Prima di lasciarci a 93 anni, Paolino Cocchi una soddisfazione è riuscito a togliersela: celebrare nello scorso aprile il centenario del Pedale Bolognese, società ciclistica rimasta sempre fedele al proprio statuto e alla filosofia più 'sana' di vivere la bici, vale a dire pedalare per divertirsi. Cocchi non era semplicemente uno del Pedale, sotto certi aspetti era il Pedale: per mezzo secolo ne era stato presidente, prima operativo, negli ultimi anni onorario, contribuendo a mantenerne lo spirito, del quale è stato tra i migliori custodi.
Figura storica già prima di passare alla storia, si era avvicinato al ciclismo in modo quasi leggendario. Nel 1947, diciottenne, venne a Bologna da Faenza, dove abitava, per trascorrere il ferragosto con i parenti e apprese che all'Arcoveggio si sarebbe corsa una gara in circuito: si fece prestare una bici, si iscrisse e la vinse, sbucando con un guizzo nel finale. Fu la prima e unica vittoria di una carriera che il suo lato migliore l'avrebbe trovato nelle gite sociali col Pedale, che ora lo piange e lo celebra come un secondo padre, al pari del suo più illustre predecessore, il fondatore Giulio Gotti, che al sodalizio a sua volta dedicò la vita. Cocchi lascia la moglie Gianna e il figlio Massimo.
da Il Resto del Carlino
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