Era là a Crans Montana anche lui, ma nessuno ha ritenuto necessario contattarlo, chiedergli un parere. In verità ieri non solo c’era Enrico Della Casa, presidente dell’organismo europeo del ciclismo (UEC) e vice-presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale (UCI), ma c’erano anche il Direttore Generale Amina Lanaya e il responsabile del calendario strada Laurent Bezault.
«Sono molto dispiaciuto per quanto è accaduto e per quello che è stato detto – spiega a tuttobiciweb Enrico Della Casa -. Non trovo che sia né giusto né tantomeno utile sparare contro tutti e tutto. Mi è spiaciuto molto sentire in Rai e leggere poi le dichiarazioni del presidente Christian Salvato, che ha accusato l’Uci per il protocollo condizioni estreme (Weather Extreme) e questo mi ha molto rattristato. Io posso solo dire che eravamo lì e nessuno ha ritenuto necessario di venirci a chiedere un parere, per uno scambio di opinioni. Io sono vicino alla Rcs che sta facendo uno sforzo immane per organizzare un grande evento, perché il Giro d’Italia è e resta un grande vento. Poi alla fine della corsa ci si siederà e tra persone perbene e responsabili, faremo le riflessioni del caso. Si può parlare di tutto, ma non è certo questo il momento. Mi spiace molto perché sono critiche non costruttive. Cristian Salvato parla parla parla ma in questo modo fa solo del male al ciclismo».
E anche sul protocollo che è stato adottato ieri, ha qualcosa da dire: «A Ivrea pioveva molto forte, quando stavamo salendo sul Gran San Bernardo i tifosi salivano in bicicletta, dopo lo scollinamento mi sonno trovato in Svizzera e non c’era nulla di nulla: il tempo era buono. Tutto asciutto. Posso capire tutto, capisco che i corridori è da giorni che hanno a che fare con la pioggia e con condizioni tutt’altro che piacevoli per andare in bicicletta, ma non è giusto mettere in crisi l’organizzazione in questo modo. Non è giusto parlarne in questo momento. Non è bello per il nostro sport. Anche a Scandiano, qualche girono fa, si sono messi sotto il foglio firma a parlarne: non è stato un bello spettacolo. Attenzione, tutti facciamo parte della stessa famiglia e dobbiamo darci una mano».
E un’eventuale rivisitazione e riformulazione del protocollo non lo esclude a priori. «Non dubito che a fine Giro sarà anche un’opportunità per discuterne, ma se ne parla dopo la “corsa rosa”. Però bisogna parlarne a bocce ferme, tra tutte le componenti. Non dimentichiamolo mai: siamo tutti sulla stessa barca. Facciamo tutti parte della stessa famiglia. Tutto è migliorabile, ma se ne parla quando è il momento. Questo non lo è».