Una sorpresa gradita, piacevole, familiare, che Fabio Sabatini, 16 anni nei professionisti e 29 di attività nel ciclismo non si aspettava dopo la sua decisione di scendere di bici. Tranquillo, con la sua splendida famiglia, la moglie Serena ed i due figli, Jacopo e Leonardo, ha fatto ingresso al ristorante “Da Remo” a Uggia di Cintolese trovando ad attenderlo tantissimi amici, ma anche compagni di viaggio in corsa come il neo campione del mondo su pista Elia Viviani (compagno di squadra inseparabile nella Quick Step e nelle ultime due stagioni con la Cofidis) con lui la sua bravissima compagna e campionessa di ciclismo Elena Cecchini ed il fratello Attilio, e Alberto Bettiol, compagno di tanti allenamenti sulle strade toscane.
Una serata organizzata dalla famiglia Sabatini, con il babbo Loretto, la moglie Maria Pia, il fratello Nico, ed il gruppo di amici capitanato da Paolo Giorgi e Daniele Gentilcore. Una settantina di persone in una sala addobbata con le maglie a ricordare la sua carriera ciclistica, la prima nel 1992 del Circolo Ricreativo Cintolese Bufalcioffi (indossata come giovanissimo, esordiente e allievo), quindi la Cargo Embassy-Ped.Largiano a livello juniores e under 23, infine i gruppi professionisti Milram, Liquigas, Cannondale, Quick Step e Cofidis.
E quanti amici presenti, Cioffi, Lepori, Stefanelli, Sarti, Gabbrielli, Nieri, gli storici direttori sportivi Carlo Viviani e Marcello Massini, il suo procuratore Massimiliano Mori, l’ing. Cappelli, gli ex corridori, il danese Bo Hamburger argento ai mondiali di San Sebastian nel 1997 e stabilitosi da anni in Valdinievole, Gabriele Balducci, Simone Antonini, Francesco Tomei, Francesco Ginanni, Mirko Selvaggi.
Ripercorsa la carriera di Fabio Sabatini, ricordati i suoi successi, i suoi tre titoli tricolori a livello giovanile assieme alle tante altre vittorie, le decine e decine di volate condotte avendo a fianco fior di campioni e velocisti come Petacchi, Sagan, Kittel, Cavendish, Viviani. Sabatini ha raccontato alcuni di quei momenti, come la sconfitta, questione di centimetri nella tappa del Giro di Spagna, lui che ha alzato tante volte le braccia al cielo non per vittorie personali, ma per esprimere la gioia per il successo del compagno di squadra al quale aveva condotto in maniera impeccabile lo sprint. Ha disputato 21 grandi corse a tappe (11 Giri d’Italia, 6 Tour e 4 Giri di Spagna), ventidue classiche monumento, orgoglioso di quello che ha fatto, con umiltà, impegno, sacrificio, disponibilità, e tutti gli hanno voluto bene e lo hanno stimato.
“Rifarei tutto quello che ho fatto, non ho rimpianti, ho deciso serenamente di dire basta quando mi sono accorto che non potevo offrire più l’apporto cui ero abituato. Resto nel ciclismo – ha detto Fabio tra gli applausi - a dicembre spero di diventare direttore sportivo, primo passo per tornare tra i professionisti, mi piace il turismo sportivo, intanto mi godo la famiglia ed i due figli”.
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