Non serve mandare un'armata di marines per sfidare la Roubaix, basta mandarne pochi ma buoni. Due, non di più. Moscon e Colbrelli, Colbrelli e Moscon. Prendili e buttali nell'inferno, falli rotolare nella melma e nel fango, strapazzali di cadute e di botte alle reni, martellali ai polsi, sfiniscili di freddo e di fatica, ma alla fine vedrai che succede.
Succede che all'improvviso l'Italia esce dal limbo dell'anonimato e del pessimismo, riscoprendosi forte e autoritaria anche là dove serve gente vigorosa, imperturbabile, indistruttibile. Via, via tutte le conclusioni amare degli ultimi tempi, le analisi socio-antropologiche sulle nostre nuove generazioni, incapaci di sopportazione e sofferenza. E che cosa dovevano dimostrare di più, Colbrelli e Moscon, Moscon e Colbrelli? Sono andati a dominare, senza paure e senza tremori, nella Roubaix più feroce degli ultimi anni, alla faccia degli italiani ormai imborghesiti e indolenti, accidiosi e smidollati. Alla faccia dei luoghi comuni e delle dicerie più strambe. L'Italia c'è ancora, anche là dove serve forza e resistenza, coraggio e tenacia.
Che poi alla fine vinca Colbrelli, se il mondo permette, è ancora più bello: questo signorino è pur sempre quello che nel curriculum personale segnala 75 secondi posti. Colbrelli dunque è paradigmatico di un'Italia che comunque esiste ancora, altro che l'Italia smidollata con in testa solo il golf e l'happy hour: è l'Italia che incassa 75 sberle e che ancora trova la voglia e l'energia per andare alla Roubaix, come se niente fosse, talmente convinta di sè da non farsi intimidire neppure quando arriva a giocarsi la volata nel leggendario velodromo, luogo e situazione che sembrano ideali per avere un cedimento della convinzione, per lasciare spazio a una viscida paura, per subire il complesso di inferiorità di quei 75 secondi posti. C'è in tanti il timore che succeda così, ancora una volta così, ma non in Colbrelli e nei Colbrelli come lui che tutti i giorni tengono in piedi l'Italia: ho perso per un pelo 75 volte, ma nessun destino ha deciso che debba perdere sempre io, ho già perso abbastanza, sai che ti dico caro Van Der Poel, stavolta non mi va e non mi gira di perdere ancora, un'occasione del genere me la sono venuta a cercare e adesso per nessun motivo al mondo, tanto meno per una stupida cabala e una ridicola superstizione, permetterò che qualcuno mi metta ancora dietro, al secondo posto, nel luogo cupo del rimpianto.
Grande Colbrelli, magnifico Colbrelli. Una lezione di ciclismo, una lezione di sport, una lezione ancora più alta di vita vera. Mai mollare, mai mollare: lo diciamo tutti, lo dicono soprattutto quelli che mollano alla prima difficoltà, tu hai applicato lo schema con tanta pazienza e al posto del complesso di inferiorità, nel giorno più impegnativo, nella prova più ardua, hai tirato fuori il meglio di te. Quei 75 secondi posti che potevano trasformarti in una macchietta sono diventati la tua forza segreta. Non è da tutti, anzi è veramente di pochi. E adesso persino loro, quei tantissimi 75 secondi posti, cambiano improvvisamente luce, brillano già di un altro fulgore. Hai vinto la Roubaix, inutile che continui a chiedertelo e a richiedertelo: tutto vero, reale, confermato. L'impossibile è possibile, persino per l'Italia che non vince più le corse monumento, come ci raccontiamo ormai da un'epoca remota.
Il Creatore ha tratto dal fango la sua creatura migliore, che sarebbe dopo tutto l'uomo. Nel nostro piccolo, noi italiani tiriamo fuori dal fango della Roubaix uno stupendissimo uomo vero.
disegno di Jessica Forgetta