La EF Education-EasyPost ha ufficializzato il roster degli otto corridori che prenderanno parte al Tour de France. Uno degli obiettivi principali sono le vittorie di tappa, ma si sa, una corsa da quasi 3500 chilometri complessivi con il livello di durezza e di incognite della Grande Boucle è prevedibile quanto il tempo in montagna. Per questo il team di Jonathan Vaughters ha messo insieme uomini in grado di adattarsi a ogni terreno e situazione. Qualcuno può essere definito uno scalatore, qualcun altro un attaccante, altri sono meno "etichettabili". Di sicuro sarà una EF offensiva, pronta a mostrare muscoli e intraprendenza, ma anche intelligenza e capacità di interpretare le pieghe della corsa, le "gare nella gara" che caratterizzano spesso il Tour.
Ma chi sono questi otto? Si tratta di Richard Carapaz, Neilson Powless, James Shaw, Andrey Amador, Esteban Chaves, Rigoberto Uran, Alberto Bettiol e Magnus Cort Nielsen. Questi ultimi tre nomi hanno disputato pure il Giro d'Italia il mese scorso.
«Il percorso del Tour quest'anno è ricco di incognite e variabili, a partire dal primo giorno a Bilbao, la squadra che abbiamo selezionato mi stuzzica molto perché è estremamente dinamica e "flessibile" - dice Vuaghters -. Le qualità di Carapaz sono ben note a tutti, in particolare la sua abilità tattica e la sua reattività. Correremo anche in suo supporto, ma con licenza di azzannare la corsa quando si presenta la giusta occasione. Abbiamo un uomo come Powless che l'hanno scorso ha fatto più chilometri in fuga di chiunque altro, e dal quale mi aspetto uno step ulteriore. Abbiamo grandi cacciatori di tappe come Cort Nielsen e Uran... insomma, sulla carta un'ottima squadra e non vedo l'ora di vedere che piega prenderà la corsa e come, in questa piega, sapremo muoverci!»
ALBERTO BETTIOL
«Sarà molto dura, ma abbiamo una squadra di altissima qualità. Naturalmente il nome più importante sarà quello di Richard, perché è un campione e quindi merita di essere il nostro capitano, ma abbiamo anche Rigo e Neilson, che sono in gran forma in questo momento e poi abbiamo molte opzioni per le tappe di un giorno: io, Magnus e Neilson. È una squadra forte, molto esperta e con molta esperienza. Cercheremo di fare il possibile.
La mia ambizione sarà quella di provare a vincere una tappa. Questo è sicuro, perché l'anno scorso ci sono andato vicinissimo a Mende. Ho lavorato molto duramente, ho modellato la mia stagione in modo tale da arriare al Tour nella mia forma migliore: ho disputato prima il Giro d'Italia per essere più pronto qui. Voglio anche dimostrare ai tifosi italiani che sarò pronto per i Mondiali, che sono due settimane dopo Parigi.
Il Tour de France è una corsa speciale, uno dei più grandi eventi sportivi del pianeta, per vincere una tappa devi dare il 100% e oltre: significa molto per un ciclista, per un tecnico, per ogni membro dello staff che lavora insieme per tre-quattro-cinque mesi.»
ANDREY AMADOR
«Mi sento davvero bene e motivato. Ho fatto enormi sacrifici per poter essere nella forma fisica in cui mi trovo, non ero così forte da tanto tempo. Tornare al Tour de France dopo due anni di assenza è una grossa emozione, questa corsa è un sogno per tutti. Per questo sono pure un po' agitato, è normale, ma con l'esperienza impari a gestire ogni giornata. Un grande giro dev'essere vissuto giorno per giorno, è ovvio che nell'arco di tre settimane ci sono giornate buone e meno buone.
Da par mio voglio fornire il maggior aiuto possibile alla squadra, uno dei miei compiti è tirare al massimo per un team che mi ha dato fiducia. A seconda di come si evolverà la situazione, vedremo come gestire al meglio le forze e le situazioni e in che modo potrò dare il mio miglior apporto.
Essere convocato dalla EF per il Tour è una gioia enorme e voglio ripagarla. Chi mi ha sempre sostenuto se lo merita.»
ESTEBAN CHAVES
«Dopo tredici anni da professionista, apprendere di essere ancora stato scelto per disputare il Tour de France è una grandissima soddisfazione: mi sembra ancora di sognare! Quando ho messo giù il telefono appena ricevuta la notizia, ho subito chiamato i miei genitori per dire loro che li voglio assolutamente con me a Parigi, devono venire. Non ci sono mai stati ed è un sogno pure per loro. Tutto è iniziato così per me, in Colombia, da piccolo guardavo il Tour in televisione e fantasticavo di prendervi parte un giorno. E ora vivrò questo sogno a occhi aperti per la quarta volta in carriera.
Provo un mix di felicità e timore, difficile da definire. Si tratta infatti di una grande responsabilità, e non vedo l'ora di mettermi alla prova. Abbiamo lavorato molto duramente io e le persone attorno a me, compresa mia moglie. Ogni persona a me cara e vicina è un tassello di tutto ciò, non vediamo l'ora di fare il meglio tutti insieme. La squadra è fortissima, possiamo sia piazzarci bene in classifica generale sia vincere qualche tappa: io stesso sarò uno di coloro che potrà provarci, ci sono 14 frazioni particolarmente impegnative. E poi lottare per la maglia a pois, perché no?»
