Dura la vita, Pulcinella. Se ne starebbe così volentieri a dormire e poltrire, e invece, incalzato dalla moglie, inseguito dai carabinieri, minacciato dalla realtà, si rifugia nei sogni. E se tutti quei guai fossero stati solo un incubo? Perché poi, anche se confinato sul tetto di casa, Pulcinella si risveglia e, riaccolto, rientra in casa e ricomincia a dormire nel suo letto.
Il 26 gennaio di 15 anni fa morì Emanuele Luzzati. Aveva 85 anni. Era scenografo, disegnatore, illustratore, animatore. Era tutto quello che poteva essere immaginato e rappresentato con una matita e un’idea. Per il teatro e per il cinema, per i libri e per la pittura, per l’opera e la litografia. Con la sua fantasia riempiva ceramiche, tappeti e perfino navi. Aveva il dono della leggerezza. Il suo Pulcinella danzava nel tempo e nello spazio, sulle onde e dentro un vulcano. Pulcinella che ballava, Pulcinella che remava, Pulcinella che correva, Pulcinella che pedalava.
Luzzati era di Genova e Genova gli ha consegnato uno spazio – Casa Luzzati – nel suo Palazzo Ducale per il centenario della nascita (3 giugno 1921): centro di riferimento e produzione, esibizione e memoria, didattica e incontro (giovedì e venerdì ore 15–19, sabato e domenica ore 10–19, ingresso libero, green pass obbligatorio, per informazioni info@casaluzzati.it). Teatrini e disegni, abiti e cartoni animati, fra cui Pulcinella: realizzato con Giulio Gianini, gli valse il Nastro d’argento nel 1973 e una candidatura all’Oscar nel 1974.
Luzzati immaginò Pulcinella anche in bicicletta. Sorridente, ispirato, libero. “Libertà – sosteneva con un paradosso – è avere un limite”. Il suo Pulcinella, a pedali, volava anche con le ruote a terra.
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