Scherzo del destino o semplice coincidenza? Dopo cinque mesi di assenza dalle corse, Giulio Ciccone riparte da dove si era fermato: la Spagna. Il 31 agosto 2021, alla Vuelta a España, l’abruzzese è stato coinvolto in un brutto incidente in discesa che lo ha costretto all'abbandono con un ginocchio ferito e un orgoglio altrettanto malconcio,
Mercoledì alla Volta a la Comunitat Valenciana, Giulio riparte da zero con una nuova stagione e nuove ambizioni. In questi mesi Giulio non ha mai nascosto che il 2022 ha un valore diverso, rispetto ai precedenti. Le ultime due stagioni non sono andate come avrebbe voluto, anche per una buona dose di sfortuna, e questo è stato oggetto per lui di una lunga riflessione durante la pausa invernale.
«Questa stagione porta aspettative diverse - afferma Giulio -. Sento il dovere e la necessità di ottenere risultati, per me e per la squadra che ha sempre creduto in me. In passato, i miei esordi sono stati accompagnati da domande sul mio potenziale, il mio talento, su quanto posso crescere, su cosa posso ottenere. Oggi non voglio più discuterne: ho un anno importante davanti a me e voglio gareggiare con la massima continuità. Questo è il mio unico pensiero. Mi aspetta un grande calendario, con il’accoppiata Giro e Tour che mi emoziona tanto. Tutta la mia energia, sia fisica che mentale, è rivolta esclusivamente alle corse».
UN PASSO INDIETRO. «L’analisi post-2021 è stata molto utile per maturare questa consapevolezza. Ho parlato molto con il mio allenatore Josu Larrazabal e con Luca Guercilena. Abbiamo analizzato la stagione sotto ogni punto di vista: quello che è mancato, la sfortuna che mi ha accompagnato ma anchequanto d buono ho raccolto. È stato il modo migliore per mettere un punto definitivo alla stagione e partire con motivazioni ancora più forti».
LO STOP. Gli ultimi cinque mesi lontano dalle corse hanno riportato la mente di Giulio al 2016, quando al suo primo anno da professionista ha avuto un'esperienza simile. A causa di un'aritmia cardiaca, risolta con successo con un intervento chirurgico, allora ha dovuto fermarsi per sette mesi. «Ho trascorso parecchie settimane senza bicicletta, qualcosa di strano per i miei standard. I primi due mesi dopo l'infortunio sono stati dedicati alla guarigione, dovevo assicurarmi di poter tornare in sella senza dolore. Poi a novembre ho iniziato il vero avvicinamento al 2022, anche se gradualmente. La preparazione invernale è stata un po' diversa rispetto al passato: l'allenamento è stato intenso, ma un po' più rilassato. Ho fatto più lavoro di resistenza, per aumentare la capacità aerobica. Insieme a Josu abbiamo deciso di rimandare il lavoro di qualità puntando ad una crescita graduale, perché quello che mi aspetta è un calendario molto impegnativo. Il Giro e il Tour sono gli eventi principali della mia stagione e voglio arrivarci nelle migliori condizioni. Ma il calendario che mi porterà lì non sarà di certo una passeggiata».
PROGRAMMA. «Ci sono gare che mi intrigano molto, come la Flèche Wallonne e la Liège-Bastogne-Liège, nelle quali potrò misurarmi con i vertici mondiali, così come accadrà alla Tirreno-Adriatico e alla Volta Catalunya. Anche l’inizio sarà mpegnativo con Volta a la Comunitat Valenciana, il Tour de la Provence e il Trofeo Laigueglia. In questo camoni di avvicinamento al Giro e al Tour, sono sicuro che ci saranno giorni in cui avrò le mie migliori sensazioni. Saranno i momenti da sfruttare al meglio per lasciare il segno».
GIRO & TOUR. «Ho ricordi belli e dolci legati a queste due corse, ma nella mia testa ora c'è solo la prossima sfida. Nella mia testa, il Giro è l'evento che viene prima e i miei sforzi ora sono concentrati su quello. Ci sono energie mentali che devono essere preservate: se iniziassi a pensare già ad entrambe le gare, non riuscirei a lavorare con la giusta serenità. Dopo il Giro traccerò una linea e mi concentrerò sul Tour. Non è una questione di preferenze o priorità, ma solo di pianificare per poter affrontare entrambe le corse al meglio».
ESORDIO. Prima di tutto, però, c'è l’esordio stagionale, il settimo da professionista per Cicco e il quarto con la Trek Segafredo. «Non nego di provare un pizzico di trepidazione nel tornare nel gruppo. La corsa porta sempre con sé un livello di stress crescente, soprattutto se si sta fermi più a lungo del necessario. È una routine, ma non bisogna mai dare nulla per scontato. La voglia di correre, però, supera ogni preoccupazione: non vedo l'ora di essere al via».