NON SI VIVE DI SOLO SHOW

TUTTOBICI | 23/02/2023 | 08:12
di Gian Paolo Ormezzano

Sarà per via della direttrice Alessandra Di Ste­fano, una dei nostri, sarà perché il materiale sportivo è ottimo ed abbondante, ma mai ho visto sulla te­levisione sportiva Rai così tanto ciclismo come in questi giorni e soprattutto in queste notti. La stagione su strada è cominciata in Australia, ormai appena dietro l’angolo, per uo­mini e donne, nessun letargo invernale, nessun reportage trito e banale dalle antiche ri­viere di allenamento, e pazienza se nessuna commistione con il festival canzonettaro di Sanremo. Però già abbastanza strada e intanto molta pista, anche se in velodromi piccoli piccoli (ma perché non provare a far gareggiare i pedalatori in senso orario? magari ci sa­rebbe un nuovo divertimento, al­meno per i primi tempi, quel­li dell’assuefazione). E mol­tissimo bellissimo ciclocross, con grandi stradisti e stradiste di Belgio, Olanda e Inghilterra e con tanta gente ad applaudire, spesso sotto la pioggia o la neve. E poi le sagre della mountain bike. E insomma la sensazione che il ciclismo, o i tanti ciclismi che compongono questo sport, possa vivere bene di suo senza accorgimenti televisivi speciali, come le riprese che sempre più spesso riguardano ed evidenziano - si pensi al calcio -persino più gli spettatori che gli attori della contesa, vedasi il Mondiale in Qatar, o addirittura con la confezione di partite finte, tipo la recente sfi­da in uno stadio saudita fra la compagine parigina di Leo Messi e quella locale di Cri­stia­no Ronaldo: nessun vero agonismo, tanti gol, pochi ma ricchi spettatori (pochissime spettatrici, si sa il triste perché) felici e contenti. Il fotoshop, diciamo, del calcio internazionale ha riguardato anche la finale della Supercoppa europea nell’Arabia Saudita, con l’Inter che ha vinto trionfalmente (salvo poi perdere in campionato contro l’Empoli a San Siro) e il Milan al quale non ha importato poi troppo della sfida, e con dollaroni per tutti e due i club. E sempre un tipo di riprese che privilegia la macchiettistica, il sensazionale ad ogni costo, sullo sport. Me­glio un giocatore che si gratta l’inguine, insomma, che uno che sprinta in profondità.


Il ciclismo è finito anch’esso in quei posti, ma con prove così irreali, senza pubblico, da non lasciare segni: laggiù e spero nello stesso ciclismo. Il fatto è che in tv il ciclismo mi appare sempre bello: si capisce che sono un innamorato che non fa testo, ma davvero mi sembra che lo sport puro e semplice si stia rifugiando dalle nostre parti, almeno per quelle che sono la tradizione e la sua traduzione più popolare, appunto quella televisiva. In attesa di vedere il fotoshop della grande atletica, si è constatato che anche il nuo­to è ormai preda della spettacolarizzazione a tutti i costi, persino con enfatizzazione di balletti acquatici ora an­che eseguiti da maschietti. E se presto in piscina compariranno le sirene non potrete dire che non vi avevamo av­vertiti.


Anche il tennis, che in fondo registra tantissimi movimenti molto eguali uno all’altro, si sta spostando su offerta di si­tuazioni burattinesche, isteriche, con primissimi piani di facce di giocatori ma anche di gente vip del pubblico che sa di essere ripresa e si atteggia ad hoc (intanto si registra il fallimento della Coppa Davis nuova formula, con partite protratte anche nella notte fon­da). E avanti con il pattinaggio artistico che ormai è circo ed harem (bisex) insieme, e con il basket che è la no­ia dei troppi tiri, riusciti peraltro, da tre punti, con il gioco lontano dai canestri. E lo sci, quello alpino specialmente, che è tutto una serie di mossette recitate del prima e del dopo la calata a valle, quella che sembra sempre eguale, chiunque la faccia, uomo o donna.

Gira e rigira, c’è del di­scutibilissimo nuovo in tutto lo sport, compreso quello dei motori do­ve ormai il classico gran premio non basta più, e presto ci sarà la prova con nel circuito dinosauri da scavalcare. Intanto si fa chez nous messianica l’attesa della grande stagione europea ciclistica della strada, e peccato che non si riesca a scrutare all’orizzonte qualche grande interprete italiano. Ma la certezza è che sa­ranno belle corse, belle da ve­dere persino in tv con frequentazioni di antichi sentimenti, con sano pensierume classico, con sicuramente antiche belle attese. Mica è poco. Lo sport tutto o quasi sta spostandosi davvero in un metaverso strafinto, il ciclismo può e deve ancorarsi alla poesia sua residua, che è molta, e trasferirla persino su sue nuove specializzazioni.

Mica è poco, anzi è molto, e può diventare un tutto. Se i Giochi Olimpici stan­no pensando di liberarsi del ciclismo su strada troppo impegnativo e gravoso ai fini delle riprese, o di farlo disputare su ridicoli circuitini co­modi per l’installazione di po­che telecamere fisse, il ciclismo deve trovare il coraggio di liberarsi dei Giochi olimpici troppo spettacolarizzati. Non si vive di solo show, anzi.

da tuttoBICI di febbraio

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COMMENTI
Purtroppo
23 febbraio 2023 10:13 Carbonio67
La leggo sempre con piacere. Purtroppo ha ragione da vendere, riguardo alla spettacolarizzazione di certi eventi, in nome del Dio danaro. Di sportivo in taluni eventi, resta poco, purtroppo.

Non direi sia proprio così
23 febbraio 2023 12:55 Bullet
Non mi pare che il ciclismo non abbia il suo business iperveicolato e in quanto a spettacolo non credo il Giro 2022 possa essere definito bello perché appunto senza attacchi veri fino all'ultima tappa. Nelle varie rubriche sportive made in Rai non vedo spazio ad approfondimenti sui ciclisti e sulle squadre nostrane come sarebbe stata un intervista fuori stagione di qualche lustro fa...

Ciclismo
23 febbraio 2023 16:44 fido113
Gli Evenepoel, Van Aert , VDP e potrei citarne tantissimi altri (fortunatamente, sono i protagonisti di una generazione di fenomeni che fin dalle prime pedalate da ragazzini hanno sempre interpretato un ciclismo senza calcoli, fatto di spettacolo e coraggio.
Seguo molti sport e riconosco al ciclismo di avere, in questo periodo qualcosa in più degli altri da offrire.
Pensiamo per un attimo ai duelli nel fango di questo inverno tra Van Aert e Vander Poel , per non parlare della Peeters e Empel e quanto pensiamo per un attimo a quando i campioni iniziavano la stagione in mezzo al gruppo anonimi come fantasmi, Pogacar ha fatto subito filotto impressionante che non ha aggiunto nulla alla sua carriera ma che ha appagato il suo istinto di lottatore e incantato lo spettatore.
Il 2023 sarà uno spaso seguire tutto il ciclismo a 360gradi,

Condivisibilissimo.
23 febbraio 2023 16:59 59LUIGIB
Condivisibilissimo, e aggiungo che tristezza le corse negli Emirati Arabi senza pubblico, senza storia, ma con molta, troppa pecunia ad intossicare il mondo dello sport i mondiali di calcio assegnati in maniera forse truffaldina ne sono testimonianza.

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