Scalciava nella pancia della mamma quando Binda si laureò per la terza volta campione del mondo. Andava alle elementari quando Bartali vinse il suo primo Tour de France. Sapeva già pedalicchiare quando Coppi s’impadronì del suo primo Giro d’Italia. Ha abitato il ciclismo da Girardengo a Pogacar, da Alfonsina Strada a Silvia Persico, dal Diavolo Rosso allo Squalo dello Stretto, dai cavachiodi ai gps. Se la vita è una ruota, da novant’anni Vita di ruote ne ha due, a trazione umana, a pulsione naturale, a vocazione sentimentale.
Franco Vita – domani - compie novant’anni. Vita sta al ciclismo come la Torre a Pisa e la Lanterna a Genova, un simbolo e una bandiera. Vita sta al ciclismo come il guanciale nell’amatriciana e l’aglio nella cicoria ripassata, un ingrediente e un’istituzione. Vita sta al ciclismo come l’inno di Mameli all’alba e a mezzanotte delle trasmissioni di Radio Rai, un rito e una tradizione. Perché nel ciclismo ha fatto di tutto e di più e di meglio, corridore direttore meccanico autista confessore confidente accompagnatore assistente ambasciatore missionario dirigente organizzatore garante gerente presidente volontario. Anche lo starter? Giurerei di sì. Transennista? Ci potete scommettere.
Vita c’era, c’è stato e ancora c’è. Alle Olimpiadi e ai Mondiali, agli Europei e agli Italiani, ai campionati regionali e provinciali, sociali e societari, ai giri e ai grandi giri, alle classiche e alle semiclassiche, ai circuiti e alle kermesse, alle tipo-pista e perfino sulle piste, alle presentazioni e alle feste, alle pedalate e alle sfilate, alle cicloturistiche e alle ciclostoriche. Chi più ciclostorico di lui? Dai, non scherziamo.
Che uomo, Vita, che i “suiveur” francesi chiamano Vie, quelli inglesi Life e greci Bios. Se fosse una borraccia, sarebbe di alluminio. Se fosse un copertone, sarebbe da gravel. Se fosse un pignone, sarebbe, chissà perché, il ventitrè. Se fosse un altro sport, bocce o biliardoo bowling. Se veramente contasse la bontà, sarebbe in maglia rosa. Se veramente contasse la lealtà, sarebbe già in paradiso. Mai sentito lui parlare male di qualcuno, mai sentito qualcuno parlare male di lui. Non dico di no, magari certe volte si sarà anche ingoiato le parole, però neppure gli occhi lo hanno tradito. Piuttosto, sempre lui il primo ad andare, a fare, a brigare, fino a prodigarsi, a sdoppiarsi o raddoppiarsi.
Tutte sue le voci del verbo guidare: andare e tornare, accelerare e rallentare, accostare e superare, inchiodare e sgommare, accompagnare e assistere, portare e trasportare, scortare e volare. Spesso invitato, mai svitato, talvolta ha evitato e si è avvitato. Il minimo della gratitudine sarebbe stato un vitalizio, il massimo della riconoscenza una carica di senatore a Vita.
La vita è comunque bella: e Vita, a suo modo, è bellissmo.
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