Matej MOHORIC. 10 e lode. Vince una tappa pazzesca (la terza per la Bahrain in questo Tour), di 173 chilometri, senza un metro di pianura, alla media folle di 49.130 (la media più veloce di questa edizione). Bisogna essere campioni e il 28enne corridore sloveno lo è. Si va a giocare il successo con Asgreen, uno che in carriera tra le altre cose ha fatto suo un Fiandre, Matej risponde con una Sanremo. Oggi è una tappa per corridori di peso, che sanno spingere e rilanciare. L’ennesima tappa del Tour che viene trasformata da questi corridori fantastici in classica. Combattuta come poche, la vince Matej. Vince per la terza volta sulle strade di Francia, ma oggi vince anche e soprattutto per un amico del gruppo, per un ragazzo fantastico come Gino Mäder. Vittoria al fotofinish grazie ad un fantastico colpo di reni. Vince di un niente, un refolo di vento. Bello pensare che il soffio sia di Gino.
Kasper ASGREEN. 10. Atleta di primordine e oggi lo ribadisce. Perde per un niente, dopo una corsa magistrale. Perde per una fotografia, che porterà anche lui nel cuore. Ne sono certo.
Ben O’CONNOR. 10. Fa quello che si deve fare. Si lascia scivolare indietro, prende spazio, per partire alle spalle dei suoi due compagni di avventura e provare a sorprenderli. Fa tutto bene, ma quei due sono davvero due cagnacci. Bravo Ben: non più capitano? S’inventa in questo Tour spalla e attaccante di primordine. Questa è intelligenza.
Jesper PHILIPSEN. 2. Non per quello che ha fatto oggi (quarto), ma per quello che ha pensato bene di fare ieri e, purtroppo, mi è restato nel taccuino. Tanti appunti, segni di cronaca sparsi qua e la, e questo elemento mi resta lì in mezzo a tante altre cose. Fortunatamente ci sono i lettori di tuttobiciweb e i nostri commentatori i quali, giustamente, mi fanno notare che non ho preso posizione sul grave e deplorevole gesto compiuto dal velocista belga, ieri. Avete ragione e mi rifilo un 4 per la grave dimenticanza. Ieri il super velocista della Alpecin si è reso protagonista di un gesto di un’antisportività assoluta: intimidire Eenkhoom che cercava – e poi ci è anche riuscito – di rientrare tutto solo sul terzetto di testa. Philipesen fa in pratica l’Armstrong della situazione (vi ricordate con Simeoni?), non voleva che la fuga andasse in porto. Non voleva che Eenkhom andasse a dare una mano a quei tre. Il belga aveva l’obiettivo del pokerissimo. Hanno avuto ragione i fuggitivi e alla fine gliel’hanno fatta pagare: ecco il perché dei grandi abbracci a fine tappa tra i quattro, nonostante ad aver vinto fosse stato uno solo (Asgreen). Per Philipsen un episodio bruttissimo, per la giuria che non ha mosso dito, forse il giudizio è anche peggiore.
Mads PEDERSEN. 7. Fa chiaramente anche lui una corsa pazzesca, tutta velocità e rilanci continui. Si bevono centottanta chilometri di corsa in un amen, dopo quasi venti giorni di corsa pazzesca: non è come dirlo. Alla fine vorrebbe il quarto posto, ma la fatica c’è e si fa sentire.
Alberto BETTIOL. 7. Si butta nella mischia, o meglio, in questa centrifuga dove tutto gira velocissimamente. Non è facile entrare nella fuga, non è facile restarci: Alberto c’è. In chiave mondiale è una buona notizia.
Matteo TRENTIN. 7. Ha una buona gamba, ha voglia di farsi vedere e divertirsi, soprattutto ha voglia di fare il colpo, ma oggi vanno via tutti sparati.
Dylam GROENEWEGEN. 7. Non arriva nemmeno nei dieci, ma in una frazione dove vanno a 50 all’ora e dove arrivano tutti sparpagliati, l’olandese ha il merito di restare là davanti (14°), con un solo pensiero, con un solo obiettivo: Parigi.
Simon CLARKE. 8. Il 37enne australiano della Israel Premier-Tech va nel finale via, trova spazio con uno scatenato Campenaerts, ma sul più bello ecco i crampi: sono uomini anche loro. Vanno a tutta come dei forsennati, come se non ci fosse un domani, ma è da quasi tre settimane che questi ragazzi ci stanno regalando uno spettacolo stratosferico. Il voto? È per lui, è per tutti!
Daniel OSS. 7. Il nostro gigante rock ha una gamba molto performante ed entra nella fuga che deciderà la corsa con Trentin e Bettiol: tre italiani alla ricerca di un successo di tappa. Non arriva, ma va bene anche così!
Tiesj BENOOT. 37. Con il 29enne belga vincitore delle Strade Bianche 2018, anche il compagno di squadra Christophe Laporte (Jumbo-Visma) e altri compagni di avventura come: Matteo Trentin (UAE Team Emirates), Julian Alaphilippe, Kasper Asgreen (Soudal-QuickStep), Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), Lars Van den Berg (Groupama-FDJ), Alberto Bettiol, Neilson Powless (EF), Jack Haig, Matej Mohorič, Fred Wright (Bahrain Victorious), Marco Haller, Jordi Meeus, Nils Politt (Bora-hansgrohe), Mads Pedersen (Lidl Trek), Ben O’Connor, Oliver Naesen (AG2R), Mathieu Van der Poel, Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), Georg Zimmermann (Intermarché-Circus-Wanty), Ion Izagirre (Cofidis), Simon Clarke, Hugo Houle, Krists Neilands, Corbin Strong (Israel-PremierTech), Luke Durbridge, Dylan Groenewegen, Luka Mezgec (Jayco AlUla), Warren Barguil (Arkéa-Samsic), Victor Campenaerts (Lotto Dstny), Jonas Abrahamsen, Anthon Charmig, Rasmus Tiller, Søren Wærenskjold (Uno-X), Daniel Oss, Anthony Turgis (TotalEnergies).
Nils POLITT. 17. Anche il tedesco della Bora-hansgrohe è in palla, lo si vede chiaramente, ma che non è giornata Nils lo capisce quando all’improvviso gli si spezza la catena. Che jella!
Julian ALAPHILIPPE. 7. Loulou non è chiaramente ancora quello dei giorni migliori, ma la testa è quella di sempre. Non si tira indietro e da battaglia dall’inizio alla fine. Con lui, nella prima vera fuga di giornata, Tiesj Benoot (Jumbo-Visma), Matteo Trentin (UAE Team Emirates), Jack Haig (Bahrain Victorious), Mads Pedersen (Lidl Trek), Georg Zimmermann (Intermarché-Circus-Wanty), Warren Barguil (Arkéa-Samsic) e Victor Campenaerts (Lotto Dstny). Gente tosta, gente di livello: come lui.