Il Giro d'Italia fa tappa a Treviso e propone l'ultima occasione per i velocisti e sfogliando tra le pagine degli almanacchi salta all'occhio come tra i grandi sprinter a cavallo degli anni 90 e 2000 meriti un posto di riguardo Ivan Quaranta. Quarantasette anni, cremasco, oggi tecnico azzurro e collaboratore di Marco Villa nel crescere i pistard della velocità e del keirin, è stato un velocista puro di grande classe. Professionista dal 1996 al 2008, si è tolto la soddisfazione di vincere ben 39 vittorie su strada, delle quali sei al Giro d'Italia nel triennio 1999-2001. Ma fra queste senza ombra di dubbio quella che non dimenticherà mai è la prima in assoluto: vincendo nel 1999 la prima tappa da Agrigento a Modica, superando allo sprint l'olandese Jeroen Blijlevens e Mario Cipollini ebbe il privilegio di indossare anche la maglia rosa.
«Ho ancora i brividi - dice l'ex velocista - quando ripenso a quel momento. Realizzai il sogno di tanti - vincere una tappa al Giro e indossare la maglia rosa - che si avvera per pochi. Assaporai il successo di più il giorno dopo, quando guardando le vetrine rosa vidi esposte le foto di Modica ed in quelle foto c'ero proprio io. Tutto ad un tratto ti senti ripagato di tanti sacrifici, delle rinunce, di tutto. Battere allo sprint Mario Cipollini, il più grande velocista di tutti i tempi, era il sogno di tutti ed io ci sono riuscito per sei volte al Giro d'Italia: due nel ’99, due nel 2000 e due nel 2001. Non potrei mai dimenticare quel mio anno magico. Replicai il successo di Modica nell'11.a tappa a Cesenatico superando per la seconda volta Mario Cipollini. Al termine della tappa Marco Pantani mi regalò la sua bandana per il coraggio dimostrato. Un regalo spontaneo e genuino nel giorno in cui si arrivava nella sua terra di origine».
LE DELUSIONI DEL 2003. Una carriera con tanti alti e bassi, gioie e qualche delusione. «Il mio periodo peggiore è stato quando alla Saeco nel 2003 fui escluso dal Giro e dal Tour. La squadra puntava a vincere la classifica generale con Gilberto Simoni e lo scalatore trentino sceglieva i gregari che potevano dargli una mano nelle tappe dolomitiche. Ci rimasi male anche se capivo la scelta di Simoni. Io non avrei potuto lavorare per lui dal momento che soffrivo la salita e Gibo centrò l'obiettivo aggiudicandosi il Giro e vincendo per la prima volta al Tour nella tappa pirenaica che arrivava a Loudenvielle. Forse quelle mancate partecipazioni sono state il più grande rammarico di una carriera che mi ha dato molto sia su strada che su pista. Nei velodromi da juniores ho vinto nella velocità anche il titolo mondiale, mentre da professionista mi sono aggiudicato diverse Sei Giorni in coppia con Marco Villa ed anche un titolo italiano nella velocità a squadra con Marco Brossa e Roberto Chiappa».
L'ULTIMO BIENNIO CON IVANO FANINI. Dopo qualche vicissitudine negativa, la rinascita con Fanini. «Se non fosse stato per lui - prosegue l'ex velocista - avrei attaccato la bicicletta al chiodo due anni prima. Ivano credeva molto in me, mi stimolava e supportava in tutto quello che avevo bisogno. Entrava positivamente anche nella vita privata di noi ciclisti. Mi rassicurava nei momenti tristi ed i suoi consigli mi erano utili anche in famiglia. Sentivo di aver bisogno delle sue esortazioni. Mi aiutò a non arrendermi: la sua insistenza fu una scossa che mi fece ritrovare il successo nella Settimana Lombarda nel 2007 vincendo la terza tappa da Brignano a Gera d'Adda. Avevo 33 anni e superai in volata Danilo Napolitano e Mattia Gavazzi. In quel biennio intensificai anche gli impegni con la pista vincendo il titolo italiano nella velocità a squadre. Con Fanini ritrovai quello smalto che avevo perduto e lui con me voleva ritrovare quel velocista che aveva caratterizzato le sue partecipazioni al Giro. Lui è l'unico dirigente delle mie ex squadre con cui ho mantenuto contatti telefonici nel tempo. Puntualmente mi chiama prima delle feste natalizie per i classici auguri e tutt'ora è prodigo di consigli per la mia carriera che prosegue nel trasmettere le mie esperienze ai giovani. A metà dello scorso anno, quando ebbi l'onore di essere chiamato dalla Federazione per collaborare con il c.t. della pista Marco Villa, puntuale mi arrivò la sua telefonata. Fanini è uno che vuole veramente bene al ciclismo: averne di persone genuine così...».
ORA TOCCA A SAMUEL. Un altro Quaranta è attualmente in gruppo: si tratta del figlio Samuel, 20 anni, vincitore ad inizio stagione del Trofeo Arcadia Calcestruzzi a Cantagrillo, corre per la Colpack- Ballan. Quanto le assomiglia ciclisticamente suo figlio?
«Io avevo forse uno spunto più veloce di lui ma Samuel va sicuramente più forte di me in salita. Nel ciclismo di oggi è più importante avere le sue caratteristiche anzichè quelle che avevo io ai miei tempi. Il ciclismo oggi è cambiato e sono cambiati soprattutto i percorsi. Gli sprint affollati sono merce sempre più rara ed oggi un velocista per fare la volata deve saper reggere anche in salita».
da La Gazzetta di Lucca a firma di Valter Nieri
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