Disciplina, allenamento, sangue freddo e un briciolo di follia: Alessia Missiaggia ha iniziato così la sua avventura sulle due ruote trovandosi passando da una disciplina all’altra e ritrovandosi praticamente sul tetto del mondo quando di anni non ne aveva nemmeno diciassette. Sono passati ormai 6 anni dal giorno in cui dopo una gara praticamente perfetta si è vestita di un’iride prestigiosa che l’ha portata in cima alle classifiche di downhill, eppure ci ricordiamo tutti di quella ragazzina di Bolzano che emozionatissima riportava in Italia un titolo che mancava da ormai troppi anni. Sembra un’altra vita, un altro mondo troppo complesso da capire, eppure Alessia lo racchiude tutto quanto ed è pronta ad aprire le porte della sua storia a chiunque si voglia imbarcare nell’avventura.
Alessia ha vissuto l’adolescenza tutta d’un fiato, tra Italia e Canada, dove ha studiato per il quarto anno delle superiori, viaggiando per il mondo tra gare e mille avventure. Sempre in sella alla sua bici e con il casco a coprirle il volto si lanciava in discese spettacolari emozionando un pubblico che veniva tutto per lei. Ha iniziato su strada, poi quando era nella categoria esordiente la disciplina del downhill è entrata nella sua vita e da quel momento, per molti anni, non è stata più in grado si separarsene. La giovane di Bolzano ne parla come fosse un tempo lontano, una parte importante della sua vita che però sembra ormai passata. «Con il lockdown le piste erano chiuse, non potevo praticamente più allenarmi. Purtroppo il donwhill in Italia non è seguito come lo è la strada, ci sono molte meno squadre, meno sponsor, meno tifosi e così sono tornata su strada» ci racconta Alessia che ha ritrovato la bici da strada dopo tanti anni, è stato come ritornare da dove aveva iniziato, come un cerchio che improvvisamente si chiude. Ora è al Giro alla sua prima esperienza a livello internazionale, con l’emozione in gola e la sensazione di vivere un sogno.
Continuiamo a chiacchierare e aneddoto dopo aneddoto Alessia ritorna sulle gare di donwhill, a quel tempo lontano che quasi non sembra più appartenerle. «Non so cosa mi sia successo, tutto d’un tratto non sono più riuscita a buttarmi, mi sentivo qualcosa dentro che mi bloccava. Ho iniziato a fermarmi su certi salti, poi non riuscivo nemmeno più a prendere in mano la bici, non volevo più rischiare. Per fare gare di quel livello dovevi essere pronta a tutto, ora non ne sarei in grado» Alessia ci parla con il cuore in mano ricordando quel periodo speciale, ma a cui non sente più di appartenere, ha scritto la sua piccola storia, ma poi ad un certo punto una virata improvvisa le ha fatto capire non era più disposta ad andare oltre, era il tempo di trovare una nuova avventura o forse ritornare a dove tutto era iniziato. Da due anni il Team Mendelspeck l’ha accolta portandola in gare sempre di più alto livello, ma è stato il Giro d’Italia la realizzazione del suo grande sogno.
A supportarla in questa avventura praticamente nuova ha tutta la famiglia. In seno alla squadra c’è papà Roberto che si occupa del rifornimento e di dare una mano a tutto il team Mendelspeck, mentre mamma Irene la segue in furgone. Ogni mattina si trovano prima del traguardo, si scambiano dei consigli e un abbraccio speciale che racchiude un amore gigantesco. Alessia pedala, si diverte e si emoziona, ogni giorno è una scoperta di cosa potrebbe fare e di cosa potrebbe diventare. Nelle prime tappe in Sardegna è stata una delle grandi protagoniste, in fuga alla terza tappa sulle strade che conosce come se fossero quelle di casa. «Quel giorno avevo un motivo in più per attaccare perché sono zone che frequento da una vita. Mi ricordo quando sono arrivata per la prima volta in quei luoghi, avevo 6 anni e portavo sempre la bici, avevo tanti amici del luogo e mi allenavo con loro» ci racconta Alessia che in quelle strade ci è praticamente cresciuta coltivando l’amore per la bicicletta. A Siniscola, uno dei paesi per cui è transitato il Giro c’è un circuito chiuso dove Alessia ha mosso le sue prime pedalate per poi andare su strada. Andare in fuga in quei luoghi è stato come un salto nel passato, un flashback improvviso a quando ancora la storia non era ancora iniziata.
Già da oggi il Giro arriva verso casa, si pedalerà in Yrentino su delle salite che potrebbero stravolgere completamente la corsa rosa. Alessia chiama a raccolta amici e parenti e intanto ci rivela che appena finito il Giro correrà a casa per terminare la tesi. Quando non va in bici infatti la giovane bolzanina studia legge a Milano, ha già finito gli esami ed è pronta a concludere il suo percorso di studi con un progetto sul rapporto tra Austria ed Islam in ordine alla prevenzione del terrorismo islamico. «Ho appena consegnato il quarto capitolo e proprio ieri il mio relatore mi ha chiesto se possiamo vederci, ma ho dovuto declinare. Sai com’è, sono in Giro...».
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