E’ abbastanza facile giocare e abbinare il cognome di Vita, Franco Vita, che supera in buona forma il traguardo dei novanta anni, al nome di alcuni amici di una vita con, in prime fila l’amico per eccellenza, il grande Alfredo Martini, seguito poi dagli altri commissari tecnici che nel tempo gli sono succeduti, Antonio Fusi, Franco Ballerini, Paolo Bettini, Davide Cassani fino all’attuale, Daniele Bennati.
Ora Franco Vita, nato a Vecchiano, in provincia di Pisa, il 3 ottobre 1932, è giustamente a riposo e vive con la moglie Alfreda (Alfreda e Alfredo sono nel destino di Franco Vita) una vita serena disturbata da qualche acciacco dell’età e nell’affettuoso ricordo del figlio Giuliano, scomparso a fine giugno del 2019.
Fino al 1968 ha lavorato in una grande azienda del pisano, la Saint-Gobain e seguiva il ciclismo quale direttore sportivo-tuttofare (una sua specialità…) della Vecchianese, dove correva Carlo Viviani, corridore che propose ad Alfredo Martini, che già conosceva con apprezzamento reciproco, quando stava allestendo la formazione della Ferretti di Capannoli, sempre in provincia di Pisa, una delle molte industrie del mobile che popolavano il ciclismo italiano in quegli anni. Alfredo pose quale condizione vincolante che avrebbe inserito Carlo Viviani nell’organico corridori solo se con lui anche Franco – o Franchino, come lo chiamava – entrasse pure lui quale meccanico nella squadra. La carriera professionistica di Carlo Viviani durò solo per la stagione 1968 mentre quella di Vita decollò, sempre a fianco di Alfredo, suo riferimento di vita e d’amicizia devota. E’ nato nel 1964 a Vecchiano anche l’estroverso velocista Alessio Di Basco. Nella sua Vecchiano, fra molti amici, osserva sempre l’appuntamento canonico quotidiano in canonica con don Franco Nannipieri, grande appassionato di ciclismo e i due ragionano, come si dice in Toscana, di corridori e biciclette, ma non solo.
Nel 1968 Vita conosce un dipendente della Ferretti, Giuseppe “Beppe” Caprai, classe 1938, sposato con la signora Ida, appassionato di ciclismo che seguiva le gare sulle orme del padre che ha corso pure nella squadra “Larigiani” di Lari, tifoso soprattutto di Gastone Nencini, il campione toscano del Mugello. Con Franco Vita s’instaura subito un pieno “feeling” particolare, un’amicizia che dura tuttora con frequenti visite e colloqui telefonici pressoché quotidiani. Ha collaborato attivamente nella squadra Ferretti e ha poi seguito sempre, con peculiare discrezione, in ruoli di supporto con Franco Vita, diversi C.T.
Famosa e apprezzata è la sua specialità, la “Sangria di Beppe” – squisita - prodotta solo per gli amici.
Ultimo, semplicemente per ragioni anagrafiche, ma non ultimo, è Marco Mordini, nativo di Sesto Fiorentino, giovane nato nel 1960, che abitava, come ora, a poca distanza dalla casa di Martini. Il ciclismo l’ha vissuto in famiglia con il fratello Piero, molto più grande di lui, direttore sportivo nella squadra di Colonnata (dove aveva iniziato a gareggiare anche Alfredo Martini) per poi passare alla Sestese. Vedendo in bici il fratellino gli consigliò caldamente e fraternamente di lasciare perdere. Consiglio raccolto e ascoltato e Marco ha riversato la sua passione in ruoli tecnici e dirigenziali un ambito del comitato regionale toscano FCI e pure in ambito di commissioni nazionali.
Nel 1997, quando Martini concluse la sua carriera di C.T. – formalmente in quanto è ricordato per essere l’amato C.T. per antonomasia -, Marco Mordini integra il ruolo di Franco Vita nell’accompagnare Alfredo nei suoi frequenti viaggi per lasciare a disposizione del C.T. in carica “Franchino”.
Negli ultimi anni Marco Mordini ha seguito e assistito, con affetto, Martini vivendo proprio nella sua casa e assistendolo per tutte le necessità.
Il contatto con Franco Vita è praticamente quotidiano. Ora collabora, da amico e attento supporto per varie esigenze, con il nuovo C.T. Daniele Bennati.
E’ questo il cerchio delle amicizie di Franco Vita, “cerchio magico”, nel nome e nel ricordo di Alfredo e degli altri C.T. che hanno potuto usufruire della sua puntuale, preziosa e affettuosa collaborazione con sempre vivi rapporti anche con le loro famiglie, così come con tutto il mondo del ciclismo.
Auguri Franchino, caro amico.
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