanto è difficile per te, che pedali relativamente da poco, correre al fianco di ragazze che hanno molti anni di esperienza?
«All’inizio non è stato semplice, ma è una bella sfida soprattutto quando tutte mettono sui pedali il massimo del loro potenziale e tu sai che devi fare ancora di più. Penso di avere ancora molto da imparare e tanta esperienza da fare, ma una cosa è certa: mi impegnerò per dare sempre il massimo».
Dove vivi durante la stagione agonistica?
«A Girona, in Spagna. Un posto perfetto per allenarsi».
Quindi hai la possibilità di vedere e allenarti con tanti corridori…
«Si, Girona è sempre piena di ciclisti e questo è un grande motivo di stimolo per me».
E quando torni in Arabia Saudita dove abiti?
«Ad AlUla».
Dove proprio in questi giorni si è disputato l’AlUla Tour…
«Non capita tutti i giorni di ospitare corse di questo calibro qui in Arabia Saudita. L’AlUla Tour è una corsa che sta crescendo sempre di più e la speranza è quella che questa città possa diventare una terra di grande ciclismo e un punto ri diferimento per tutti i ragazzi arabi che vogliono cimentarsi in questo sport meraviglioso».
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