JAMES SHAW
«Chi l'avrebbe mai detto, eh? Il Tour de France, che gara! Non sapevo bene cosa pensare. L'intera faccenda è nata al Delfinato, quando stavo correndo meglio di quanto avessi mai fatto e ovviamente ciò non è passato inosservato. Il nostro direttore Charly Wegelius mi ha fermato l'ultimo giorno e mi ha detto: "Ti mettiamo nel listone provvisorio e ti mandiamo a casa per prepararti. Non disputare la Mont Ventoux Challenge, allenati come se dovessi partire per il Tour." Ho pensato mi stesse prendendo in giro, mi sono detto di non montarmi troppo la testa e ho eseguito ciò che mi ha detto. di fare. Mi sono preparata al meglio, ho fatto il miglior recupero che potessi fare e così via. Poi mi ha telefonato e mi ha detto: "Ci siamo, ce la faremo". Così ho pensato: "Oh, sta accadendo davvero!" giuro, non sapevo bene come reagire.
Sono agitato, inutile nasconderlo. I compagni mi hanno detto che sarò lì per essere il miglior gregario possibile, sono onorato di poter svolgere questo ruolo per una squadra straordinaria e ho la ferma volontà di arrivare fino a Parigi. Sì, voglio arrivare fino in fondo e rientrare ogni giorno sul bus con la consapevolezza di aver svolto bene i miei compiti e aver dato il massimo che è nelle mie possibilità per aiutare tutti adeguatamente. Penso che questo sia il momento giusto del mio cammino ciclistico per affrontare il Tour, sono carichissimo.
Nella vita ho l'abitudine di dire che ci sono due persone che devi rendere orgogliose: la versione di te stesso di otto anni e quella di ottanta. Finché la versione di otto anni di te guarda verso il te adulto e pensa "Sì, quello è il ragazzo che voglio essere" e la versione di ottant'anni di te guarda verso di te e dice "Sì, quella è la persona che volevo essere" allora non importa quello che pensano o sentono gli altri. Beh, credo che il James bambino sarebbe sconvolto dal vedere cosa è diventato il James ventisettenne!»
MAGNUS CORT NIELSEN
«Sono "gasato" come sempre. Non è il mio primo Tour de France, ma rimane la corsa più importante di tutte, e indipendentemente da quante partecipazioni ho già alle spalle l'entusiasmo è sempre lo stesso. Vediamo come andrà alla squadra e a me. Per lo più correrò a supporto di Richard, ma spero di avere un paio di tappe dove potrò giocarmi le mie chance. Ne ho già individuata qualcuna perfetta per le fughe...»
NEILSON POWLESS
«Il gran momento si avvicina, sono pronto per la grande partenza di Bilbao. Credo di essermi preparato nella maniera giusta per essere qui al mio picco di forma. Riuscire a vincere una tappa sarebbe clamoroso, quello da solo varrebbe tutto il mio Tour. Ma lo sarebbe altrettanto se riuscissimo a centrare il podio della generale con Richie o Rigo.
Dovrò essere "fluido" per quanto riguarda gli obiettivi personali, nel senso che cambieranno a seconda della situazione di squadra. Se abbiamo qualcuno che sta puntando forte sulla classifica, sarà mia soddisfazione aiutarlo. Se avremo più libertà, punterò a un successo personale.
La nostra formazione è composta da corridori disposti a rischiare per ottenere i massimi risultati, siamo grintosi e sappiamo come si attacca: speriamo di riuscire a sfruttare come si deve questa nostra caratteristica.»
RIGOBERTO URAN
«Mi sento benissimo, sono molto felice che il Tour stia per iniziare. È una corsa che amo. Ovviamente, una volta arrivati lì, rischia di subentrare un po' di nervosismo, ma sono molto felice di esser parte della EF che prenderà parte alla Grande Boucle. Questo sarà il mio decimo Tour de France, avere questa esperienza aiuta molto. Cercherò di condividerla coi miei compagni e spero di portare allegria in gruppo. Ogni Tour è duro, ogni Tour è speciale, gambe e testa sono fondamentali.
Per me il Tour de France significa tutto, è la corsa più importante. Il sogno di ogni ragazzo è correrla almeno una volta. È sempre un onore correrlo, e lo è farlo con questi colori. Sfrutterò al massimo ogni opportunità che mi si presenterà.»
RICHARD CARAPAZ
«Non vedo l'ora che il Tour abbia finalmente inizio. Mi sto allenando, sono stato lontano da casa per molto tempo e sono pronto per iniziare, davvero. A ottobre dell'anno scorso, appena è finita la stagione e sono entrato nell'ottica del mio primo anno in EF, ho fissato nella mia mente l'obiettivo Grande Boucle. Ho fatto le cose nel modo migliore e mi sento benissimo. Il percorso è durissimo e non vedo l'ora di iniziare!
Sarà tosta fin dai primi giorni nei Paesi Baschi, alcune tappe mi piacciono molto. Stiamo portando una squadra che può ottenere un bel risultato ed è quello che speriamo. Abbiamo parecchia esperienza, ci sono tra noi diversi corridori che hanno esperienza coi grandi giri unita a talento. Sarà un team all'altezza degli obiettivi prefissati, una bellissima avventura.»
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