Da ciclista a massaggiatrice, da massaggiatrice a cuoca. Per ciclisti, naturalmente. Nel volgere di pochi mesi la vita di Maria Vittoria Sperotto ha preso una piega impensabile. Deposta la bici a seguito di una grave caduta, il mondo in cui è cresciuta le ha dato una nuova opportunità, pigiandole in testa un cappello da chef. Un nuovo talento è venuto alla luce e oggi la Sperotto delizia i palati dei professionisti della Cofidis, attualmente impegnati alla Vuelta Espana.
Le squadre più strutturate non si affidano alle cucine degli hotel, preferiscono avere cuochi a propria disposizione che preparino menù specifici sotto la supervisione dei nutrizionisti, utilizzando solo ingredienti selezionati. E’ il nuovo lavoro di Maria Vittoria Sperotto, in gruppo fra le élite fino all’autunno scorso, quando ha deciso di dare un taglio a una carriera prodiga di soddisfazioni. Viaggia al seguito del team da una sede di tappa all’altra al volante di un food truck, un camioncino allestito appositamente per il trasporto e la preparazione dei cibi, come quelli che si vedono ai mercati.
Da ciclista a cuoca, come è avvenuta questa metamorfosi?
“Appena ho smesso con l’agonismo ho frequentato un corso di massaggio sportivo, ho sempre desiderato saperlo fare – racconta la venticinquenne di Schio -. Quando ho ricevuto l’attestato ho fatto un post su Facebook e il team femminile Ceratizit mi ha proposto di unirmi al suo staff. E’ stato lì che è emersa la mia passione per la cucina. Ho iniziato a preparare da mangiare per le atlete e al Tour de France femminile di quest’anno mi hanno chiamato solo per questa mansione”.
Come è avvenuto il passaggio alla Cofidis?
“Tramite la ciclista Martina Alzini, una mia amica che corre per la formazione femminile del team francese. Il management della squadra maschile mi ha chiesto se ero disposta a cucinare per loro alla Vuelta, non ci ho pensato sopra ed eccomi qui”.
Da dove nasce questo suo pallino per i fornelli?
“Ho iniziato a casa, soprattutto con mia zia, guardando e imparando. Negli ultimi anni mi sono specializzata sempre di più”.
Decide lei le portate?
“C’è un menu stabilito, io l’ho proposto in accordo con il nutrizionista della squadra, che mi dice ad esempio quale dev’essere l’apporto proteico. Qui alla Vuelta preparo colazione, pranzo e cena per otto corridori. Inizio la mattina con le omelette, i pasti principali sono sempre preceduti da due antipasti, e seguiti dal dolce".
I suoi piatti di maggior successo?
“Direi i risotti, allo zafferano o con piselli e nocciole. Con questi vado sul sicuro”.
Come si svolge la sua giornata?
“Inizio alle 7 e finisco dopo il pranzo, poi riprendo alle 16 fino alle 21,30. In tutto ho un paio di ore libere. Nel food truck ho frigoriferi, forni e tutto ciò che mi serve. Gli ingredienti me li procuro facendo la spesa nelle varie località che attraversiamo. Mangio assieme ai corridori solo a cena. Di mattina presto o dopo la colazione scappo mezz’oretta a fare una corsetta a piedi, più che altro per liberare la mente”.
Una grande corsa a tappe ha trasferte interminabili…
“Basti dire che questa Vuelta è partita in Olanda e che il viaggio per arrivare alla prima tappa spagnola è stato di 1.500 chilometri. Per fortuna ho un collaboratore che mi dà il cambio a guidare”.
Ma della Vuelta riesce a vedere qualcosa?
“Zero. Passo da un hotel all’altro, ho troppo da fare”.
E’ pronta a farlo diventare un lavoro stabile?
“Lo spero. E’ presto per dire se questo sarà il mio lavoro, di sicuro questo è il mio mondo”.
da Il Giornale di Vicenza