Per la sfida tricolore ha anche versato lacrime e gridato di rabbia: ci ha sempre tenuto alla maglia tricolore Vincenzo Nibali e anche adesso, che è lanciato verso la parte conclusiva di una carriera che merita di essere raccontata. Lo aspetta il Tricolore 2022 — 237 chilometri da Castellaneta Marina ad Alberobello — che torna al Sud dopo 11 anni: Giovanni Visconti nel 2011 vinse ad Acicatena, Catania. Lo Squalo — campione d’Italia da pro’ nel 2014 a Fondo, anteprima del Tour che avrebbe dominato, e nel 2015 a Superga — ha risposto presente. «Non credo con particolari velleità. La condizione è una incognita. Dopo il Giro, ho fatto un periodo di scarico a casa. Ho ripreso ad allenarmi da una decina di giorni e in pratica qui inizio la seconda parte della mia stagione. Dopo andrò in altura, ma non so ancora bene che gare farò prima della Vuelta».
Comunque ha voluto essere al via... «Certo. Il Tricolore va onorato sempre e non capisco chi lo snobba - racconta oggi a Ciro Scognamiglio sulla Gazzetta dello Sport -. Comprendo poco chi non c’è. Certo, con il Covid bisogna stare attenti, ma il fatto che siamo a pochi giorni dal Tour... beh, per me prima del Tour il campionato italiano è sempre stato un passaggio fisso. E mi presentavo agguerrito, per vincere! Qualche anno fa, inoltre, si diceva che se non facevi il Tricolore non andavi poi in azzurro. Ma forse era una raccomandazione più che una norma».
Niente Tour, che però Nibali seguirà a suo modo, con amici e ospiti di eccezione. «Sì tratta della... Squalo Tv, su Twitch. Ci saranno Lello Ferrara (il vincitore del Giro dilettanti 2000 e ora ‘volto’ dei social, ndr) e Pozzovivo, e contiamo per cominciare ogni lunedì durante il Tour, la sera dalle 21, di avere ospiti di primissimo piano. Un po’ sulla falsariga, diciamo, di quello che fa Bobo Vieri nel calcio».
Poi l'ultima domanda, sugli ultimi mesi agonistici: da quando ha annunciato il ritiro a fine stagione, in quanti le hanno chiesto di ripensarci? «In effetti, non pochi. Soprattutto i tifosi quando mi riconoscono mentre mi alleno. Non è più un mistero che avevo parlato al Giro d’Italia con Ivan Basso, già a margine della tappa di Napoli. Lui mi immaginava con la maglia della Eolo-Kometa per i primi mesi del 2023, magari fino alla Milano-Sanremo o al Giro di Sicilia. Gli avevo risposto di no, a caldo. Il saluto che ho fatto al Giro d’Italia, con il finale all’Arena, è stato molto bello. Come sapete è molto probabile che farò delle gare con le ruote grasse, in mountain bike, perché chiudere completamente non è bello. E vorrei riparlare con Mauro Vegni, direttore del Giro, e Urbano Cairo (il presidente di Rcs Mediagroup aveva lanciato l’idea di un ruolo per Nibali da ambasciatore del Giro, ndr). Allo stesso tempo, dico che quello di Basso è un progetto importante, interessante». Interessante...