Seconda guerra mondiale. Pavia. Il Ponte Vecchio. E il quinto bombardamento aereo. Lui aveva 17 anni e in quel momento si trovava proprio vicino al Ponte Vecchio. “Quando abbiamo sentito gli aerei, io sono saltato in bicicletta e ho pedalato all’impazzata verso non so dove. Ho sentito il fischio delle bombe e poi una ventata di aria calda che mi ha spinto avanti per Corso Garibaldi in maniera incontrollabile”. Venerdì scorso, era il 10 febbraio, non c’è stata una bicicletta su cui saltare e salvarsi.
E’ morto Mino Milani. Nato a Pavia, morto a Pavia, aveva appena compiuto 94 anni. Era scrittore, fumettista, storico, giornalista. Non c’è biblioteca senza un suo libro. Ne avrà scritti più di 200. Suo Tommy River, cowboy. Suo Melchiorre Ferrari, commissario. Ha riletto e riscritto Ivanhoe e Robin Hood, Tristano e Isotta, Orfeo e Euridice, Ulisse e Argo. Ha raccontato garibaldini e cavalieri, battaglie e strade. Ha collaborato con Hugo Pratt e Milo Manara, con il “Corriere dei Piccoli” e “La Domenica del Corriere”. Ha diretto “La provincia pavese”. Ha ricevuto premi letterari e cittadinanze onorarie. Il suo archivio è stato accolto nell’Università di Pavia. Più di così.
Amava le biciclette, Mino Milani, anche perché Pavia è una città a misura di pedivelle e pedali. Ma amava ancora di più il rugby. Aveva giocato addirittura pilone, lui che con il passare del tempo si era asciugato, quasi rimpicciolito, e la prima linea sembrava una zona inabitabile per uno così leggero. Amava raccontare, sorridendo, di quella mattina, d’inverno, con il freddo, al Giuriati, quello vecchio, ché c’era solo quello, il campo, una distesa di fango, con qualche chiazza di neve. In maglia nera, il fascismo era finito da poco, qualcosa ne era ancora rimasto. Contro l’Amatori Milano, che non era più quello degli anni d’oro, ma era pur sempre una potenza. Finì 60-3, per l’Amatori, il Cus Pavia era soltanto uno sparring-partner da allenamento. Ma lui ne fu felice, più che per il risultato, per la sopravvivenza. E per la mano nei capelli che affettuosamente gli passò, alla fine della partita, uno dei giganti dell’Amatori. Proprio quello che, durante il match, gli era volato addosso, placcandolo, soffocandolo, seppellendolo, l’unica volta in cui aveva avuto il pallone fra le mani ed era istintivamente corso verso la meta dei milanesi.
E siccome i veri amori non si dimenticano mai, Mino Milani era il presidente emerito del Milòld Rugby Club Pavia, una squadra di stagionati, datati e disincantati appassionati del pallone ovale e dei suoi magici riti e valori. E al libro della squadra, “Un gruppo di gentlemen con i pantaloni corti e i calzettoni a strisce”, aveva regalato l’introduzione. Perché lui, sulla tastiera, pedalava con passione, con amore, con onestà. Fino all’ultimo giorno. Quando non c’è stata una bicicletta che riuscisse a portarlo in salvo.
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