L’ultima volta di Annemiek Van Vleuten al Giro Donne era stata due anni fa, su una strada chiusa di Maddaloni avevamo assistito al suo drammatico ritiro. La fuoriclasse olandese, lanciatissima alla conquista del terzo titolo consecutivo, aveva visto spezzarsi il suo sogno alla terz'ultima tappa. Eravamo proprio nella cittadina campana quando ci era venuta incontro con il polso dolorante dicendoci che era finita e che avrebbe lasciato la corsa, è un’immagine difficile da dimenticare, che ci ha spezzato un po’ il cuore. Da quel giorno molte cose sono cambiate, a partire dallo stesso Giro completamente rinnovato, entrato ed uscito dal WorldTour con tanto di cambio della direzione e un salto di qualità senza precedenti.
L’anno scorso Annemiek aveva rinunciato alla partecipazione: totalmente focalizzata sulla preparazione olimpica, aveva visto il giro da casa con qualche rimpianto ma con la promessa che presto sarebbe tornata. Quest'anno alla partenza in Sardegna era la favorita, conti alla mano praticamente imbattibile in salita, ma un vero e proprio punto debole: Marta Cavalli. La giovanissima atleta della FDJ Nouvelle Aquitaine durante la primavera l’aveva messa a dura prova, prima l’Amstel Gold Race, poi la Freccia, un autentico incubo che ha rischiato di palesarsi anche nei dieci giorni di corsa rosa. Tra le due ci sono stima e rispetto, ogni mattina si salutavano stringendosi la mano, ma quando la gara inizia ecco apparire lo spirito competitivo.
Di solito quando i pronostici della vigilia vengono pienamente rispettati una corsa rischia di diventare noiosa, già chiusa e invece il Giro ha letteralmente infiammato il pubblico giorno dopo giorno rilanciando la sfida, ha emozionato in un modo pazzesco come non succedeva da alcuni anni. Annemiek Van Vleuten fa tripletta, il terzo Giro Donne dopo quelli del 2018 e del 2019, per lei che ha vinto praticamente tutto dovrebbe essere un’abitudine e invece non è mai abbastanza.
«Il Giro è la mia corsa preferita, amo l’Italia e amo la gente sulle strade, l’anno scorso è stato difficile rinunciarvi, ma è stata una scelta che ho dovuto fare per prepararmi alle Olimpiadi. Nonostante lo abbia già vinto altre due volte, ogni Giro è speciale, spesso molte ragazze se lo dimenticano ma affrontiamo una corsa che ha fatto la storia del ciclismo, anche per quanto riguarda il ciclismo femminile. Nel 2018 c’è stata l’emozione della prima volta, nel 2019 della conferma, e questo è il Giro del ritorno, è la prima maglia rosa della Movistar e sono contenta di averla regalata proprio io. La mia squadra è stata fantastica, dai meccanici ai diesse, ma soprattutto le ragazze che mi sono state vicino in questi giorni e sul podio hanno festeggiato con me» racconta Annemiek Van Vleuten che proprio sul podio è incontrollabile, le brillano gli occhi e sul volto è dipinto un sorriso immenso, finalmente la tensione che le avevamo visto nei primi giorni se ne è completamente andata.
Il Giro si è praticamente deciso a Cesena, la prima tappa di ritorno sul continente. Doveva essere una frazione intermedia e invece si è trasformata in un autentico spettacolo che ha fatto del Giro una questione a tre. «Sinceramente credevo che la tappa di Cesena sarebbe stata semplicemente una giornata di passaggio prima delle grandi sfide, sulla carta sarebbe potuta tranquillamente arrivare una fuga. Quando però ho sentito che le gambe stavano bene ho voluto provare a testare le mie avversarie, non mi sarei mai aspettata di fare così tanta selezione. A me non piace aspettare, non volevo assolutamente attendere le montagne per sferrare un attacco, lì c’è stata l’occasione e così ho provato, mai avrei immaginato che saremmo rimaste solo in tre» spiega la dominatrice del Giro che ha avuto terreno per poi attaccare ancora.
Ad Aldeno Van Vleuten ha attaccato prendendosi la tappa e incrementando il suo vantaggio, non l’ha fermata nemmeno il brivido della caduta in discesa, anzi le è servito da incentivo per spingere ancora e ancora, perché come ama ripetere lei in continuazione «la miglior difesa è l’attacco e andando in bici non bisogna mei avere paura». Come avversarie dirette si è trovata due incredibili atlete: se Mavi Garcia, poi giunta al terzo posto, presto ha dovuto rinunciare, ecco che Marta Cavalli ha tentato fino alla fine di spodestare la regina. La portacolori del team FDJ Nouvelle Aquitaine ci ha messo anima e cuore portando poi a casa uno storico secondo posto che forse già dall’anno scorso potrebbe già trasformarsi in qualcosa di ancora più importante.
Giro finito e maglia rosa conquistata, Annemiek Van Vleuten è già pronta a focalizzarsi sulla prossima sfida. «Voglio tentare la doppietta Giro-Tour» aveva detto alla fine della stagione scorsa, senza peli sulla lingua, ma lanciando una sfida all’intero gruppo. Ora che la corsa rosa è stata conquistata avrà circa due settimane di tempo per preparare la Grande Boucle. Lo schema adottato sarà sempre lo stesso, andrà a Livigno, in altura, per rilassarsi ed allenarsi e poi volerà direttamente a Parigi, come un calcolo matematico per farsi trovare pronta e sfruttare al 100% gli effetti dell’altitudine. «Saremo al via più o meno con le stesse atlete e lo stesso staff e anche in questo caso prepareremo tutto nel migliore dei modi. Ritengo che sia importante allenarsi bene, ma soprattutto trovare il proprio posto felice in cui effettuare la preparazione. Siamo atlete ma anche persone che hanno bisogno di ricaricarsi non solo mentalmente ma anche fisicamente, dopo aver raggiunto un grande risultato come il giro non è facile avere nuovo stimoli, c’è bisogno di staccare tutto e poi iniziare a lavorare sulle proprie ambizioni personali».
Al Giro Annemiek era la favorita e, dopo il risultato alla corsa rosa, lo è anche per il Tour. ritroverà molte atlete con cui ha gareggiato in Italia e altre ancora che hanno preferito puntare invece tutto sulla corsa a tappe francese. «Ma penso che ci sarà molta più pressione rispetto al Giro. Il Tour ritorna dopo molti anni con un’organizzazione poderosa, molte persone ritengono che sia più importante del Giro, secondo me fanno un grande errore. La corsa rosa ha una grande storia, si corre in un bellissimo paese, è una grande sfida, hanno la medesima importanza» dice Annemiek con il cuore in mano e ricordando il suo amore per l’Italia. Come ha detto più volte il rosa non è il suo colore preferito, ma quella maglia la ama alla follia. Gli appuntamenti fino alla fine della stagione sono tanti, ma già si fa strappare una promessa: l’anno prossimo tornerà per difendere la maglia rosa.
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