C’è un treno della metropolitana, a Milano, immobile e invisibile. Non trasporta impiegati e studenti, turisti e lavoratori. Ma custodisce la storia della città. Quella vissuta, da novant’anni, su tram, autobus e treni. E’ l’archivio storico dell’Atm, Azienda trasporti milanesi. Che per celebrare l’anniversario ha organizzato una mostra fotografica e aperto il suo treno immobile e invisibile, il suo patrimonio digitale, la sua memoria stradale: www.archiviostorico.atm.it, pronti, via.
Centomila immagini, di cui tremila online, tra negativi, stampe e diapositive, dalla fine dell’Ottocento ai primi anni del Duemila. La storia di Milano narrata su piazze e viali, anche nel sottosuolo, tra capolinea e fermate, ingorghi e scioperi, festivi e feriali, nel corso del tempo. Molto bianco e nero, un po’ di colore. Agenzie come Publifoto e Farabola, studi come Mirto Facco e tanti fotocronisti anonimi. Quattro percorsi: i mezzi, le vedute, le sedi, le persone. E la possibilità di semplificare eventuali ricerche.
Nel traffico si muovono, da sempre, anche le biciclette. Se nella giungla urbana pullman e tram sono cavalli e zebre, le bici sono farfalle e libellule. Si incuneano, si insinuano, si inseriscono. Fragili e deboli, smilze e scheletriche, ma sempre più vive e valorose, a volte troppo coraggiose, a volte anche troppo oltraggiate. A Milano le biciclette hanno conquistato, lentamente, i loro spazi. E stanno ancora lottando per ottenere rispetto. Hanno vissuto periodi di gloria, come durante l’Austerity, fine 1973, il prezzo del petrolio alle stelle e le “spicciole” riemerse da cantine e soffitte, riesumate da cavedi e cortili, tornate a ruminare chilometri cittadini e periferici, con i loro motori umani, gratuiti e sostenibili. Fino a oggi, una presenza massiccia e costante, variegata e colorata, sociale e anche politica, perfino di moda, troppo tardi per disegnare una città a misura di bici, mai troppo tardi per adattarla e adeguarla alle due ruote e liberarla dalle quattro.
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